Il gruppo CleanUp a Porto Recanati
di Francesca Marchetti
Il gruppo “CleanUp Walk – EcoPasseggiate autogestite” ha approfittato del primo sole di maggio e della zona gialla per uscire a ripulire le spiagge di Porto Recanati. Domenica 2 maggio, mentre sul lungomare si correva il triathlon, un piccolo gruppo di volontarie armate di guanti, pinze e sacchetti hanno passeggiato sulla sabbia in zona Scossicci, mantenendo le dovute precauzioni anti Covid, alla ricerca di rifiuti lasciati da passanti “distratti” ma anche di quelli riportati dalle onde del mare. Non solo spiagge, ovviamente: il gruppo si occupa di ripulire anche parchi e strade. Prossima tappa: la pineta di Porto Recanati.
Sporcizia raccolta dal gruppo CleanUp in spiaggia
Le volontarie hanno raccolto diversi sacchetti di materiale indifferenziato, piccole tavole da surf e mezza bottiglia di mozziconi, che si prevede aumenteranno con le belle giornate.
I ritrovamenti più frequenti? I classici bottiglie, borracce, bicchieri, posate e piatti di plastica, elementi di inquinamento delle acque, dannosi per l’ambiente e per gli animali, che li scambiano per cibo.
«Purtroppo – spiega Viviana Manganaro, vicepresidente dell’associazione ambientalista TerraBlu e volontaria del gruppo – il problema dei rifiuti in spiaggia nasce principalmente dal fatto che il mare ne è ormai traboccante, e ogni mareggiata ne riporta a terra grandi quantità, che d’inverno in questa località nessuno ripulisce, se non i volontari. I rifiuti, molti dei quali derivanti dalle attività di pesca, possono frantumarsi in parti sempre più piccole fino a diventare microplastiche, che entrano nella catena alimentare e arrivano fino all’uomo. Chi mangia pesce arriva ingerirne una quantità pari a una carta di credito a settimana».
Le campagne pubbliche e private per raggiungere l’agognato obiettivo “plastic free”, liberi dalla plastica, sono sempre più numerose e coinvolgono grandi e piccini, eppure nelle aree pubbliche il problema non si è risolto.
«Ovviamente i rifiuti non vengono solo dal mare – continua spiega Viviana Manganaro – è triste constatare che nonostante la comunicazione ambientale sia aumentata, molte persone trattano le aree naturali come delle vere e proprie discariche in cui gettare mozziconi, involucri di plastica dopo la merenda, bottiglie e bicchieri dopo un aperitivo, stagnola e fazzoletto dopo aver mangiato un panino, addirittura gli escrementi dei cani messi nel sacchetto di plastica (il controsenso in questo caso è disarmante), incuranti non solo delle conseguenze che questo comportamento può causare all’ambiente e agli animali, ma anche dello stato di degrado in cui gettano la loro stessa città».
«Bisogna limitare al massimo il monouso, evitando così di produrre rifiuti: borraccia e suppellettili lavabili quando si passa una giornata all’aperto, se proprio non si può evitare assicurarsi di conferire tutto negli appositi bidoni e lasciare sempre il posto più pulito di come lo si è trovato. Ognuno può attivarsi nel suo piccolo per riportare le zone naturali al loro splendore senza aspettare che dipenda sempre da qualcun altro, come diceva qualcuno sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo!
Un tratto della pineta di Porto Recanati
Ciò però non significa che l’amministrazione cittadina non possa attivarsi per mantenere le aree naturali più pulite tutto l’anno, come richiesto in una lettera mandata al Comune e alla Regione da un gruppo di cittadini esattamente un anno fa, in cui si suggeriva di assumere personale con questa mansione, creando quindi occupazione in un periodo particolarmente critico.
Oltre a divulgare consigli e scambiarsi suggerimenti sull’utilizzo consapevole degli oggetti di uso quotidiano».
L’associazione TerraBLu conta di organizzare eventi anche più strutturati in futuro, con materiale informativo e punto di distribuzione dei posaceneri da spiaggia. Per ora tutti all’aperto chiacchierando e camminando, nella speranza di accogliere sempre più nuovi partecipanti. Chiunque può iscriversi al gruppo Facebook CleanUp e dare una mano all’ambiente anche proponendo nuove iniziative.
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Bene sensibilizzare, ma un titolo del genere, dato che molti leggono solo quello, potrebbe danneggiare economicamente il settore pesca.
Chi ignora una determinata materia dovrebbe astenersi dal parlarne per non generare inutili allarmi.