Ingegnere si rivolge al ministero
contro il divieto di salire sulle scogliere
“E’ limitazione della libertà personale”

CIVITANOVA - Giorgio Medori ha firmato un esposto per chiedere l'annullamento dell'ordinanza: "E' palese l’abuso di potere ed arbitraria interpretazione delle leggi"

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Molo Civitanova Marche _ Foto LB

Il molo di Civitanova

Un civitanovese contro la capitaneria di porto. Ha firmato e inviato un esposto al ministero delle Infrastrutture e Trasporti e al comando generale delle capitanerie di porto Giorgio Medori, di professione ingegnere che ravvisa nella modifica al regolamento una limitazione della propria libertà personale, tanto da scrivere fino a Roma per far valere le sue ragioni. La questione è relativa al divieto presente nel regolamento del porto di salire o camminare sulle scogliere. La limitazione, in realtà da sempre presente nel regolamento ha interessato recentemente anche i pescatori che due settimane fa sono scesi al molo per protestare e in seguito hanno incontrato il comandante del porto e l’amministrazione per arrivare ad una sintesi che tenga conto di tutte le esigenze. Medori nell’esposto cita l’ordinanza 61 del 2011 con la quale il regolamento è stato modificato. «L’ordinanza risulta palesemente illegittima costituzionalmente per la limitazione della libertà individuale sancita dall’art.16 della costituzione italiana – scrive Medori – la limitazione della libertà individuale in termini di sicurezza personale al cittadino pedone con la proibizione dell’uso delle scogliere per fini turistico ricreativi, pesca sportiva verso il mare aperto, risulta sanzionabile per eccesso di potere nei presupposti di fatto e di diritto. Infatti risulta chiaro come recita la stessa ordinanza chiunque vi acceda  lo fa a proprio rischio e pericolo e non può essere sanzionato come chiunque acceda alle nostre montagne, laghi, fiumi. Risulta palese perciò  l’abuso di potere ed arbitraria interpretazione delle leggi e si richiede l’annullamento dell’ordinanza per il divieto di accedere alle scogliere liberamente, segnalando come risulta ovvio, che chiunque lo fa a proprio rischio e pericolo».

(l. b.)



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