A Macerata il primo campo da tennis fu realizzato nel 1924 allo Sferisterio su iniziativa di un giovane Cesare Ciotti, che poi sarebbe diventato, da avvocato, il principe del foro e, da esponente politico, una delle più autorevoli figure del partito repubblicano locale. E’ difficile immaginare, oggi, come si potesse giocare a tennis nell’arena dei Cento Consorti alternandosi alle opere liriche e alle partite di pallone a bracciale. Questa data, tuttavia, dimostra che il tennis maceratese ha raggiunto l’età di novant’anni e che hanno fatto bene, il grafico Giovanni Cioverchia e il presidente dell’associazione Carlo Capodaglio, già premiato, l’anno scorso, con la “Stella d’oro” del Coni per meriti sportivi, a celebrarlo nel libro che appunto s’intitola “90 anni di tennis a Macerata”: ben 732 pagine e un ricchissimo corredo di immagini che di questa lunga storia raccontano tutto. E non si creda che si tratti di un fatto strettamente locale, giacché alla presentazione del libro, nell’auditorium di San Paolo, hanno partecipato, oltre a quasi cinquecento persone, il presidente della federazione mondiale del tennis Francesco Ricci Bitti, il vicepresidente della federazione europea Michele Brunetti e la notissima campionessa di un recente passato Lea Pericoli. La presenza del sindaco Romano Carancini, infine, testimoniava il sostegno dell’amministrazione comunale a questo sport, che è stato, nei decenni, prezioso e continuo.
1924, dunque. Poi, nel 1929, racchette e palle si trasferirono nel cortile del palazzo Conti-Ugolini, la futura sede del Consorzio Agrario e adesso della facoltà universitaria di lettere. E ancora, nel 1946, un nuovo campo, stavolta con spogliatoio, lungo il muro di recinzione del vecchio “Campo boario”. E ancora, nel 1959 e fino al 1975, due campi in via Dante, con spogliatoi, docce e gradinate per gli spettatori. Infine la sede attuale in via dei Velini: ben sette campi, tre dei quali coperti, e ampi locali a conferma della crescita e del rilievo anche civile di questo sport, che con la ginnastica e l’atletica leggera conta in città il maggior numero di praticanti, ma senza limiti di età, dai giovanissimi ai quasi anziani. Una “chicca”: nel 1931 l’inviato del Giornale d’Italia scriveva: “A Macerata, che già fu centro sportivo importante, ora non viene praticato altro che il solo tennis”.
I giovani agonisti del maestro Valentino Taroni, tra cui Carlo e Massimo Capodaglio, Mario Baldassarri, Claudio Giuseppucci, Antonio Sperandini, Andrea Valentini
Fin qui ho messo in evidenza il progressivo sviluppo dei terreni di gioco perché il “corpo” del tennis è anzitutto questo: un rettangolo di terra levigata, alcune strisce di gesso, due paletti, una rete. Ma dietro e al di sopra c’è l’ “anima”, ossia l’organizzazione societaria. Anche di questo, diffusamente e puntualmente, si occupa il libro, dai primi ed embrionali sodalizi degli anni Tenta e Quaranta alla nascita ufficiale – nel 1946, subito dopo la fine della guerra mondiale – di una vera e propria associazione, con presidenti, vicepresidenti, segretari, tesorieri e consiglieri, alla quale dedicò per lungo tempo la sua grande passione Geo Giuseppucci, al cui nome, oggi, essa s’intitola. Sono decine e decine di persone, in gran parte esponenti fra i più noti e stimati nelle professioni, nelle imprese, nella politica e nella pubblica amministrazione di Macerata. L’attività? Intensissima: organizzazione di tornei di livello regionale ma anche nazionale, partecipazione ad analoghi tornei nelle maggiori città italiane, uno sterminato albo d’oro di trofei, coppe e medaglie, corsi tecnici per ragazzini principianti e altre iniziative per la diffusione del puro dilettantismo sportivo. Quali sono stati e sono i tennisti maceratesi di maggior valore oltre i confini cittadini? Nel periodo fra le due guerre furono Mario Bianchini, concessionario provinciale dell’Alfa Romeo, Ettore Pompei, il “re” dei pasticceri, e Mario Cassio, capo della polizia stradale. Negli anni sessanta, settanta e ottanta Franco Saltari, Massimo Capodaglio, Giusto Concetti, Gino Ranciaro. E, più di recente, Giovanni Torresi, che forse deve anche ai suoi allori tennistici la carica di assessore provinciale allo sport. E ancora Alessandro Tombolini, messosi in luce fra i più bravi “under 15” italiani. E, sia pure indirettamente, Camila Giorgi, nata a Macerata nel 1991, che a soli cinque anni iniziò a roteare una minuscola racchetta sui campi di via dei Velini, e poi, prestissimo, seguì la famiglia, lasciò Macerata e adesso fa parte della nazionale italiana insieme con Sara Errani e Roberta Vinci, fra le numero uno al mondo nel doppio femminile.
Un gruppo di tennisti tra cui Mario Cassio, Raul Sinigallia, Mario Bianchini, Enzo Berardi, Cleofe Corradini
Uno sport elitario? Un tempo lo era, prediletto dai ceti “alti” per posizione sociale e benessere economico. Assolutamente non più, oggi, e da lungo tempo. Al contrario: anche nei suoi “dritti” e nei suoi “rovesci” c’è insomma qualcosa di “democratico” che ha definitivamente mandato nello spogliatoio le vecchie distinzioni di classe.
I lettori vorranno ora scusami se fra il serio e il faceto alludo a una vicenda mia personale di cui il libro, ovviamente, non si occupa. Ebbene, io cominciai a praticare il tennis molto tardi, diciamo a più di quarant’anni e con me lo fecero cinque o sei amici, ultraquarantenni pure loro. C’erano spettatori alle nostre partite? Certo, entusiasti. Anche se – e non sempre – solo le nostre mogli. E ricordo bene i miei singolari e i miei doppi disputati dapprima in via Dante e poi in via dei Velini. La qualità tecnica? Lasciamola stare, la si può immaginare. I “servizi”, spesso battuti da sotto, non erano “aces” e non di rado finivano in rete. Ma mi ci soffermo per porre in evidenza uno sport che oltre ai trofei e alle gare ufficiali dà spazio, nei livelli diciamo “bassi”, a una salutare attività fisica (assai meno noiosa del semplice “footing” o degli esercizi in palestra) aggiungendovi il divertimento del gioco e quel po’ di agonismo che fa litigare e poi porta al bar per una birra. E’ anche questo, in fondo, il significato individuale e sociale del tennis: porre un freno agli anni che passano e saldare vere amicizie. Posso dirlo alto e forte? Viva il tennis!
La conviviale che il Panathlon ha dedicato ai 90 anni del tennis a Macerata. Da sinistra Giovanni Cioverchia, Carlo Capodaglio, Romano Carancini, Lea Pericoli e Francesco Bitti Ricci (clicca sull’immagine per guardare il video)
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati