Un rudere diventa opera d’arte:
“Il tempio delle sfingi” sui Sibillini

USSITA - Apparsa nel giro di poche notti, l'istallazione ha dato nuova vita allo scheletro dell'incompiuta di Frontignano. Mistero sugli autori che restano nell'anonimato

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di Federica Nardi

Dopo 50 anni di abbandono lo scheletro dell’incompiuta di Frontignano ha preso colori e forma. Un vero e proprio mistero avvolge l’apparizione, nell’arco di una notte o poco più, di un’opera d’arte con tanto di scheda informativa a corredo dell’istallazione, che è stata chiamata “Il tempio delle sfingi”.

sfinge-8-325x217Le colonne del rudere che accoglie chi passa per la frazione di Ussita in direzione del quartiere di Sammerlano sono diventate rosse, gialle e blu e ad “abitare” la struttura ci sono immagini di bambini, bambine e di sfingi. Non quelle dell’antico Egitto ma i curiosi insetti che assomigliano a colibrì e che spesso vengono avvistati in montagna. “Un’opera partecipata – si legge nel foglio attaccato a una delle colonne – realizzata collettivamente, nata da una ricerca sul campo di foto e ricordi appartenenti a chi ha trascorso l’infanzia ad Ussita e frazioni, ma anche in altri posti d’Italia che si sono intersecati con queste comunità”. Perché la sfinge? Ecco la spiegazione: “Strano insetto alato chiamato anche sfinge colibrì, è una piccola falena equilibrista, tanto rapida quanto inamovibile nel suo volo di nutrimento. La sfinge è l’armadio che ci trasporta in un altro mondo, l’archetipo della porta spazio temporale verso il ritorno alla nostra infanzia, il contatto con il magico e la meraviglia”. L’opera vorrebbe essere insomma “una macchina del tempo” in un momento delicato per la comunità: quello della ricostruzione dopo il terremoto che in diversi casi dovrà ripensare completamente interi quartieri. Un invito quasi a tornare bambini per ritrovare la forza e la speranza di rilanciare il territorio.

sfinge-1-325x217I primi ad accorgersene sono stati gli stessi ussitani, che hanno condiviso una foto in uno dei gruppi Facebook del paese. Subito si è scatenata un’accesa discussione tra i sostenitori degli ignoti artisti (non c’è firma sull’opera) e chi invece ritiene che l’operazione sia di dubbio gusto e che abbia peggiorato l’impatto ambientale del rudere. «Da ecomostro a opera d’arte, veramente una bella idea, dopo tanti anni», scrive uno dei commentatori. Ma tra i tanti complimenti agli ignoti “Banksy” di montagna, c’è anche chi spera che la nuova attenzione sul rudere sia l’occasione per demolirlo. Il sindaco Vincenzo Marini Marini nel frattempo l’ha vista anche lui in foto. «La andrò a vedere dal vivo – dice -. La discussione che si è accesa dimostra la grande vivacità della comunità legata a Ussita, al di là dell’opera in sé».

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I basamenti dell’incompiuta

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