di Alessandra Pierini
La semplicità di un pianoforte sul palco, di abiti d’epoca che portano in una batter d’occhio nelle sale da ballo in cui il valzer era l’indiscusso protagonista e le voci di bravi cantanti dalla mimica accentuata e piacevole sono elementi sufficienti per trasformare una serata di dicembre in un evento. Ancora meglio se il fine è la raccolta di fondi per un fine sociale. E’ quanto accaduto ieri sera al teatro Velluti di Corridonia dove è andata in scena l’operetta “La vedova Allegra”, vivace e piacevole spettacolo organizzato dal Comune di Corridonia in collaborazione con l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, fondato da Goffredo di Buglione nel periodo della liberazione di Gerusalemme a difesa dei luoghi Santi. «Dopo secoli – ha spiegato il responsabile Giovanni Martinelli – l’Ordine continua a difendere il Santo Sepolcro ma con azioni sociali quali la costruzione di asili, scuole, ospedali, chiese e le case per le ragazze madri. In questo momento stiamo raccogliendo fondi per un parco per l’infanzia al quale saranno destinate tutte le offerte raccolte questa sera».
Dopo la presentazione dell’iniziativa, il palco è stato invaso dalla musica con la formula vincente, ideata e curata da Paolo Santarelli, dell’integrazione tra narrazione della storia e scene ed arie più famose de “La vedova allegra”. Il soprano Barbara Aldegheri nei panni di Hanna Glavwari, ricca signora rimasta senza marito che le ha lasciato una eredità che fa gola a diversi pretendenti tra i quali Camille de Rossillon (Carlo Giacchetta), molto innamorato dei suoi quattrini e Danilo Danilowitsch (Enrico Nicola Zagni), seriamente affezionato alla donna con la quale in gioventù aveva avuto una relazione. C’è poi Mirko Zeta (il baritono Ferruccio Finetti) che fa di tutto La storia procede tra tattiche, dichiarazioni e corteggiamenti che sembrano, se visti alla luce di quanto accade nell’attualità, ancor più romantici e ricercati. Il tutto accompagnato dal pianoforte di Carlo Ardizzoni e dal corpo di ballo di Cingoli 1848.
Non poteva mancare il momento enogastronomico con il dolce “Rossini” proposto da una pasticceria con sede a Pesaro ma legata a Corridonia, nella quale è nata la titolare e dal vino liquoroso e profumato “Il Duca”. Gioia, quindi, per tutti i sensi ma soprattutto per i risultati ottenuti nel campo della solidarietà.
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