
Una grande soddisfazione per il Comune di Appignano, la Pro Loco, le Associazioni cittadine, gli sponsor, e soprattutto per gli oltre duecento volontari – giovani e meno giovani – impegnati nella manifestazione, in una tre giorni “no stop” a riscoperchiare la buona tradizione.
Anche le vergare hanno dato il loro contributo, cucinando quattro quintali di lenticchie condite con la salsiccia, mentre ai ceci ed ai fagioli (nove quintali circa, tutti coltivati ad Appignano) hanno pensano i cuochi dell’Avis. A ruba in poche ore gli assaggi di roveja e di fagilo Solfì, accompagnati dal Rosso Piceno dell’Azienda Agricola Villa Forano e impreziositi dagli olimonovarietali delle Marche a cura dell’Assam.

In un’atmosfera d’altri tempi, nelle belle cantine allestite in centro storico dalla Pro Loco, musicanti e cantastorie hanno allietato i commensali, fino ad arrivare nella piazzetta della biodiversità con la consegna dei diplomi a Claudio Medei, Ivano Mazzieri e Franco Ortenzi, i contadini custodi degli ecotipi di fagiolo Solfì, cece Quercia e roveja Monocromatica originari di Appignano. E mentre i Maestri Vasai sono all’opera al tornio per realizzare le ciotole ed i bicchieri destinati alla prossima Leguminaria, il Comune dà vita all’Associazione “I Legumi di Appignano” per dare ulteriore slancio alla commercializzazione dei suoi caratteristici legumi, e la Scuola comunale di Ceramica lancia un nuovo corso per non disperdere l’arte dei Maestri Vasai.
Ci credono la Provincia di Macerata e la Regione Marche e bene hanno fatto a scommettere su Leguminaria: edizione dopo edizione – questa è stata l’ottava – la manifestazione promossa dal Comune di Appignano funziona e si conferma fra le più annoverate dell’autunno marchigiano.


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