di Luca Capponi
«Il mio antenato italiano, Luigi Ghezzi partì dall’Italia, da qui, da Ascoli Piceno e non tornò mai più. Ma stasera io sono tornato a casa. Stasera io sono ascolano».
Così Russel Crowe, attore e cantante neozelandese, ha salutato la “sua” Ascoli prima dell’atteso concerto. Ed il “salotto buono” è esploso come una vera arena, alla vittoria del gladiatore, nella serata di giovedì 11 luglio.
Promessa mantenuta fin dai tempi di Sanremo, dove Crowe, davanti a tutta Italia, ha eletto Ascoli – di cui è ora cittadino onorario – a luogo di origine.
Che sia vero oppure no, ormai poco conta.
Gremita Piazza del Popolo che ha ricambiato l’entusiasmo dell’inaspettato concittadino, qui in veste di cantante.
Parte la musica e Russel l’ascolano regge la scena accompagnato dalla band The Gentleman Barbers, ormai davvero a casa dopo una giornata trascorsa tra le cento torri (leggi qui). Sfodera una voce da crooner ed un repertorio di primo livello in bilico tra blues e rock, svariando da Johnny Cash a Leonard Cohen fino ad arrivare alla “Only you” degli Yazoo. Poi racconta di quando ha visitato la Cappella Sistina in solitudine con tanto di saluto speciale coi fuochi d’artificio perché “Massimo, tu sei l’ottavo re di Roma”, chiaro riferimento al nome del protagonista del fil Oscar “Il Gladiatore”, da lui interpretato nel 2001.
Ma il colpo di grazia lo assesta con una commovente versione di “Romeo and Juliet” dei Dire Straits, prima di tornare a Johnny Cash e alla sua “Folsom Prison Blues”. Applausi, prima dell’atteso finale con “Sarà perché ti amo” dei Ricchi e Poveri”, dopo un’ora e quaranta di live, con la piazza che canta e balla.
FOTOGALLERY di Davide Quaresima
c'ero
Bravo Russel
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Ma lo sapete Russel ha origini recanatesi quindi oltre a Leopardi- Gigli c’e lui ma cosa vuoi più dall vita un ….. come diceva una pubblicità. Sarà anche una castroneria ma sognare si può? Diciamo di si signori.
Un po’ come il figlio di Elvis di verdoniana memoria… che tenerezza.
daje Russel, la prox volta per favore scegli un posto dove c’è un’acustica migliore