La divina che viene dal freddo infiamma il pubblico maceratese con la sua grazia, la sua eleganza e una tecnica impeccabile. Dopo quattro anni di assenza la grande danza torna allo Sferisterio, e se si potessero mettere insieme gli applausi dell’intera stagione lirica appena conclusa, non se ne conterebbero tanti così: l’Arena in festa risuona di “Bene, brava, bravi!”, regala applausi a scena aperta a Svetlana Zakharova e alle étoiles del teatro Bolshoi e dell’opera di Kiev durante tutto lo spettacolo, e tributa una scrosciante ovazione finale ai danzatori, richiamati infinite volte sul palco da tutti gli spettatori inchiodati alle sedie che battono le mani all’unisono. Con il Gala della Zakharova in trasferta all’Arena Sferisterio si è conclusa ieri sera la diciottesima edizione di Civitanova Danza, un evento speciale in prima ed esclusiva regionale realizzato in collaborazione con il SOF. Così, per la terza volta in sei anni, Civitanova “presta” un balletto del suo cartellone alla platea più ampia dello Sferisterio, dopo il trionfale Gala Performance del 2007 con Alessandra Ferri (nel suo addio alle scene) e Roberto Bolle, e Mi soledad, il personalissimo flamenco di Joaquín Cortés, nel 2005.
Lo spettacolo si apre all’insegna della passione con Carmen Suite, su coreografia di Alberto Alonso e musica di Georges Bizet e Rodion Ščedrin. Insieme a Svetlana Zakharova-Carmen danzano Andrej Uvarov (étoile del Balletto del teatro Bolshoi di Mosca) nel ruolo di Don José, Georgij Smilevski (solista del Balletto del teatro Stanislavskij di Mosca) nel ruolo del Torero Escamillo e Jan Vanja (solista del Balletto dell’Opera di Kiev), il Governatore. È una coreografia improntata su ritmi ben scanditi e movimenti stilizzati, che mette in risalto il carattere della ballerina e del suo personaggio, ne sottolinea la sensualità e insieme la modernità, la capacità di seduzione e il tormento, in un crescendo tragico in cui la protagonista e i due rivali in amore sono sempre accompagnati dalla figurina nera della morte, fino al drammatico epilogo. Nella seconda parte vanno in scena i pas de deux del repertorio classico e gli assoli. Si inizia con Le Corsaire, con coreografia di Marius Petipa su musica di Adolphe Adam e Cesare Pugni. A interpretare questo passo a due Anastasija Staškevič e Vjačeslav Lopatin, entrambi solisti del Balletto del teatro Bolshoi di Mosca, entrambi giovani e bravissimi.
Poi sul palco torna Svetlana Zakharova insieme ad Andrej Uvarov, per un altro pas de deux carico di fascino e di intensità tratto da Macbeth, con coreografia di Vladimir Vasiliev e musica di Kirill Molčanov. Vestita di rosso e avvolta da inquietanti luci rosse, la Zakharova dà prova delle sue eccezionali capacità espressive e interpretative, e sono le linee incredibili delle sue gambe e delle sue braccia a dare voce e corpo alle inquietudini e ai fantasmi che tormentano Lady Macbeth.
Dopo la parentesi contemporanea con l’assolo Feeling Good, danzato e coreografato da Denis Untila (solista dell’Aalto Ballet Theater di Essen) su musica di Nina Simone, si torna a un altro passo a due del repertorio classico con Esmeralda su coreografia di Jules Perrot e musica di Cesare Pugni. A interpretarlo due solisti del balletto dell’Opera di Kiev: Olga Kifjak e il giovanissimo Jan Vanja.
A questo punto del programma il balletto che, da solo, varrebbe il prezzo del biglietto. Svetlana Zakharova esegue Revelation, coreografia creata appositamente per lei dalla giapponese Motoko Hiroyama su musica di John William. Quando si ha la fortuna di poter assistere a un’esibizione di questo livello, allora si comprende la differenza che c’è fra una brava ballerina e l’incanto struggente. La Zakharova qui è pura emozione, è interiorità che si esprime attraverso la danza in un’interpretazione dolente e sinceramente commovente.
Seguono un altro assolo interpretato dal bravissimo Denis Untila, Les Bourgeois, con coreografia di Ben Van Cauwenbergh su musica di Jacques Brel, e il pas de deux da Les Flammes de Paris con coreografia di Vasilij Vajnonen e musica di Boris Asafiev danzato in maniera deliziosa, ricca di grazia, freschezza e talento da Anastasija Staškevič e Vjačeslav Lopatin, particolarmente apprezzati dal pubblico che li elegge a propri beniamini.
Il gran finale è affidato a un pezzo forte del registro classico e del repertorio personale della Zakharova: La morte del cigno con coreografia di Mikhail Fokin su musica di Camille Saint-Saëns. Un’interpretazione perfetta e memorabile, per bellezza, sensibilità e padronanza tecnica. La danzatrice ucraina, mamma da appena un paio di mesi, ha raggiunto a trentadue anni il top della propria maturità artistica e di una carriera mondiale. Un percorso che parte dalla Scuola Coreografica di Kiev con Valeria Sulegina, passa per l’Accademia di Ballo Vaganova di San Pietroburgo nella classe della famosa ballerina del Kirov Yelena Yevteyeva, fino ad arrivare al Kirov Ballet. Dal 1999 è artista ospite nelle maggiori compagnie del mondo tra le quali New York City Ballet, American Ballet Theatre, Ballet de l’Opéra de Paris, Corpo di Ballo del Teatro alla Scala di Milano, English National Ballet e New National Theatre Ballet di Tokyo. Nel 2003 diventa ballerina principale del Balletto del Bol’šoj a Mosca e nel 2007 étoile del Balletto del Teatro alla Scala di Milano.
Il pubblico maceratese l’aspettava con ansia perché ama il balletto, e la calorosa accoglienza di ieri sera ne è la prova. Del resto, il binomio grande danza-Sferisterio ha sempre funzionato, soprattutto negli anni Settanta e Ottanta quando si esibivano in arena i più grandi nomi nei balletti più famosi, come il mitico Bolero di Luciana Savignano, Giselle di Adam (1972 e 1980), Don Chisciotte di Minkus con Liliana Cosi e Marinel Stefanescu (1978), lo Schiaccianoci (1980), Les Sylphides di Chopin e Le Spectre de la Rose nel 1982 con Rudolph Nureyev e il London Festival Ballet, la Bella addormentata sempre nel 1982, il Lago dei cigni con Carla Fracci nel 1983, e poi ancora Coppelia, Romeo e Giulietta, la Serata di danza del Balletto del Teatro alla Scala (1987), il Macbeth (1988) e Carmen Mito del Gitano con Oriella Dorella (1989).
Poi, alla fine degli anni Ottanta il balletto abbandona il palco dello Sferisterio – a parte un Romeo e Giulietta nel 1995 – e trasloca a Civitanova patria del coreografo Enrico Cecchetti, che in suo onore nel 1994 crea il festival internazionale Civitanova danza. Tutto il resto è storia: passo dopo passo (sulle punte naturalmente) la città delle scarpe diventa anche la città delle scarpette, la manifestazione cresce e festeggia insieme a Macerata, grazie a questa strepitosa Zakharova, i suoi primi diciott’anni.
(foto di Alfredo Tabocchini)
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per riempire lo sferisterio ci vuole Civitanova ahhhhhhhhhhhhhhh
Veramente un incanto…..