Il convegno all’Università di Macerata
(Foto di Lucrezia Benfatto)
A meno di due settimana dal G7 dell’ambiente, che il governo italiano ospiterà a Bologna l’11 e 12 giugno per un confronto su scala internazionale in materia di sviluppo sostenibile e di economia circolare, l’università di Macerata (dipartimento di giurisprudenza) ha dedicato a questi stessi temi un’intera giornata di studi, patrocinata dall’AIDAmbiente. Lo ha fatto con un convegno a carattere interdisciplinare dal titolo “Diritto dell’ambiente ed economia circolare” che, accreditato anche come momento formativo da parte dell’Ordine degli avvocati, ha visto la partecipazione di giuristi, economisti e rappresentanti di associazioni ed aziende fattivamente impegnate a sviluppare fattori di crescita economica e sociale sostenibili. Un incontro a più voci – ha spiegato, nell’introdurre e moderare la prima parte dei lavori, Francesco de Leonardis, docente di diritto amministrativo e direttore scientifico del convegno – reso indispensabile dalla stessa natura di economia circolare. Un concetto che tende ad evitare la produzione di rifiuti in senso classico, e dove ogni cosa possa essere riutilizzata, rinnovata, rigenerata. Un’idea dirompente che investe la legislazione, e quindi il diritto, come anche la produzione e il consumo, quindi fattori economici e culturali. Con l’economia circolare, insomma, vengono anche a cadere – ha aggiunto De Leonardis – le barriere tra diritto ed economia. Del resto lo stesso diritto ambientale è una materia che negli anni ha assunto interessi trasversali, come ha ricordato nel suo saluto introduttivo il direttore del dipartimento, Ermanno Calzolaio e la cosiddetta “green economy” – gli ha fatto eco Elisa Scotti, direttore del Master che da anni Unimc dedica alle nuove problematiche della pubblica amministrazione – è una sfida sempre più importante anche per il settore pubblico.
Rosita Pretaroli
Cos’è l’economia circolare? Perché può segnare il futuro? Ci sono già modelli virtuosi? Quali sono gli ostacoli? Queste le domande a cui il convegno ha cercato di dare risposte. Rosario Ferrara, ordinario di Diritto amministrativo all’università degli Studi di Torino e docente di Diritto dell’ambiente all’università Luiss di Roma, i cui studi in tema di diritto dell’ambiente costituiscono da tempo un punto di riferimento imprescindibile per quanti si occupano della materia, ha spiegato che economia circolare è innanzitutto un “sistema” in cui tutte le attività si svolgano affinché i rifiuti di uno diventino risorse per altri. Questo – ha aggiunto il docente torinese – comporta la necessità di una legislazione più stringente e un adeguamento delle norme già in vigore, a partire da quella sui rifiuti, introducendo il concetto di ciclicità. L’aspetto normativo di settore ed in particolare gli “appalti verdi nel nuovo codice dei contratti pubblici” è stato affrontato da Stefano Villamena, docente di diritto amministrativo all’ateneo maceratese, che ha evidenziato alcune delle principali novità in vigore dal 20 maggio scorso. Tra queste, l’introduzione di un nuovo lessico in cui spicca la definizione di “costo del ciclo di vita” del bene, dell’opera o del servizio.
Stefano Villamena
Rosita Pretaroli, docente presso il dipartimento di economia e diritto, si è soffermata sulle valutazioni delle politiche economiche ambientali in relazione alla produzione di reddito. Ponendo l’accento sull’assenza di una definizione univoca di “economia circolare” e sulla mancanza ancora di un’ampia letteratura sul tema, la docente di Unimc ha ricordato come alcuni aspetti insiti in tale moderno concetto fossero già presenti quasi cinquant’anni fa negli studi e nelle teorie dell’economia Wassilly Leontief, premio Nobel per l’economia nel 1973. Di “rifiuti come risorse”, in un contesto di normativa europea, ha parlato Chiara Feliziani, per la quale la maggiore attenzione alla sostenibilità ambientale è “merito” anche dell’avvento nel 2007 della crisi economica che ha favorito “un nuovo ruolo da assegnare all’ambiente nell’ambito delle politiche pubbliche, compresa quella economica”.
Rosario Ferrara
La stessa strategia “Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva”, infatti, non solo ha dettato le linee programmatiche, ma ha ispirato la gran parte delle azioni successivamente intraprese dall’Unione e dagli Stati membri. Pamela Lattanzi ha affrontato, sotto l’aspetto economico, sociale e ambientale, il tema dello spreco alimentare quale settore prioritario d’intervento nell’ambito del pacchetto UE sull’economia circolare. La relatrice ha messo anche a confronto la recente legge italiana sul recupero e la donazione di beni alimentari in favore di soggetti che operano senza scopo di lucro con le analoghe norme in vigore in Francia e di prossima entrata in vigore in Romania. In questi due paesi, è stato fatto osservare, sono previste anche delle sanzioni che, invece, sono assenti nella nostra normativa nazionale.
Del ruolo delle aziende di igiene urbana e delle ricadute delle loro performance sull’economia locale si è occupata Francesca Bartolacci che ha presentato il risultato di un’indagine empirica condotta su 52 aziende di media dimensione di tutta Italia che operano su un bacino di dieci milioni di abitanti, da cui è emerso che il Centro Italia produce una maggiore quantità di rifiuti pro capite, ma può vantare anche buoni risultati sul fronte della “differenziata”, come ad esempio la provincia di Macerata.
Francesco De Leonardis
Aspetti innovativi legati alla sostenibilità ambientale e che si inseriscono a pieno titolo anche nel sistema di economia circolare sono stati affrontati da Cristiana Lauri che ha parlato di Smart City, ovvero quell’insieme di strategie di pianificazione urbanistica finalizzate al riuso e recupero di spazi urbani oltre che all’innovazione dei servizi pubblici in un’ottica di efficienza energetica.
Il convegno, inserito nell’ambito di un più ampio progetto di ricerca dal titolo “Mercato e ambiente: la sostenibilità dei processi produttivi e dei prodotti”, svolto all’interno della cattedra di diritto amministrativo del dipartimento di giurisprudenza dell’università di Macerata, si è concluso – alla presenza del rettore, Francesco Adornato – con una tavola rotonda moderata da Francesca Spigarelli, alla quale hanno preso parte: Gianluca Pesarini, presidente di Confindustria Macerata e titolare dell’azienda Vismap di Treia, Nando Ottavi, presidente di Nuova Simonelli di Belforte del Chienti; Giancarlo Longhi, presidente di Coripet (Consorzio fra produttori di bottiglie e altri contenitori in PET); Marco Versari, presidente di Assobioplastiche; Carmen Craca, rappresentante della startup Cibiamoci che si occupa di recupero delle eccedenze alimentari destinate ai soggetti bisognosi.
Si è parlato di prassi virtuose di sostenibilità ambientale in sede di produzione e consumo, di eccellenze in Italia, sia nel privato, sia nel pubblico, ma anche di normative che non sempre riescono a stare al passo con l’innovazione o dove spesso mancano precise disposizioni in materia di controlli e sanzioni. Tutti hanno convenuto su un punto: fare politiche economico-ambientali non deve essere visto come un onere, ma in prospettiva come un vantaggio. Consumare meno materie prime e produrre nuove risorse si traduce in maggiore competitività non solo per le aziende, ma anche per il Paese. Il convegno di Macerata si è inserito a pieno titolo in un dibattito oggi di particolare attualità, affrontando con un approccio multidisciplinare un tema destinato a svilupparsi ancora più rapidamente negli anni futuri ed ha rappresentato anche un momento di utile confronto e collaborazione tra università e mondo produttivo.
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