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«Un milione per le mancate nevicate
dopo continui finanziamenti dalla Regione
per impianti che non possono sopravvivere»

FONDI - Tredici associazioni ambientaliste sul piede di guerra per lo sblocco dei ristori per il mancato innevamento nella stagione 2022/2023: «I contribuenti ci rimettono due volte, anche se l'evoluzione del clima ha reso lampante che le stazioni sciistiche sotto i 1500 metri non possono aver futuro. Sono già stati spesi 65 milioni con risorse pubbliche destinate dal Cis e dal fondo per le aree sisma del Pnrr»

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Una giornata di neve a Frontignano

Associazioni ambientaliste in subbuglio sui fondi elargiti dalla Regione alle stazioni sciistiche marchigiane. Lo scorso 16 aprile, infatti, la giunta regionale ha sbloccato un nuovo contributo a fondo perduto di un milione di euro alle imprese del settore turistico-ricettivo dei comprensori sciistici come sostegno per il mancato innevamento nel periodo invernale a cavallo tra 2022 e 2023. A beneficiarne saranno gli operatori dei comuni di Carpegna, Piobbico, Frontone, Sarnano, Bolognola, Ussita, Castelsantangelo e Arquata, purché dimostrino di aver subito un calo del fatturato o dei corrispettivi di almeno il 30% nel periodo che va dal 1 novembre 2022 al 15 gennaio 2023.

«Il paradosso è abbastanza chiaro a chi ha buona memoria – affermano in una nota congiunta Cai, Enpa, Ente zoofilo ecologista, Federazione pro natura, Gruppo di intervento giuridico, Italia Nostra, Lav, Legambiente, Lipu, Lupus In Fabula, Mountain Wildernes, Forum salviamo il paesaggio e Wwf prima la Regione finanzia con decine di milioni di euro il potenziamento, l’ampliamento e il rinnovo degli impianti sciistici pur sapendo che l’evoluzione del clima e l’andamento delle precipitazioni non garantiscono un sufficiente innevamento delle piste, per il periodo necessario a consentire una remunerativa apertura delle strutture, poi regalano altri soldi agli operatori che lamentano un calo dei ricavi. Quindi i contribuenti ci rimettono due volte. Ormai è lampante che le stazioni sciistiche sotto i 1.500 metri in Appennino non possono sopravvivere perché le precipitazioni nevose sono troppo irregolari e insufficienti: lo testimonia anche l’inverno 2023/2024 in cui la maggior parte degli impianti dell’Appennino centrale non hanno aperto nemmeno per un giorno. Eppure, la Regione continua a finanziare con milioni di euro le stazioni sciistiche regionali per nuovi impianti: 65 milioni di euro con risorse pubbliche destinate dal Cis, contratto istituzionale di sviluppo, e dal Fondo complementare per le aree sisma del Pnrr».

Le associazioni ambientaliste avevano già messo nel mirino quanto accaduto sul Monte Catria. «Il Comune di Frontone decise di potenziare gli impianti di risalita e allargare piste inesistenti a partire da 1200 metri di quota, provocando ferite indelebili alla montagna – finiscono gli ambientalisti – quindi mentre si nega l’evidenza e si chiedono ristori per i mancati guadagni, anche sul Catria vanno avanti progetti per potenziare l’innevamento artificiale con l’illusione che possa sostituire le scarse precipitazioni. È infatti in corso di valutazione all’Unione montana del Catria e del Nerone il progetto di una mega vasca di accumulo dell’acqua (in parte interrata) sul monte Acuto. Purtroppo, però, la “neve finta” ha bisogno di basse temperature per essere generata e non ha quindi senso continuare ad investire in impianti che poi diventeranno nuove “cattedrali nel deserto”, a testimonianza della incompetenza di chi amministra il territorio».

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