Roberta Nocelli
«Vi chiedo, vi prego, quando uscite con gli amici, quando andate a fare la spesa, al bar, quando rientrate a casa da mogli o mamma e papà, pretendete che anche in casa indossino le mascherine, tenete la distanza di un metro, lavatevi spesso le mani, sanificatele». A distanza di appena tre giorni, la direttrice generale del Matelica Roberta Nocelli torna a parlare. Stavolta, però, non si rivolge ai tifosi e agli appassionati di calcio (come successo lunedì a proposito delle code e degli assembramenti all’Helvia Recina). Bensì ai propri giocatori, allo staff tecnico e a tutti i dirigenti e collaboratori biancorossi, per preservare il lavoro svolto fin qua dalla società del presidente Canil e per il futuro che aspetta il team di mister Colavitto nella storica avventura in Lega Pro.
«Tra giornali e televisioni – aggiunge la dg – siete tutti capaci di leggere e ascoltare cosa sta succedendo in Italia e nel mondo, ma ci sono dei risvolti che spesso si tende a sottovalutare. Fino alla settimana scorsa abbiamo fatto quasi sempre due tamponi di media a settimana, per via dei quattro giorni inizialmente previsti dal protocollo e poi dalla presenza di turni infrasettimanali. Questa è la prima vera settimana in cui il tampone è stato fatto venerdì scorso e si ripeterà di nuovo solo domani. Saranno passati sette giorni durante i quali qualcuno di voi sarà andato a casa, in famiglia o con gli amici. Purtroppo, più passano i giorni, più la situazione dei contagi diventa sempre più difficile. Il rischio zero non esiste e su questo credo siamo tutti d’accordo, ma ora dobbiamo concentrarci su cosa in concreto possiamo fare noi per proteggerci dagli esterni. Anche se sul vostro certificato di residenza sono registrati come congiunti, nella situazione attuale gli unici congiunti siete voi tra di voi – prosegue Roberta Nocelli -. Non è il solito sfogo della direttrice che farnetica, non è così. Ne va della salute di tutti, è quella la priorità. Pensate alle vostre famiglie, ai vostri cari, a tutti coloro che ci circondano e a cui teniamo tanto, ai nostri nonni, alle persone che insieme a noi stanno vivendo da lontano o da vicino questa esperienza. Se uno, due, tre o quattro, fino ad arrivare a dieci o undici di voi si contagiassero, in che condizioni si troverebbe il resto della squadra? Si andrebbe a giocare lo stesso con i positivi in quarantena, si metterebbe a rischio il vostro lavoro di tre mesi, quello dello staff tecnico, l’impegno economico della società e tanti altri sacrifici che tutti abbiamo fatto. Vi prego di riflettere seriamente sui piccoli gesti quotidiani che potranno aiutarci a contenere i rischi. Siate responsabili e consapevoli dell’importanza del lavoro di tutti. È troppo importante comprendere fino in fondo le conseguenze delle nostre scelte. Fate squadra anche su questo».
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