«La festa della poesia “I fumi della fornace” è stata testimonianza di un miracolo capace di scuotere Valle Cascia, nella sua geografia e nella sua comunità». Con queste parole gli organizzatori della manifestazione celebrano la conclusione dell’evento che si è svolto nella frazione di Montecassiano. «Una festa organizzata da ventenni guidati dal loro essere spietatamente bimbi, nonché dalla loro audacia nell’esporre la propria nudità – proseguono -. Con fondi ristretti e ristretto consenso sono riusciti a donare a Valle Cascia, piccola frazione di 460 abitanti situata ai margini dell’interesse pubblico, una festa, che al di là della straordinaria partecipazione di circa duecento persone al giorno, incredibile per un evento di poesia di questa entità, è stata di qualità equiparabile a festival di poesia più datati, propriamente finanziati e riconosciuti.
La festa, con la direzione artistica di Valentina Compagnucci e Giorgiomaria Cornelio, ha ospitato mostre di artisti locali, curate da Giulia Pigliapoco e Diana Caponi, tra questi Ruben Boari, maceratese di soli dieci anni, che ha anche disegnato il poster della festa, e Franco Scataglini, poeta anconetano e uno dei maggiori esponenti della poesia italiana del Secondo Novecento; un rito teatrale collettivo intitolato “La specie storta” orchestrato da Giorgiomaria Cornelio e Lucamatteo Rossi ha battezzato venti nuovi attori, tra questi i dieci ragazzi dei fumi della fornace e i bambini del luogo oltre ai gesti musicali di Omero Affede, Roberto Garofalo e Frankie; la performance “La lavanda degli organi” di Diana Caponi; tre serate al Parco della poesia diretto da Lucamatteo Rossi che ha visto partecipare poeti da tutta Italia, — tra questi: Giuditta Chiaraluce, Carlo Selan, Andrea Franzoni, Nicola Passerini, Marilina Ciaco, Fabio Orecchini e Mariangela Guatteri — ha ospitato letture poetiche dei bimbi, dei ragazzi, di Francesca Rossi Brunori e di Valentina Lauducci e ha accolto i Bevano Est in chiusura della festa. Il tutto è avvenuto nel suggestivo ambiente scenografato da Luca Luchetti, realizzato con Elena Martusciello. La discrepanza risibile tra le risorse messe a disposizione degli organizzatori e la qualità della festa lascia dubbi su cosa stia davvero a supporto di questa iniziativa e per spiegarlo è necessario discostarsi da spiegazioni puramente economiche o razionali – precisano gli organizzatori – Molti dei ragazzi che danno vita ai fumi della fornace sono amici sin dall’infanzia, tema di questa seconda edizione, e ancora oggi, nonostante le contingenze quotidiane che li separano, si ostinano a giocare affermando che quel tempo non è ancora finito e non deve finire.
Ognuno di quei bimbi affermava di essere un artista, un pittore, una stilista e giocava seriamente con la propria identità. Tutti perseverano nel tenere vivo quell’impulso che ha bisogno di essere custodito e mai dimenticato di affermare di essere ciò che si è scelto di essere prima ancora di nascere, resistendo le contingenze del quotidiano. Questo è ciò che davvero è a sostegno della festa – sottolineano – Tale determinazione ha dato uno schiaffo al paese intero, prendendo non l’adulto come modello a cui il bambino deve aspirare, ma ha indicato il bambino come riferimento essenziale all’adulto: “lasciateci sporgere sul freddo” recita infatti uno striscione appeso al terzo piano dei palazzi. Questo schiaffo ha rivoluzionato Valle Cascia, un luogo caratterizzato da una strada provinciale che divide a metà il centro abitato, luogo di numerose vittime, la zona industriale, i palazzacci e la fornace abbandonata, un mostro ecologico che da anni rappresenta un pericolo per la presenza di amianto. Come bambini, i ragazzi dei fumi hanno trattato questi temi con la leggerezza necessaria per il loro ribaltamento. Si diceva che i fumi sprigionati dalla fornace avessero fatto diventare i ragazzi del paese omosessuali e le ragazze delle scostumate, pertanto, se è vero che da dieci anni la fornace, centro produttivo e lavorativo del paese non produce più plus valore, da due anni i suoi fumi leggendari e favolosi continuano a produrre mattoni di entità diversa, emancipati dalle logiche di mercato, essi consistono nel produrre effetti nello spirito dei luoghi di Valle Cascia. Come la chiesa fu costruita dai suoi abitanti, ovvero gli stessi operai della fornace, così oggi la comunità è chiamata a produrre questi mattoni portatori di differenza, senza nessuna aspettativa che poi questo effettivamente avvenga. I fumi della fornace sono per la comunità che viene – concludono – fanno esperienza di ciò che è irrimediabilmente così, affermano il così del mondo e delle persone che vi partecipano attraversando il limite che riaffermerà il senso ultimo di questo luogo. I ragazzi dei fumi della fornace: Riccardo Capitani, Diana Caponi, Valentina Compagnucci, Giorgiomaria Cornelio, Veronica Formiconi, Elena Martusciello, Irene Mazzuferi, Giulia Pigliapoco, Lucamatteo Rossi, Silvia Veroli, Alessia Zanconi».
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati