di Alessandra Pierini
“Ciao Lando! Ciao Dino! Un caffè? No, un crodino” Questo incipit, pur non avendo niente di divertente in sè, è già sufficiente a suscitare il sorriso di moltissimi marchigiani, un sorriso che diventerà una sana risata quando l’opera arriverà a compimento. La barzelletta fa da sempre parte della cultura popolare e ognuno di noi si è cimentato nella piccola impresa di raccontarne una, tutti conoscono le barzellette ma non tutti sono capace di far ridere. Grazie alla loro capacità di raccontare, al dialetto appignanese e alla loro irriverenza nei confronti di tutto e tutti, Fabrizio Tantucci e Gianfranco Bronzini, in arte “Lando e Dino” hanno fatto delle barzellette il loro successo.
“Ma non è stata una cosa voluta – replica Lando – è successo tutto per caso, una serie di situazioni, circostanze e intrecci. Nel ’99 ho partecipato a “La sai l’Ultima?” L’anno successivo, Beppe de Birtina, il famoso cantastorie appignanese, mi chiese di accompagnarlo nei suoi spettacoli e di raccontare nelle pause delle barzellette ma io non l’avevo come obiettivo, non era nei miei piani. Poi nel 2005 organizzammo un bellissimo spettacolo, il Bellente. Alla fine della manifestazione per festeggiare cenammo tutti insieme e alla fine cominciai a raccontare le barzellette. Fu come se quella sera Beppe mi avesse passato il testimone. Cominciai a sostituirlo, ormai era anziano e malato, negli spettacoli dei Vincisgrassi finchè una sera non ci invitarono al Bovary Champ (n.d.r Campo Boario) di Villa Potenza dove per la prima volta ci esibimmo da soli. Non era mia intenzione ma fu un successo.”
Fabrizio “Lando” racconta il percorso fatto come se fosse una barzelletta continua ed è ancora incredulo di avere fatto tanta strada e di avere raggiunto il livello di notorietà di cui godono oggi. “Una sera – va avanti – ci esibimmo vicino Roma e c’erano due signore romane che conoscevano a memoria ogni parola della canzone “A roscia”. Gli chiedemmo come facevano a saperla e ci risposero ‘Noi so’ due anni che la cantiamo, l’avemo scaricata dar sito.’ Un’altra volta a Terni trovammo ad attenderci molte persone che si affollarono intorno alla macchina. Io mi vergognavo e pensavo ‘se me vede illi de Pignà me pija in giru finchè campo.” E’ un grande successo che varca i confini territoriali e porta Appignano in giro per il mondo, ma qual è la spiegazione di tutto ciò? “Non lo so – tentenna Lando – forse è che come mi dicono molti il vero dialetto marchigiano è il maceratese o forse che il nostro spettacolo è costruito per non far pensare, non ti chiede concentrazione ma relax. Forse invece è che noi rappresentiamo la vita quotidiana di paese dove si va a lu caffè e non al bar, dove c’è sempre a roscia o qualcuno con la dentiera.” Quindi possiamo dire che tutto il mondo è paese? Per rispondere Lando rientra nella sua dimensione: “Si dice tutto il mondo è paese…. ma ce sete sati mai a Pignà? Quistu è un altru paese. Qui abitano due sorelle, una si chiama mina e una fiammetta, devono farle dormire separate se no esplodono. Io abito in Via Menocchia, prima di me c’è contrada Renacci, lì abitano Tupittu, U gattu e Cagnacà che li avrà di sicuro usati Branduardi per scrivere ‘Alla fiera dell’Est’.” Solo per un attimo Fabrizio torna serio, è quando si parla del Baule dei sogni, associazione di clownterapia che i due comici sostengono: “Dal momento che il nostro successo ci è piovuto addosso, devolviamo una parte dei nostri compensi a questo bellissimo progetto che regala un sorriso a tanti bambini che soffrono. E’ una cosa che ci coinvolge molto e non avremmo pensato così tanto. Il bello è che il nostro è un progetto tangibile: chiunque si troverà un venerdì mattina nel reparto di pediatria di Macerata trovera i clown dottori in giro in corsia.”
Dopo la parentesi solidale, ritorniamo alla realtà di Lando e Dino che sono ormai un fiume di barzellette: “Scrivete di politica? No perchè io con i politici ho una certa affinità, ci pagano a tutti per dire le stronzate…. Mamma, mamma do sta nonno? Nonno è caduto dal terrazzo. E adesso dove sta? In cielo tesoro? Mamma mia che rimbalzo… Una Ferrari si ferma al semaforo de Pignà. Gli si affianca una panda rossa tutta rotta. Il guidatore tira giù il finestrino con la manovella e si rivolge all’uomo della Ferrari. ‘Scusa ma te va vè sa machina?’ ‘ Si perchè?’ risponde l’altro e l’appignanese “No perchè se ne vede tanto poche in giro… C’era un prete che ….” e potremmo continuare all’infinito.
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Un simpatica bella e sana realtà del nostro territorio. Grazie Lando grazie Dino!!!!
Due Persone meravigliose ancor prima che ottimi showman.