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Paolo Camilli, “L’amico di tutti”
«Mi metto a nudo
di fronte alla mia terra»

INTERVISTA all'attore e regista nato a Civitanova che, dopo il debutto a Bologna e una prima a Roma, porta il suo nuovo show nelle Marche con due date a San Costanzo e Porto Sant'Elpidio: «È un viaggio con un tono sempre comico e surreale ma che va a toccare argomenti come la polemica sul gender, il razzismo, l’intolleranza, l’hate speech, la discriminazione sessuale»

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Paolo Camilli nel suo nuovo spettacolo

 

di Claudia Brattini

In occasione del suo nuovo spettacolo  “L’amico di tutti”  intervistiamo Paolo Camilli: attore, regista e content creator nato a Civitanova e cresciuto a Porto Sant’Elpidio. L’attore ha spaziato dal teatro di prosa ai programmi tv come la “La Tv delle ragazze” e “Stati generali” al fianco di Serena Dandini, ha recitato in fiction, pubblicità, due stagioni della serie “I ritoccati” su Netflix e la nuova serie “L’uomo delle stelle” su Sky fino alla collaborazione con la conterranea food blogger Benedetta Rossi in divertentissimi sketch. L’attore porterà in scena il suo show – di cui è autore e attore protagonista – sabato 5 marzo alle 21,15 al teatro La Concordia di San Costanzo e domenica 6 marzo alle 21,15 al teatro delle Api di Porto Sant’Elpidio.

Camilli nel suo spettacolo porta in scena l’amico immaginario della nostra infanzia, quello a cui affidavamo la nostra parte più autentica e che torna a trovarci oggi nella nostra vita di adulti. Come è nata l’idea di questo suo monologo?
«Questo è un monologo a più voci in cui trovano spazio diversi personaggi, il motore è l’amico immaginario e il pubblico rappresenta i bambini che l’amico immaginario va a trovare dopo tanto tempo e scopre come sono diventati. È un viaggio con un tono sempre comico e surreale ma che va a toccare argomenti come la polemica sul gender, il razzismo, l’intolleranza, l’hate speech, la discriminazione sessuale cioè tutte quelle tematiche che crescendo ci hanno plasmati – ad esempio subendo una discriminazione o ascoltando messaggi d’odio – e che hanno finito per deviare la nostra vera essenza. Attraverso una lente deformante e una comicità surreale vado a portare all’estremo queste tematiche».

paolo-camilli“L’amico di tutti” ha debuttato a Bologna a Teatri di vita, poi è andato in scena con una prima a Roma e ora arriva nelle “sue” Marche, che tipo di emozione suscita in lei recitare qui?
«Da una parte ne sono davvero felice perché finalmente porto un mio progetto nelle Marche, è un tornare a casa e quindi sempre un tuffo nel passato, dall’altra mi emoziona molto perché tratto tematiche che ho vissuto sulla mia pelle o che comunque mi hanno fanno scattare un empatia quindi equivale a mettersi a nudo di fronte alla mia terra, ai volti che mi hanno visto crescere mostrando l’adulto che sono diventato, senza filtri. Sono comunque felice del fatto che magari attraverso una risata trasmetterò anche qualche messaggio su cui riflettere».

paolo-camilli1-325x216Ha una comunicazione molto potente fatta di mimica, gestualità, musica, imitazioni e idee geniali che si trasformano in comicità irriverente. Non a caso nel web i suoi contenuti sono travolgenti e seguitissimi. Si aspettava tutto questo successo?
«No, in realtà quando ho iniziato diversi anni fa era per sfogare la mia vena più comica e trovare un po’ di leggerezza visto che in quel periodo a teatro facevo opere drammatiche. Con la pandemia avendo più tempo a disposizione mi sono dedicato di più alla creazione di contenuti e da lì è partito tutto dandomi grandi soddisfazioni, i social poi mi stanno permettendo di farmi conoscere da un grande numero di persone e più velocemente rispetto ai canali convenzionali».

Lei vive a Roma ma è originario delle Marche, esattamente di Porto Sant’Elpidio, cosa si porta delle sue origini nel lavoro di artista?
«Io sono cresciuto in campagna, con due sorelle molto più grandi me, quindi in un contesto di solitudine ma quel contesto era anche mio alleato: creavo avventure e giochi che inventavo per trascorrere il tempo. Questa creatività – che fa parte del mio lavoro – è nata come esigenza ma poi si è trasformata in una modalità di espressione, creare e intrattenere in primis me stesso e poi crescendo anche gli altri».



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