Condannato per diffamazione al presidente dell’Ordine dei consulenti del lavoro di Macerata, la Cassazione annulla la sentenza: processo da rifare. Imputato era Stefano Santoni, difeso dall’avvocato Olindo Dionisi. Il 25 maggio del 2018 il tribunale di Macerata aveva confermato la sentenza di condanna di Santoni emessa dal Giudice di pace di Macerata. Santoni era accusato di aver diffamato Russo per aver inviato a tutti i consulenti del lavoro della provincia di Macerata una missiva in cui gli attribuiva comportamenti scorretti commessi quale presidente del consiglio dell’Ordine dei consulenti del lavoro di Macerata. La Cassazione dice che «Vanno censurati i provvedimenti – che hanno avuto decisiva influenza sull’esito del procedimento – con i quali è stata data applicazione al principio – invocato dall’imputato – di difendersi provando. Posto, infatti, che il Santoni aveva tutto il diritto di dimostrare la veridicità di quanto affermato, dal momento che le problematiche agitate nella missiva incriminata avevano rilevanza per la generalità degli iscritti ( e non solo per loro ), non si spiega perchè il Giudice di pace – seguito, in questo, dal Tribunale – abbia impedito al difensore dell’imputato di svolgere il controesame della persona offesa propriamente sul punto della veridicità dei fatti esposti nella missiva, né si spiega perchè abbia ridotto drasticamente la lista testimoniale presentata dalla difesa, nonostante i fatti rilevanti per la decisione fossero molteplici e si trattasse proprio di quelli contestati a Santoni». «La Corte di cassazione ha posto rimedio a quella che è stata una vera e propria ingiustizia, commessa dal Giudice di pace ed avallata dal Tribunale, e cioè l’aver compresso il diritto di difesa dell’imputato costituzionalmente garantito – dice l’avvocato Dionisi –. Nel nuovo processo di appello la difesa di Santoni potrà interrogare la parte offesa, escutere i testi e produrre documenti, cioè potrà dimostrare che tutti i comportamenti scorretti descritti nella missiva incriminata come diffamatoria sono stati messi in atto da Russo e quindi ambire all’assoluzione per aver legittimamente esercitato il diritto di critica».
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