Una giornata a Serrapetrona per scoprire la Vernaccia e le bellezze della natura e dell’enogastronomia. Una comitiva di turisti provenienti dalla costa si è immersa in una storia antica, il 1712 è l’anno fondativo della cantina Fabrini acquisita in anni recenti dalle cantine Fontezoppa di Civitanova di Piero Luzi & c. Dalla Ribona che guarda al mare alla Vernaccia che matura su erte colline, l’azienda punta sul racconto del territorio per conquistare i mercati internazionali.
Mosè Ambrosi mostra i grappoli in appassimento, per la tripla fermentazione caratteristica della Vernaccia
di Maurizio Verdenelli (video di Gabriele Censi)
Una “scandalosa giovinezza” lunga diecimila anni, se vi par poco… Ritenuto fermo, non lo fu mai, in realtà sempre frizzante, meglio spumeggiante, il pepe in corpo: nero per la precisione. E a causa, non del testosterone come per gli umani, ma per via del ‘rotundone’, la sua straordinaria molecola. Lo davano per estinto, questo millenario seduttore maceratese di stanza a Serrapetrona con qualche ‘scorribanda’ a Belforte del Chienti e San Severino, area che non infondatamente può essere definita la piccola, grande Regione dello Champagne ‘de noantri’. Le bollicine non sono forse affar nostro vaticinato dal preciano di Fabriano, Francesco Scacchi e dall’elpidiense Andrea Bacci? Poi nel 1895, eccolo riemergere completamente forse a causa delle prodigiose virtù della fonte da cui sgorga acqua grazie alla quale Serrapetrona regala da sempre agli abitanti una lunghissima vita serena. Una presenza con apparizioni centellinate da vero nobile: 70 ettari in tutto di vigneti straordinari che già nel medioevo un mercenario pregava Iddio perché alla maniera della Casa di Loreto (scusate l’ inverecondo paragone) fossero via aerea trasferiti nel suo lontano Paese: la Polonia. Con la Chiesa Cattolica peraltro, il Nostro ha avuto sin da allora ottimi rapporti: ogni anno mille bottiglie di passito delle duemila totali prodotte dell’azienda Fontezoppa di Civitanova (che ha rilevato la storica etichetta Fabrini) finiscono sugli altari nel corso della celebrazione della messa.
Con la buona stampa conquistata, dopo aver fatto innamorare di sè Mario Soldati (indirizzato nelle terre maceratesi da Luigi Veronelli), messer ‘lo Vitigno della Vernaccia nera di Serrapetrona e il suo spumante’ ha anche una scintillante medaglia da mostrare nella sorridente società dei ‘santi bevitori’: la Docg (denominazione di origine controllata e garantita), la prima delle Marche. «Si deve pure all’escursione termica questo straordinario valore – dice il perito agrario Michele Romiti, gestore dei vigneti Fontezoppa- Spiego meglio. Nell’ecosistema di Serrapetrona, assistiamo ogni giorno a salti incredibili di temperatura: in questi giornim da 9 gradi alla mattina presto fino a 19 a mezzodì. Il vino n’esce temprato. Vuole sapere una cosa. Abbiamo provato ad impiantare la Vernaccia a Civitanova. Niente da fare. Bel grappolo, abbondante vegetazione, ma il vino no. Questo antichissimo vitigno, che assomiglia al Lambrusco, e che era Amato pure degli Etruschi, oltre che da romani e Longobardi, non ama il mare, abituato ai ‘suoi’ Monti Azzurri e al San Vicino che da qui ci fa da …meteorologo».
Di recente quel ‘peperino’ di un serrapetronese ha conquistato pure la Grande Mela, non quella pur notevolissima ‘rosa’ dei Sibillini, ma proprio New York! Racconta Mosè Ambrosi, ad di Fontezoppa (Piero Luzi & C): «Entro al Becco e faccio chiedere al patron Joe Bastianich se per favore poteva assaggiare Morò, la nostra bottiglia di punta. Lo fa e poi sparisce letteralmente. Quando ormai penso al peggio, ecco che esce con tre piatti alla carbonara. Sentenziando e deliberando come questo vino al pepe nero fosse l’ideale accompagnatore del popolare primo piatto made in Italy. Così l’abbiamo lanciato nel Lazio, a Roma e dintorni dove se n’erano dimenticato dopo che Virgilio, bevendone su aureo calice, ne tesseva l’elogio. Come ricordato da Mario Squadroni (che peraltro non annovera gli etruschi, come Romiti, tra i conoscitori della Vernaccia ndr) nel suo volumetto ‘ad hoc’, pubblicato a cura della nostra azienda».
Dice ancora Ambrosi: «Vernaccia e Serrapetrona hanno conquistato in breve tempo il cuore di Fontezoppa. Non solo, naturalmente. Abbiamo invitato 32 chef stellati italiani che lavorano all’estero. Sotto il loggiato, in piazza, abbiamo mangiato ciauscolo, lonzino, vincisgrassi. Tutto innaffiato da Vernaccia, of course! Alla fine che festa quando tutti i grandi hanno attraversato la piazza per attingere dalla storica fontana (nella lapide un passo del Cantico francescano) l’acqua della longevità! Quella notte con Fratello Morò e sorella Acqua, abbiamo toccato con mano la Perfetta Letizia».
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