di Monia Orazi
Cinema Italia stracolmo ieri sera per Concita De Gregorio. L’editorialista di Repubblica ha fatto il tutto esaurito tanto che gli organizzatori sono stati costretti a bloccare l’accesso alla sala, visto che i posti a sedere erano tutti occupati, con molta gente in piedi. Soltanto una decina di fortunati, sono riusciti ad entrare alle 21,40 al termine della proiezione del film, quando la giornalista e scrittrice è arrivata per il dibattito ed ha detto agli organizzatori con un sorriso: «Sono tanto pochi, lasciateli passare», aprendo lei stessa le porte e facendoli entrare. Protagoniste della serata sono state le donne ed i loro sogni, le vite trascorse e lo sguardo al futuro che verrà, attraverso l’essere madri, custodi ed innovatrici nel modo di vivere allo stesso tempo. Prima della chiacchierata che Concita De Gregorio ha fatto con Chiara Valerio, è stato proiettato il film «Lievito madre, le ragazze del secolo scorso», realizzato dalla giornalista con Esmeralda Calabria, che raccoglie le interviste a quindici donne più o meno note, realizzate dal gruppo di donne che hanno lavorato insieme a De Gregorio nel progetto collettivo “Cosa pensano le ragazze”. Amore, sogni e desideri, figli, genitori, il tempo che modifica il corpo, le conquiste della maturità: il documentario restituisce una carrellata di esperienze vissute, volti pieni di attimi intensi, occhi e parole che scrutano nel futuro, regalando tanti spunti di riflessione sulla condizione femminile, a cavallo tra i diversi modi di essere delle generazioni a confronto.
Concita De Gregorio apre le porte del cinema Italia e fa entrare una decina di fan rimasti fuori
«Mia nonna ha avuto dodici figli, io ne ho conosciuti quattro, voleva per loro che mangiassero e non avessero freddo, mia madre ha voluto per noi che studiassimo e che ci emancipassimo, noi invece per i nostri figli vogliamo che siano felici, per questo abbiamo anticipato loro tutti i desideri, saturandoli – ha spiegato Concita – è questo il motivo per cui le nuove generazioni faticano ad esprimere i desideri. Per loro conta la dimensione della popolarità, di fronte ad una folla di sconosciuti, come quelli dei social network. L’unico antidoto alla manipolazione è la conoscenza». Ha proseguito nell’analisi la giornalista: «Per essere popolari si deve fare una sola cosa, imitare coloro che lo sono e fare quello che già funziona. Ad un figlio puoi dare vestiti, un tozzo di pane e libri, ma non puoi regalare la felicità. Ricordo un consiglio di classe assurdo anni fa, in cui tanti quarantenni affermati, discutevano su come evitare che i loro figli di otto anni, dovessero imparare le tabelline a memoria. Ebbene vi do una notizia, un altro modo non c’è. Dobbiamo far riscoprire loro che servono fatica, impegno e sacrificio, per soddisfare i loro bisogni, che sono anche i sogni». Sulla differenza tra il mondo degli adolescenti di oggi e il passato ha aggiunto: «Quando sono entrata a Repubblica avevo 26 anni ed ero vicina a Miriam Mafai, mi confidò che non si era potuta iscrivere a Giurisprudenza, perchè alla sua generazione non era permesso. La mia generazione ha la responsabilità di tutte le conquiste e le lotte di chi l’ha preceduta, però ai nostri figli abbiamo consegnato un mondo in cui non riescono più a desiderare. Oggi i ragazzi questa responsabilità non la sentono più. Io d’estate mi annoiavo, a volte mangiavo quello che non mi piaceva, oggi ai ragazzini si chiede cosa preferiscono fare, tra le discipline sportive, se si annoiano gli si trova qualcosa da fare. Se non lasciamo un bambino piangere, è perchè siamo noi genitori ad avere il problema di affrontare la sua sofferenza». La scrittrice ha affermato che le nuove generazioni ad un certo punto prenderanno in mano la propria esistenza: «Mio figlio più piccolo non leggerebbe mai le note a piè di pagina del libro, quando gli hanno chiesto di studiare il Gattopardo, ha chiesto l’audiolibro. E’ una battaglia persa in partenza, è inutile combattere battaglie che non si vincono, il loro mondo va capito, dobbiamo entrarci dentro e renderli responsabili, a volte dobbiamo essere noi a scegliere per loro». La conclusione del dibattito è stata un invito a prendere in mano la situazione: «Per cambiare qualcosa non si deve aspettare, ma si deve vivere come se il mondo che si desidera esistesse già. Immaginare come vogliamo che sia il mondo tra venti, cinquant’anni e vivere come se tutto si fosse già realizzato. E’ quello che ho fatto affittando un appartamento, chiedendo a ciascuna delle donne che hanno partecipato a questo progetto di portare quello che poteva, soltanto il proprio tempo. Se avessimo bussato alle porte per cercare chi producesse il tutto, avremmo ricevuto dei no. Siamo andate avanti ed alla fine tutto si è realizzato. Una studentessa liceale ha portato la sua rete di giovani, un’altra che sapeva cucinare ha nutrito tutte noi, ciascuno ha messo del proprio ed abbiamo raccontato cosa pensano le ragazze del secolo scorso». Al termine della serata le due scrittrici, Concita De Gregorio e Chiara Valerio hanno firmato a lungo autografi ai loro volumi. Oggi ultimo giorni di Macerata Racconta, con la fiera dell’editoria e tanti appuntamenti.
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