di Maurizio Verdenelli
(foto di Luciano Carletti)
L’altopiano ha riabbracciato a distanza di vent’anni (quasi) esatti, il suo eroe. “All’alba del 26 settembre 1997, dopo la prima scossa (magnitudo 5.6, ore 2.33, epicentro Cesi ndr) e prima della seconda ancora più forte (magnitudo 6.1, epicentro Annifo, ore 11.42 ndr) ero già con il furgoncino dell’Ingv all’ingresso di Colfiorito, proveniente a tutto gas da Roma. Lo piazzai all’ingresso del paese tra il caseificio e l’albergo ‘Lieta Sosta’: fu una lunga, indimenticabile permanenza. Così, io romano sono diventato un uomo di questa Terra di mezzo. Che bello ritrovarmi fra tanti amici che come me certamente non hanno dimenticato quei lunghi mesi terribili”.
Parole del dottor Alessandro Amato (“no, professore non sono” dice a chi lo presenta) uno dei massimi sismologi e geologi del nostro Paese, dirigente dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), responsabile di ricerca dell’allerta tsunami. Amato, jeans, camicia azzurra a scacchi, umanità dirompente, dopo quell’esperienza umbro-marchigiana è stato per sette anni direttore del Centro nazionale terremoti e membro della commissione Grandi Rischi. “Mai visto una sequenza simile” Amato, in un’intervista all’Ansa, ha commentato così a gennaio le scosse di magnitudo 5 che avevano fatto ripiombare nella paura le popolazioni del Centro Italia già colpite ad agosto.
‘L’uomo dei terremoti’, un mese dopo quell’intervista, ha dato alle stampe un libro che ha fatto scalpore: “Sotto i nostri piedi. Storie di terremoti, scienziati e ciarlatani”: un viaggio attraverso le vicende e le teorie (scientifiche e non) per spiegarli e dei tentativi di prevederli. “Dopo ogni terremoto –dice lui, sorridendo- c’è sempre qualcuno che l’aveva previsto: i Maya, la zia Santuzza, il cane del vicino”. Ed in effetti, vent’anni fa, la cagnetta Priscilla della piccola Samanta Maggi, a Civitella di Serravalle, si fece una solida fama di sismologa: quando cominciava ad abbaiare tutti scappavano da casa perché era sicuro l’arrivo di una scossa. Priscilla non sbagliava infatti mai. Ed un capitolo su ‘Animali e terremoti’ con sciami non sismici ma di rospi, è presente nel libro di Amato che sabato ha fatto il pieno di ‘simpatia’. Attorno a lui i tanti amici dell’altopiano: da Dante Santoni, titolare del ‘Lieta Sosta’, ai fratelli Lino e Letizia Loreti a Paolo Gubbini, consigliere delegato del comune di Foligno per il Parco di Colfiorito, residenti ed operatori commerciali della frazione montana folignate che la nuova superstrada ha riavvicinato al capoluogo adducendo benessere.
Un ritrovarsi festoso, sabato sera, grazie alla 40. edizione della Festa Mercato della Patata Rossa (presieduta da Stefano Morini) che ha aperto a Colfiorito le porte ad un convegno d’eccezione di cui fervido tessitore è stato il professor Cristiano Fidani. Lo studio dei terremoti recenti a venti anni dal sisma umbro marchigiano del ’97 è stato il tema generale del convegno -coordinato dal vostro cronista. Relatori d’eccezione hanno fatto il punto sugli studi recenti relativi agli sciami sismici della fascia appenninica da Gubbio a Sulmona. Dal professor Massimiliano Barchi, direttore del dipartimento di Fisica e Geologia dell’Università di Perugia su ‘Terremotio e tettonica attiva in Italia Centrale’, passando allo stesso Amato (‘Venti anni di terremoti da Serravalle/Colfiorito ad Amatrice e Norcia: cosa (non) abbiamo imparato?”; da Luisito Sdei (metereologo Osservatorio Gea su ‘Presunte correlazioni fra situazioni meteorologiche ed eventi sismici’) allo stesso professor Cristiano Fidani, direttore della rete elettromagnetica dell’Italia Centrale (‘Dalle luci sismiche di Colfiorito alle osservazioni dalla rete elettromagnetica dell’Italia centrale’) alla dott.ssa Alice Bertuzzi (psicologa Osservatorio Gea su ‘Resilienza: la capacità antisismica del bambino e dell’adulto’).
Una full immersion tra storia, attualità, scienza, cronaca, testimonianze. Ha detto Barchi ricordando due date vicine: quella di giovedì prossimo, ad un anno dal terremoto del Centritalia e quella del 26 settembre, a venti dalle sisma umbro-marchigiano: “Lo Stato, nonostante la vastità del problema che tocca l’intera penisola ad eccezione della Sardegna, finanzia poco la ricerca sui terremoti. Le scarse risorse sono riservate solo agli enti di ricerca, niente alle università: e non sono poche quelle in Italia centrale dove la maggior parte degli eventi si manifestano con ritmo ormai regolare”. Già, si possono prevedere i sismi? C’è in fondo questa possibilità, soprattutto dai fenomeni elettromagnetici. Come i lampi azzurri emersi dalla superficie dell’altopiano visti da un agricoltore ad Annifo la settimana prima di quel drammatico 26 settembre 1997; come le macchioline e le sfere luminose captate dalle apparecchiature scientifiche in zone poi dove la terra ha tremato, ha detto il professor Fidani. Interessante le ricerche meteo di Sdei sulle meteorologia. “Una grande scoperta fu quella del 23 febbraio 1879, prima di una scossa di magnitudo 5.6, in Valnerina: venti meridionali, una ‘strana’ aria di tempesta…”.
Ed in inverno precipitazioni abbondanti nevose, come il 18 gennaio scorso. “Una gran calura, quel 25 settembre di 20 anni fa” ha ricordato da parte sua il sindaco ‘del terremoto’ Venanzo Ronchetti: una memoria confermata anche da Mario Baroni, primo cittadino di Muccia, paese martire due volte del sisma, nel ’97 e nell’ottobre scorso. Molti i sindaci chiamati da Morini (circa 40) ma solo due sono intervenuti: “Qualche mio ex collega non dimostra la grinta che ci vorrebbe in quetsi momenti cruciali, tanto che ormai si creano nella base comitati popolari spontanei per sollecitare il governo,: io stesso sono stato chiamato a farne parte” ha detto Ronchetti. Da parte sua, Amato nel confermare che molte cose non abbiamo imparato dai terremoti, ha lanciato sul maxischermo una prima pagina famosa del ‘Mattino’, all’indomani del terremoto dell’Irpinia: “Fate presto”. Un monito rimasto celebre nella storia della comunicazione giornalistica e mai più ripetuto.
In conclusione il bell’intervento della psicologa Bertuzzi preceduto dalla lettura drammatica di lettere tratte da “Mi tremava anche il sogno” del maestro di Serravalle, Antonio Mosciatti che raccolse le testimonianze dei propri scolari vent’anni fa. Treiesi le voci recitanti, la scrittrice prof. Liana Maccari e il poeta Maurizio Angeletti. I traumi post sisma rimarranno per sempre nella storia personale dei bambini, come lesioni immaginabili nell’anima anche da adulti, ha detto la dott.ssa Bertuzzi. Una conferma venuta dal dipartimento di salute mentale dell’area vasta di Macerata che ha calcolato in 140 i morti per i disagi vissuti del post sisma nel Maceratese, nel Fermano e nell’Ascolano, a fine 2016 (leggi l’articolo). La scienza non ha fatto dimenticare l’attualità e i bisogni della gente: la Sagra ha organizzato, ancora sabato, uno spettacolo per le migliaia di visitatori il cui incasso è stato devoluto alle popolazioni colpite dal terremoto del Centritalia.
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