Promettevano un lavoro da badante
e fornivano documenti falsi
Nei guai un ultraottantenne e un professionista

Sono in corso ulteriori indagini volte a quantificare il compenso ricevuto dagli indagati, un 82enne di Porto Sant'Elpidio e un 55enne di Civitanova. Nella vicenda sarebbe coinvolto anche un geriatra residente nel fermano

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polizia-2-300x198Avevano messo in piedi un’organizzazione grazie alla quale cercavano di far entrare in Italia cittadini stranieri, per lo più pakistani, simulando la necessità di un badante e un domicilio fittizio. A finire nel mirino della squadra mobile della polizia due persone, M.R. di 82 anni, residente a Porto Sant’Elpidio, e P.C., 55 anni, domiciliato a Civitanova Marche. I due sono stati denunciati alla Procura della Repubblica di Macerata per i reati di falso ideologico commesso da privati in atto pubblico in concorso tra loro e tentato favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Le indagini hanno preso il via lo scorso dicembre, quando la polizia ha ricevuto una segnalazione secondo la quale le due persone denunciate si erano attivate presso lo sportello unico per l’immigrazione di Macerata al fine di far ottenere ad almeno cinque cittadini uomini extracomunitari di varia etnia, l’autorizzazione al lavoro per l’assistenza domiciliare a vantaggio della moglie di M.R. in quanto affetta da una malattia.

Le indagini sviluppate attraverso servizi mirati, hanno permesso di appurare che presso l’abitazione dell’anziana moglie di M.R,, pregiudicato, non c’era mai stata traccia di alcun badante. Inoltre la stessa donna, non solo non risultava gravata da alcuna malattia, ma anzi , al contrario appariva in ottima forma nonostante l’età avanzata.

Per ottenere il perfezionamento delle cinque pratiche, era stato coinvolto nella vicenda anche P.C. il quale, libero professionista anch’egli pregiudicato per fatti analoghi, aveva fatto figurare presso il comune di Civitanova, dove aveva prodotto documentazione falsa, di aver posto nella disponibilità di M.R. e di sua moglie, un appartamento al centro di Civitanova.

Anche grazie a precedenti indagini, è stato appurato che ogni straniero, specie di cittadinanza pakistana, per affrontare il cosiddetto “viaggio della speranza” e procurarsi il permesso di soggiorno con modalità simili a quelle scoperte dalla polizia, si vedono costretti a vendere i terreni di famiglia, l’attrezzatura di lavoro e, in alcuni casi, anche la casa dove risiedono i loro familiari pur di procurarsi il denaro necessario a soddisfare le richieste dei “benefattori”.

Sono in corso ulteriori indagini (nella vicenda sarebbe coinvolto anche un geriatra residente nel fermano) volte a quantificare il compenso ricevuto dagli indagati. Infatti, attualmente uno dei cinque pakistani è riuscito ad ottenere il permesso di soggiorno a seguito del quale si è trasferito in Sardegna.

(redazione CM)



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