Inrca, Luca Buldorini contrattacca:
«Totale menefreghismo della Giunta
Non possiamo abbassare i toni»

APPIGNANO - In un video Luca Buldorini, consigliere di "Su la testa" replica al sindaco Mariano Calamita: «Abbiamo tutte le carte in mano e il cantiere abbandonato lo possono vedere tutti». Sulla vicenda interviene l'onorevole Lucentini (Lega): «In questi vent’anni, l'amministrazione ha fatto tutto tranne che tutelare gli interessi del comune e dei suoi abitanti»

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Il video denuncia del consigliere di Appignano Luca Buldorini (Spazio video autogestito)

Il capogruppo di “Su la testa” nel consiglio comunale di Appignano risponde con un video-denuncia al sindaco Mariano Calamita sulla gestione della vicenda Inrca. Il cantiere fermo per la nuova casa di riposo che ha suscitato anche l’interesse nazionale con un servizio della popolare trasmissione televisiva “Striscia la notizia”.

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Luca Buldorini davanti al cantiere Inrca

«Interveniamo con questo nostra dichiarazione video – dice Buldorini – perchè i cittadini non meritano bugie. Possiamo vedere tutti che il cantiere è completamente abbandonato. Questa storia non inizia nel 2005, come il sindaco ha dichiarato, ma nel 2002 quando  l’ente Falconi decide di approvare un preliminare per la cessione dell’immobile che esisteva ed era funzionante all’Inrca. Il preliminare  prevedeva la firma della fidejussione alla stipula dell’atto e tempi certi per la ricostruzione. La delibera di approvazione è passata in consiglio comunale  sempre nel 2002, l’atto venne stipulato poi nel 2005 ma sono spariti  i 5 anni di scadenza, sostituiti con “i tempi necessari” e non c’è traccia della fidejussione. Poi nel 2019 a ridosso della campagna elettorale la corsa all’inaugurazione del cantiere che avrebbe  portato alla realizzazione entro il 2020»

Buldorini-1-325x183«E’ scandaloso quello che sta accadendo, – continua il capogruppo di Su la testa – nel suo articolo di smentita Calamita, che ci chiede di abbassare i toni,  dice che la polizza non è scomparsa, ma è proprio il sindaco che risponde ad un nostro accesso agli atti dicendo che la fidejussione non è in mano all’ente Falconi, una polizza che è stata richiesta per l’ultima volta nel 2015. Non possiamo abbassare i toni di fronte ad un menefreghismo totale. Il sindaco sottolinea la correttezza delle procedure eseguite e la non sussistenza del danno erariale, ma questo non lo decide, né lui né noi, ma le sedi competenti. Noi parliamo con le carte in mano. La questione riguarda una categoria di cittadini in difficoltà e la comunità appignanese non sta dando risposte,  per questo ci battiamo e non cediamo alle intimidazioni di un maggioranza che si deve vergognare di uscire al palazzo comunale. I contratti devono essere rispettati». 

«Basta prendere in giro chi sta male e soffre, – conclude Buldorini – oggi il centrodestra governa la Regione ed è l’unica  possibilità di ricostruire questa struttura in tempi brevi, non continuate con sterili azioni difensive a favore di chi ha sbagliato, se non siete in grado di dare risposte documentate firmate le vostre dimissioni».

(Spazio video autogestito)

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L’onorevole Lucentini e Luca Buldorini, capogruppo di Su la Testa

Anche l’onorevole Mauro Lucentini della Lega, interviene sulla vicenda e risponde al sindaco calamita. «Comincio con il dire che, per la visione che ho della politica e del ruolo che debba avere nel servire i territori e le comunità che li vivono, le parole contano davvero poco se i fatti le confutano mostrando una realtà diversa da quella raccontata. E ammetto che è davvero difficile comprendere se il sindaco Calamita quello che dice lo pensa davvero o è solo un tentativo, ahimè goffo, di coprire l’operato di chi, in questi vent’anni, ha fatto tutto tranne che tutelare gli interessi di Appignano e dei suoi abitanti.
Lo dico perché l’enfasi con cui parla di questa vicenda, salvata dall’oblio grazie alla coraggiosa azione del consigliere Luca Buldorini, va più nella direzione di evitare problemi che in quella di trovare soluzioni. Tant’è che, invece di richiamare anche lui, in quanto rappresentante del comune di Appignano, (il cui ruolo, tra le altre cose, da statuto “Falconi”, doveva essere di controllo a che la trattativa andasse in porto nei tempi stabiliti), l’Inrca a stringere sui tempi di messa in opera della nuova struttura, ne difende quasi quasi l’operato, temendo che, cito testualmente, “l’enorme clamore mediatico sollevato possa avere degli effetti negativi andando ad incrinare i rapporti di collaborazione con lo stesso”. No dico…ma di che stiamo parlando?
L’Inrca deve solo spiegare il perché, dopo vent’anni, di un’opera paventata nel 2002 non si abbia traccia. I cittadini sono stanchi delle chiacchiere e vogliono vedere solo la nuova casa di riposo edificata e pronta ad accogliere gli anziani che ne avessero bisogno».
Poi sul Consiglio comunale di giovedì. «Non era forse quella la sede più opportuna per ricostruire i fatti? Oppure c’è voluto l’intervento delle telecamere di un programma molto seguito per suscitare una reazione? Perché se così fosse, quel servizio di circa 2 minuti, che per la sua brevità temporale doveva necessariamente raccontare l’essenziale, ha ottenuto molto più dei tanti documenti prodotti in vent’anni di inadempienze e silenzi, mostrandosi provvidenziale, a questo punto della storia». Sui tempi dell’opera: «Calamita fa notare come  siano stati travisati, essendo il 2002 l’anno dell’atto preliminare di una compravendita avvenuta di fatto il 7 ottobre 2005, come a dire che sedici anni invece che diciannove debbano farci essere meno indignati e considerare eventuali responsabilità meno importanti. Praticamente, nell’atto di compravendita i cinque anni previsti dall’atto preliminare per la realizzazione dell’opera sono stati sostituiti dalla più generica frase “nei tempi tecnici necessari”. Ma davvero ci vogliono sedici anni per costruire un edificio così importante per la comunità? Quali sarebbero i fantomatici tempi tecnici previsti dall’Inrca, quelli della vita di un uomo o di una generazione?
Ad onor del vero su questo punto il sindaco ammette che non ci sono giustificazioni ai ritardi accumulati, ma nel farlo adduce la più debole delle scuse, quella che neppure un cittadino disinteressato e distratto potrebbe accettare e cioè che bisogna “avere la consapevolezza dell’enorme mole di documenti e passaggi politico/amministrativi intercorsi e tuttora necessari per la prosecuzione del progetto”. In pratica sedici anni non sono bastati a produrre la documentazione necessaria per costruire l’opera? E cos’altro aveva la priorità in una località come Appignano? Ma come mai allora, se l’edificio da realizzare era così complesso, nell’atto preliminare si era fissato a cinque il numero di anni necessario a completare l’opera? Cosa è venuto meno tra questo e quello di compravendita vero e proprio?».
Il deputato affronta anche la questione della polizza fideiussoria a garanzia dei lavori: «Secondo il sindaco Calamita, (cito testualmente) “non è scomparsa dall’atto di vendita, né tanto meno si è estinto il dovere dell’Inrca di rilasciarla e di conseguenza della Fondazione Falconi di pretenderla”. Ma allora perché ad oggi non risulta stipulata? Si tratta di una garanzia, quando vogliamo pretenderla? Calamita, pensando evidentemente di mettere a tacere tutti, fa la più rumorosa delle dichiarazioni, quella che, almeno dal mio punto di vista, appare come la prova di una gestione tutt’altro che virtuosa della vicenda, e cioè che “anche qualora la Fondazione Falconi avesse avuto in mano la fideiussione, non avrebbe potuto incassare la somma garantita di circa 900 mila euro perché l’Inrca, avendo avviato i lavori, non è di fatto inadempiente”. I lavori cui si riferisce Calamita sono evidentemente quelli di demolizione della vecchia struttura di proprietà del Falconi (dove gli anziani erano ricoverati), perché ad oggi, nell’area interessata dal cantiere, non c’è nulla, neppure l’ombra di un’opera di ricovero per persone non autosufficienti e le foto lo dimostrano chiaramente».
Lucentini conclude annunciando che la battaglia non si ferma qui. «Era nostro dovere sollevare il velo di omertà e reticenza che su tale questione si era creato negli anni, tanto più sospetto ad un attento occhio politico, se ad averlo poggiato delicatamente sugli eventi era stata un’intricata rete di rapporti dominati dalla logica amministrativa del Pd, forza di governo in Regione fino a qualche mese fa (i dirigenti dell’Inrca sono nominati dalla Giunta Regionale) e al Comune di Appignano in questo ventennio.
I cittadini sono stanchi di vedere sperperato il denaro pubblico e vogliono vedere realizzate le opere che servono al bene comune senza i “se” e i “ma” di chi gliele aveva promesse.
Ricordo infatti che nel febbraio 2019, l’allora Governatore Ceriscioli, insieme al dirigente dell’Inrca Gianni Genga e al Sindaco di Appignano Osvaldo Messi tagliarono il nastro del cantiere dicendo che entro l’ottobre 2020 l’edificio, moderno e funzionale alle esigenze sanitarie dei non più giovani, sarebbe stato restituito alla cittadinanza. Promessa mai mantenuta e neppure vagamente tentata, visto che nulla di tutto quanto detto è stato mai fatto.
A questo punto, parafrasando ancora le parole del primo cittadino, il gruppo di minoranza invita lui e la stessa maggioranza che guida di chiedere alle famiglie degli assistiti cosa pensano di tutta questa vicenda. Il consigliere Luca Buldorini ha già presentato un esposto per presunte illegittimità al Prefetto di Ancona e a quello di Macerata, e la Lega, che da ottobre scorso governa la Regione Marche, lo sosterrà, avendo a cuore prima di tutto e sopra ogni altra cosa, il bene della comunità che rappresenta. Il resto, francamente, mi pare non abbia più molta importanza».

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