AGGIORNAMENTO DEL 11 settembre 2025 – La Corte d’appello di Ancona ha assolto con formula piena (perchè il fatto non sussiste) l’imprenditore Marsel Mati (leggi l’articolo).
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di Gianluca Ginella
Accusati di aver costretto due imprenditori a corrispondere 60mila euro in favore di una società dopo aver fatto un decreto ingiuntivo, fratello e sorella erano sotto accusa dal gup del tribunale di Macerata. Imputati l’amministratrice formale della società (Gruppo Mar.ma srls), Marsida Mati, 30 anni, e il fratello, per l’accusa l’amministratore di fatto dell’azienda, il 32enne Marsel Mati, residente a Tolentino.
Lei oggi è stata assolta dal gup del tribunale di Macerata, lui è stato condannato a 3 anni e 6 mesi per estorsione. Entrambi sono stati assolti dalla contestazione di falsità ideologica.
La vicenda sarebbe iniziata con un cantiere che Mati Marsel avrebbe occupato abusivamente a Tolentino (la difesa contesta questa ricostruzione).
Secondo l’accusa quando erano arrivati i nuovi proprietari (due imprenditori abruzzesi) lui avrebbe detto che se ne sarebbe andato solo se avessero affidato dei lavori alla società Mar.ma. I nuovi proprietari avrebbero accettato. Lui avrebbe eseguito i lavori per un importo di 15.600 euro, che era stato versato.
L’avvocato Vando Scheggia
In seguito Mati avrebbe inviato ulteriori due fatture subordinando, indebitamente, secondo l’accusa, l’abbandono del cantiere al pagamento di queste. Solo uno degli imprenditori aveva pagato quanto chiesto.
Al rifiuto dell’altro di pagare la fattura a lui inviata Marsel Mati e la sorella avrebbero fatto ricorso ad una ingiunzione di pagamento al tribunale di Macerata. Per la difesa la richiesta sarebbe stata legittima perché Marsel Mari lamentava mancati pagamenti di alcuni lavori).
Secondo l’accusa avrebbero prodotto al giudice fatture per lavori mai eseguiti, ottenendo il decreto ingiuntivo del 19 agosto 2019 per 70.781 euro. Alla fine c’era stata una transazione e i due imprenditori avevano corrisposto alla Gruppo Marma srls due assegni per un importo complessivo di 60mila euro che vennero incassati il 22 e 23 aprile 2021 da Marsida Mati.
Oggi le sentenze. Il gup Claudio Bonifazi ha condannato Marsel Mati a 3 anni e sei mesi, mentre ha assolto con formula piena Marsida Mati («per non aver commesso il fatto»). Il pm Vincenzo Carusi aveva chiesto la condanna per entrambi. «Tale epilogo, essendo stato contestato alla nostra assistita il reato quale legale rappresentante della Gruppo Mar.ma srl, ha escluso ogni coinvolgimento della società nella vicenda in oggetto – dicono gli avvocati Vando Scheggia e Riccardo Leonardi che assistono fratello e sorella -. Dobbiamo ritenere che sia stata riconosciuta la liceità degli accordi raggiunti con le imprese abruzzesi committenti attraverso la transazione raggiunta con la gruppo Mar.ma srl ed il conseguente pagamento di 60mila euro. Il giudice ha poi escluso per entrambi gli imputati il reato di induzione al falso ideologico, per avere indotto in errore il Tribunale di Macerata nella fase di emissione del decreto ingiuntivo richiesto dalla Gruppo Mar.ma srl, ritenendo insussistente il fatto, a conferma della regolarità di tale iniziativa giudiziaria». Per quanto riguarda la condanna di Marsel Mati, i legali annunciano che faranno appello. L’avvocato Scheggia aggiunge: «Siamo rimasti sorpresi, eravamo e restiamo convinti che qui il reato non c’è né in fatto né in diritto. I fatti hanno contorni assolutamente labili, con versioni incredibili e giuridicamente una estorsione così come contestata non si tiene né sotto il profilo delle prove logiche, né sotto il profilo delle prove orali, ossia dei testimoni che sono stati sentiti».
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