Le bande giovanili
fra disagio e politiche sociali

MACERATA - Il tema è stato al centro dell’incontro organizzato dall’associazione “Insieme in sicurezza” alla biblioteca Statale

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“Bande giovanili fra disagio e politiche sociali”: è il tema dell’incontro organizzato dall’associazione “Insieme in sicurezza” ieri alla biblioteca Statale di via Garibaldi a Macerata. Hanno partecipato Michele Calamanti, educatore di strada della Comunità di Capodarco, Giacomo Buoncompagni, assegnista della comunicazione di ricerca in sociologia di processi culturali e comunicativi dell’Università di Firenze, Mina Sehdev esperta di psicologia dell’Università di Macerata, con il coordinamento di Andrea Foglia animatore del “consorzio sociale”.

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Giorgio Iacobone (in piedi col microfono) durante l’incontro

Il presidente Romeo Renis, bloccato dal Covid si è collegato via video. A fare da “padrone di casa” è stato chiamato il presidente onorario Giorgio Iacobone, che nel saluto iniziale ha chiesto ai relatori di «dare indicazioni concrete, anche al di fuori del politicamente corretto, senza pretendere una soluzione magica, nella consapevolezza della messa in discussione di valori importanti, della non sempre riuscita integrazione ed interazione dei migranti e del disagio determinato dalla droga».

La vice sindaco Francesca D’Alessandro, durante il saluto, ha sottolineato tra l’altro come  si dovrebbero riscoprire i valori educativi in famiglia e nella scuola, sostenendo l’importanza degli oratori e delle parrocchie, come centri di aggregazione per tutti.

Il vice sindaco ha quindi assicurato la vicinanza del Comune per ogni attività che possa contribuire a superare ogni forma di disagio.

Andrea Foglia, nel presentare i relatori, ha condiviso l’analisi espressa dall’assessore D’Alessandro circa la solitudine e la depressione che oggi più di ieri colpiscono i giovani e sulla necessità che i giovani vedano nell’adulto un punto di riferimento.

Bande-giovanili-fra-disagio-e-politiche-sociali1-325x216Mina Sehdev dell’Università di Macerata ha fatto un’analisi del fenomeno suddividendo le bande giovanili in quattro gruppi: «quelle senza un vertice, composta essenzialmente da italiani, quelle dedite allo spaccio di droga e alle rapine e che ispirano ai clan della criminalità organizzata, quelle formate da stranieri di prima e seconda generazione, e quelle dedite a reati specifici e che nell’agire insieme percepiscono una divisione di responsabilità, sentendosi quindi meno colpevoli. In ogni caso, le bande hanno un loro modus operandi e tendono al controllo del territorio, per cui emergono situazione di rivalità tra bande, con atti di violenze verbali e fisiche».

Michele Calamanti ha raccontato la sua attività di educatore di strada. Per tanti anni ha accumulato esperienza ed una casistica infinita, fatta di situazioni concrete: «dal ragazzo entrato nella gang a 13 anni per la mancata attenzione da parte della famiglia, al giovane che sosteneva con orgoglio di guadagnare dai cento ai 200 euro al giorno, al modo di approccio su strada, con la constatazione di come i giovani siano desiderosi di confrontarsi, alla ricerca di stare al passo con la moda, indossando scarpe Air Jordan o la felpa firmata».

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Romeo Renis in collegamento

Infine, l’analisi di Giacomo Compagnoni dell’Università di Firenze, che ha illustrato i vari fenomeni delle bande giovanili, «evidenziandone le diverse fasi, le motivazioni ed il conseguente modus operandi. In particolare ha sostenuto la possibile connessione tra bullismo, baby gang e gang viste in tre fasi successive, alla stregua di una “carriera criminale”. Tra le motivazioni emerse figurano la ricerca di identità, di un ruolo, il bisogno di far parte di una gerarchia, ma anche il bisogno di soldi, derivante da un martellamento della società verso l’avere».

Compagnoni ha riferito «come il digitale, il web porti questi ragazzi pubblicare tutto sui social, specie le loro azioni criminali, venendo facilmente individuati e perseguiti. Quindi l’apparire prima di tutto».

L’incontro si è concluso con un collegamento con Romeo Renis che «ha ringraziato la direttrice della biblioteca per la disponibilità dimostrata, i relatori, il pubblico e coloro che hanno contribuito all’organizzazione dell’evento».



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