di Ugo Bellesi
Il restauro del palazzo Ex Gil di via don Bosco a Macerata ha interessato moltissimo la cittadinanza maceratese rendendosi conto di quanto si fosse degradato nel tempo un edificio elegante e strutturalmente ancora valido. Interesse che è stato riconfermato con la folta affluenza di cittadini alla conferenza organizzata dall’associazione culturale “Le Casette” nei locali della Filarmonica di via Ghino Valenti. Ha aperto i lavori il presidente dell’associazione Pierluigi Pianesi e, subito dopo, sono stati particolarmente apprezzati gli interventi dell’assessore Narciso Ricotta (che ha ricostruito tutto l’iter che è stato necessario per realizzare quello che poteva sembrare soltanto un ambizioso progetto ma che poi si è rivelato un lavoro indispensabile per riscoprire la bellezza di un edificio che era irriconoscibile) e di Carlo Carelli (che ha tracciato le vicende che hanno portato questa struttura ad avere numerose destinazioni nel corso degli anni, soffermandosi in particolare ad illustrare le varie attività sportive che vi si sono svolte nelle varie epoche fino ai giorni nostri).
La relazione centrale è stata quella dell’architetto Giuseppe Rinaldesi che ha svolto una scrupolosa ricerca storica e documentaria proiettando sullo schermo tutti i vari progetti, ristrutturazioni e modifiche che dal 1933 ad oggi avevano cambiato il volto di quella che in origine era una elegante palazzina in stile modernissimo per quegli anni. Egli ha premesso alla sua relazione un excursus molto interessante sugli stili architettonici che si sono succeduti nel tempo, partendo dall’architettura neoclassica (stile palazzo Ugolini e Sferisterio di Macerata), proseguendo poi con il neo classicismo semplificato (tipico dell’architetto Piacentini), con il movimento moderno degli anni ‘20/’30, con lo stile liberty e il modernismo tra fine ‘800 e primo decennio ‘900 (quando si imposero Walter Gropius e Le Corbusieri) per arrivare all’architettura dell’era fascista (tipica la stazione centrale di Milano e il palazzo M a Latina). Alcuni esempi di questo stile a Macerata sono il palazzo delle Poste del 1922, la Casa del fascio del 1936 e il palazzo del Mutilato del 1936.
La Casa del balilla il cui progetto fu affidato all’architetto Mario Ridolfi nel 1933 venne realizzata in via Umberto I (ora via Don Bosco) partendo da due vecchi corpi di fabbrica in muratura che erano stati occupati da una segheria e da un deposito. Queste due strutture vennero integrate da un nuovo edificio in cemento armato. I tre volumi, ricavati da tre strutture diverse, finirono per comporre un insieme dall’aspetto assai gradevole. Inaugurata nel 1935 l’opera risulta ispirata al razionalismo tedesco (unico in provincia di Macerata) ma con riferimento a Le Corbusier, risultando quindi uno stile antitetico a quello del Bazzani che invece aveva imposto il suo stile neoclassico a Macerata con vari edifici come palazzo delle Poste e Casa del fascio. Egli reagì innovando la sua progettualità nella creazione del palazzo del Mutilato che, come è evidente, ha uno “stile del Littorio”.
La Casa del balilla era a disposizione dell’Opera Nazionale Balilla (Onb), creata nel 1926 e destinata ai giovani tra i 13 e i 18 anni ad integrazione dell’educazione scolastica con finalità di assistenza, educazione fisica e morale, ma anche spirituale, culturale e religiosa, nonchè all’istruzione premilitare, ginnico sportiva, professionale e tecnica. In particolare si tendeva ad infondere una disciplina e un’educazione militare. La Gil (Gioventù italiana del littorio) fu creata nel 1937 per ragazzi da 6 a 17 anni e vi confluì l’Opera nazionale balilla. Finita la 2° guerra mondiale, durante l’occupazione delle truppe di liberazione, gli alleati usarono la palazzina della Gil come rimessa di automezzi. Negli anni ’50 quella che allora era semplicemente la Gioventù Italiana destinò la struttura ad attività ludico sportive. Intanto venivano riparati i danni della guerra ed eseguiti anche ampliamenti e modifiche strutturali. Soppressa la G.I. l’edificio passò al comune di Macerata che fece ulteriori modifiche e la palazzina cambiò volto con nuovi volumi, modifiche dei prospetti e delle finiture, inserendo nuovi impianti tecnologici. Ora l’architettura elegante della palazzina è stata ripristinata ed avrà una nuova vita grazie al progettista del restauro architetto Luigi Pavoni e al direttore dei lavori architetto Giulia Paoloni. Il relatore Rinaldesi ha avuto al termine della sua interessantissima conferenza i complimenti di tutti i presenti ed è stato salutato da un caloroso applauso della folta platea di ascoltatori.
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