In “Ad personam” i misteri
della “Crocifissione di Monte San Giusto”

ARTE - Nell'ultima pubblicazione edita da Liberiibri, Giulio Angelucci propone un'inedita ricostruzione storica e artistica della vicenda legata al capolavoro di Lorenzo Lotto commissionato da Nicolò Bonafede

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ad personamUna nuova pagina sulle opere di Lorenzo Lotto scritta proprio a Macerata. Con la sua ultima opera “Ad personam” edita dalla Liberi Libri con la partecipazione del Comune di Monte San Giusto, Giulio Angelucci propone un’inedita ricostruzione storica e artistica della vicenda legata alla nascita e alla realizzazione del capolavoro del maestro “la Crocifissione di Monte San Giusto”. Una pala d’altare commissionata al Lotto nel primo Cinquecento da Nicolò Bonafede, Vescovo di Chiusi, originario di Monte San Giusto, per adornare la locale chiesa di Santa Maria in Talusiano dove si trova tuttora esposta. Attraverso una lunga e rigorosa ricerca condotta su documenti e materiali d’archivio, utilizzando una forma narrativa lontana dal gergo accademico e un linguaggio quasi da romanzo giallo, il critico e storico d’arte Angelucci conduce un’avvincente inchiesta che getta una luce nuova su questioni irrisolte ed elementi inediti dell’opera, focalizzando l’attenzione soprattutto sulla figura del committente Nicolò Bonafede (Monte San Giusto 1463-1534). Autentico self-made man del Cinquecento Bonafede era fiduciario di ben cinque papi, uomo politico e militare, mecenate protagonista di diverse iniziative artistiche. Accanto a una scrupolosa analisi formale dell’opera, incrociando dati documentari e solidi indizi Angelucci ricostruisce un contesto storico e culturale dove entrano in scena la corte papale, le grandi famiglie romane, il raffaellismo trionfante a Roma, la Riforma protestante. Centro focale del racconto è il rapporto fra pittore e committente, la cui personalità emerge arricchita di nuovi dettagli, grazie anche a un’accurata rilettura del memoriale, già studiato da Monaldo Leopardi nell’Ottocento e ampiamente antologizzato in appendice al volume. La novità più rilevante è costituita dall’ipotesi, sostenuta da forti indizi, di un viaggio fin qui inedito compiuto da Lotto nel 1522 in Sassonia, a Lipsia e a Wittemberg, dove sarebbe entrato in contatto con un dipinto decisamente luterano, l’Epitaffio Schmidburg di Georg Lemberger, che viene individuato come il modello adottato per la Crocifissione, opportunamente modificato nel contenuto religioso.

Se a Lipsia il soggetto è il rapporto della famiglia committente con le Sacre Scritture, a Monte San Giusto il fulcro è rappresentato dall’apostolo Giovanni rivolto verso Bonafede intento alla pratica della devotio moderna, in tal modo partecipe al mistero del Calvario e destinatario esclusivo del messaggio evangelico da trasferire ai fedeli. Nella “Crocifissione” dunque si leggerebbe la presa di posizione di Lotto nel dibattito religioso rispetto alle tesi di Martin Lutero. Altra novità: la proposta di datazione. Secondo la ricostruzione dell’autore, l’incontro tra Lotto e Bonafede sarebbe avvenuto fra 1523 e 1525 e la “Crocifissione di Monte San Giusto” sarebbe stata concepita nel 1524, l’incarico formale risalirebbe al 1525, la realizzazione e la firma al 1526 (a Bergamo), la spedizione da Venezia nelle Marche all’estate 1527.



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