La scorsa edizione
di Mauro Giustozzi
Artemigrante 2024 torna alle origini, alle sue radici. La 25esima edizione del festival di artisti di strada che si apre domani e terminerà domenica brilla sicuramente per la presenza di ospiti importanti come Boosta dei Subsonica e Piero Massimo Macchini, ma è un festival che guarda soprattutto indietro a quando nacque questa intuizione tra pochi amici che il direttore artistico Marco Cecchetti ha fatto crescere così tanto da portare una media di 25mila persone ogni anno (con i picchi soprattutto nelle giornate di venerdì e sabato) a seguire le evoluzioni e gli spettacoli nel centro storico di Macerata.
Marco Cecchetti
«L’ultima edizione è sempre migliore delle altre – afferma Marco Cecchetti – così mi piace dire. Però questa è sicuramente quella che mi ha più emozionato nel prepararla: perché ci sono una serie di artisti, faccio il nome di Schizzo per tutti, che c’erano anche il primo anno di Artemigrante, persone che lavoravano in strada quando anche io facevo l’artista di strada. Tanti colleghi e compagni di 25 anni fa che si ritrovano ancora ad Artemigrante: c’è Luca Agnani che mi ha seguito in tanti anni di festival, direi che la programmazione di questa edizione è davvero storica con lo sguardo rivolto al passato e ne ripercorre le tappe più importanti. A livello artistico resta poi un festival bello, che propone artisti e spettacoli stupendi secondo me».
Artemigrante è cresciuta, ha superato la maturità e raggiunto il quarto di secolo. Ma Cecchetti l’avrebbe mai immaginato quando ha organizzato la prima edizione di raggiungere tali livelli? «Sicuramente no, a venti anni pensavo anzi che sarei morto dopo due-tre anni – dice ironicamente l’ideatore del festival – direi che ci ho messo tanto impegno e se siamo arrivati dove siamo oggi dico pure che ce lo siamo conquistato col lavoro duro fatto in tutti questi anni. Artemigrante ha avuto un’eccezionale continuità, non si è mai fermato neppure durante il periodo del covid. E’ diventato un punto di riferimento nazionale nel suo settore e questo mi rende orgoglioso: di festival simili in Italia se ne contano sul palmo di una mano e tra questi c’è Artemigrante».
«Un appuntamento – continua Cecchetti – che si è rafforzato col passare degli anni perché ci ho messo tanto di mio nell’organizzarlo: a livello economico il sostegno delle amministrazioni comunali c’è stato, tra alti e bassi. Abbiamo attraversato periodi in cui ha governato la sinistra, il centro e la destra ma davvero nessuno ha mai deciso di investire molte risorse sul festival che ha avuto la forza propria di diventare un evento di Macerata grazie alle proposte che siamo stati capaci di fare. Abbiamo un’identità artistica e culturale che è più forte di tutto. Ai maceratesi piace questa nostra formula, è anche l’ultima festa prima della riapertura delle scuole. Ho visto bambini che venti anni fa venivano portati coi passeggini dalle mamme e adesso che sono cresciuti collaborano all’organizzazione con me del festival».
Organizzare Artemigrante porta via tante energie fisiche e mentali anche perché numericamente il gruppo di amici che porta avanti il calendario degli eventi è ristretto. «Diciamo che siamo pochi ma buoni – continua Cecchetti – però appassionati e ci piace metterci ogni volta alla prova per fare meglio dell’anno precedente. E finora ci siamo riusciti sempre. Quando si arriva ad una cifra tonda come i 25 anni è tempo anche per fare bilanci e riflessioni sul futuro. Prima cosa dovremo capire se continuare a proporre questo festival all’interno di Macerata: conviene proseguire in centro storico o spostarsi verso altre location? La cosa certa è che Artemigrante continuerà: in quali forme ora non saprei dirlo. Le varianti sono molteplici. Finirà l’anno prossimo il riconoscimento del Mibact che dura da sette anni: si trattava di un buon paracadute economico che dava garanzie nell’organizzare questo evento. Bisognerà vedere come sostituire questo contributo importante per Artemigrante».
«La nostra intenzione – conclude – è di continuare ad organizzare il festival di strada, come lo vedremo. In 25 anni c’è stata una costante evoluzione, nel segno di una base culturale che ha rappresentato la mossa vincente. Artemigrante non si è mai trasformata in sagra o festa di paese o in un evento che diventa di moda: oggi il festival non è più quello che esordì 25 anni fa però è rimasto ancorato all’arte di strada da cui è partito. Quello che inizia domani sarà un festival molto più ‘stradaiolo’ di quelli del passato».
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