di Maurizio Verdenelli
Nel rapporto Eurispes diffuso a fine gennaio, il 66% delle famiglie italiane non riesce ad arrivare a fine mese e solo il 33,4% risparmia qualcosa. Ecco un primo dato globale che attende Camerino oltre la crisi. Un salto oltre la ricostruzione post sisma che ridusse Camerino a “città fantasma e piena di macerie” -titolò Il Resto del Carlino. A distanza di 11 anni e 4 mesi da quelle rovine, la Città in rinascita (così il sindaco Giannella definì quell’universal cantiere) è rinata? Intanto Camerino è una città dove si vive benissimo. Scrive infatti l’assessore Giulio Mancinelli: “Probabilmente non a tutti è noto che Camerino detiene il primato di una popolazione estremamente longeva e con l’età media più alta a livello dell’intero territorio nazionale”. Naturalmente l’altra faccia della medaglia è la relativa ripercussione sul piano socio-sanitario assistenziale -e in questa direzione molto bene opera il Cif con il progetto: Sportello Il Ponte. Camerino, tuttavia, come Moriana, la calviniana Città invisibile? Una comunità di anziani? Dice il sindaco Enzo Fanelli: “Un momento, c’è senz’altro un processo d’invecchiamento. Tuttavia la popolazione è in leggera crescita: siamo 7.400”.
A questi vanno conteggiati diecimila studenti universitari, che colorano d’empatici entusiasmi la città. E più si colorerebbe, l’antica Camerino, di giovinezza se il Campus non fosse stato realizzato fuori le mura!
Sedicimila sono invece i lavoratori che sembrano destinati a perdere il lavoro (una famiglia su tre) nella vicina Fabriano, Città della Carta ed in età moderna dell’elettrodomestico: ora un po’ meno con la crisi dell’A. Merloni. Camerino con Fabriano non ha in comune solo San Venanzio ma pure la storia recente legata al terremoto. Le due città soprattutto in comune hanno contiguità culturale anche se il boom dell’occupazione piena ha reso i fabrianesi figli “di un dio maggiore”. Ma ora che le moderne divinità laico-industriali hanno anch’esse delocalizzato, Fabriano pare aver subìto un secondo, più lacerante terremoto. Nulla sarà più come prima, anche se in fondo tutto era stato preannunciato da qualche anno durante le convention con i fornitori. Ecco dunque il secondo, anzi il terzo step: il terremoto, la crisi del Paese, la crisi di Fabriano che con Camerino, nel ’94 voleva diventare a tutti gli effetti provincia: era d’accordo anche Gian Mario Spacca!
L’altro giorno a Colfiorito il rappresentante di un’azienda lattiero-casearia mi ha detto sconsolato che da ottobre anche il consumo di latte è crollato nell’ex triangolo d’oro che da Matelica va a Fabriano, passando per Cerreto, Albacina, fino a Fossato e Gualdo. Dunque quale nuova identità per Camerino (che non ha problemi di occupazione) e per l’Alto Maceratese cui vogliamo comprendere pure il Fabrianese?
Dice Fanelli: “Con il rettore dell’Università abbiamo in comune idee rivoluzionarie”. Idee che traggono spunto dalle aree d’implementazione previste dalla società Quadrilatero e che investono parte del territorio che deve fare i conti con una centralità più scarsa per il proliferare di istituzioni che hanno sezionato l’Alto Maceratese in fette sottili e anche l’Università.
Torniamo alle idee “platoniche”: queste hanno un nome. Consta di due parole: Polo tecnologico. Spin off, ricerca, produzione congiunta di materiale. Con l’Università perno ed equilibrio. Occorre certo allargare il discorso, senza guerre di campanili come nella sanità: al Polo tecnologico che verrà occorrono le energie di tutti senza dispersioni. “Vogliamo contarci e concertarci” dice il sindaco di Camerino. Il riferimento è all’area vasta, perché solo così si può vedere oltre la crisi.
E stare ancora in linea di volo se la città ducale non perderà il suo Tribunale (“siamo piuttosto ottimisti” dice Fanelli “ma mai dire mai.”). Il Palazzo di Giustizia -per la cui difesa si spese l’avv. Grifantini– resterà di certo se sarà realizzato il carcere, il primo della lista a restare, l’ultima volta, senza finanziamenti. Per 40 miliardi di lire. L’edificio doveva ospitare 150 detenuti e 100 guardie, su 5 ettari verso Morro. Il ministro Alfano ha ridestato sopite speranze dicendo “no agli indulti e sì a nuovi carceri”. Per la nuova struttura (con medesima popolazione) occorre però un’area triplicata: 15 ha, causa la diversa estensione in orizzontale.
C’è poi l’Università. “Molto è stata penalizzata e a sproposito –sospira il sindaco- dal caso Capizzano. In altre sedi, episodi simili sono stati messi a tacere rapidamente. Invece qui, no: tutti a soffiare sul fuoco con Camerino che faceva rima con Decamerone…”. Moltissimo deve la città all’Ateneo. Anche se un po’ d’incredulo disappunto c’è per la sua “migrazione” sul territorio. Passi pure Veterinaria nella vicina Matelica, ma Architettura ad Ascoli e la facoltà del Mare a S.Benedetto lasciano l’amaro in bocca visto che la casa restaurata, Camerino, può di nuovo contenere ospiti. Molti sono convinti della necessità di riaggregare le ossa sparse e temono che Ascoli possa venire “ricompensata” per il dimezzamento della sua provincia (a giugno nasce quella di Fermo) con …l’Università di Camerino! In città, inutile nasconderlo, l’Università è la Fiat. “D’accordo –dice Fanelli– ma non possiamo restare aggrappati passivamente a questa realtà altrimenti rischiamo di andare a fondo tutti. Camerino deve vivere di vita propria, d’incrementare il Pil, anche se per progettare in grande come per il Polo tecnologico l’Università resta sempre il primo partner. Tuttavia noi dobbiamo campare senza pensare all’Università come salvagente. C’è da giocarsi anche la carta del turismo culturale alla discoperta dei nostri tesori d’arte. Camerino, a cavallo tra Marche ed Umbria, ha a portata di mano mare, monti, trekking, terme. Siamo un’ottimale sosta obbligata”.
Continua il sindaco: “Da noi la qualità della vita è ottima. Ci sono impianti sportivi ed ora la società di calcio ha chiesto di poter trasformare un campo in sintetico. A proposito di turismo, inoltre, c’è chi intende fare resort a 4 e 5 stelle, mentre sono aumentati B&B., agriturismi e attività ricettive rurali. Erano 18 nel 2003 e ora 46 a fine di quest’anno”. Ma proprio l’altro giorno, Giorgio Bottacchiari, consigliere provinciale ed albergatore locale, protestava perchè il Cus Camerino impediva di far allenare sul suo campo, “bagnato”, il Perugia in ritiro nel proprio albergo: “Ho indicato alla squadra il campetto di Sefro!!! Ci pensate! A Camerino non è nato e mai nascerà un spirito imprenditoriale!”.
L’emergenza post sisma è finita, la città in rinascita pare se non rinata almeno restaurate: le case sono state rimesse in piedi ma appaiono vuote. Dice l’ing. Mauro Ferranti, capo Ufficio tecnico del Comune: “Pensiamo a centri sociali nei vecchi edifici pubblici risanati, mentre a S.Paolo si costruisce l’edificio che ospiterà Liceo Linguistico, Liceo psico-pedagogico e Istituto Tecnico ‘Antinori’ la cui vecchia sede in via C. Da Varano diventerà un Ostello. In corso di restauro anche l’annessa chiesa di S. Carlo anche restano da finanziare crocefisso e paramenti sacri”.
Puntualizza il preside dell’Itc, prof. Enzo Bonacucina, comunque soddisfatto per i nuovissimi indirizzi approvati dal ministero e che rendono possibile il progetto di Its (Istituto tecnico superiore) per l’Antinori: “Stiamo in moduli prefabbricati da più di 11 anni, mentre alle varie inaugurazioni post sisma giuravano che al massimo ci saremmo stati in tutto 3 anni. L’area scelta a San Paolo si chiamava in origine Madonna dell’Acqua ad indicarne la natura franosa! Che dire? Speriamo bene! Sarebbe stato meglio costruire dove siamo dal ’97, vicino al centro”.
Annuisce il sindaco Fanelli, perplesso per le scelte a suo tempo prese di costruire fuori le mura, impoverendo il centro storico e dovendo spendere molto per rotatorie e strade su un terreno che s’inerpica costantemente verso l’alto. E dichiara: “Penso che si è perduta una grande occasione con il terremoto!”.
Camerino ribadisce in ogni caso la sua vocazione culturale ed umanistica, ma diversificando con un occhio all’area vasta, alle possibilità della nuova viabilità e tenendo stretto stretto tribunale ed ateneo (“Occorre un assessore all’Università” chiede il prof. Bonacucina”). Chiedendo intanto di far costruire il carcere ed allungando l’occhio, grazie al Polo tecnologico, fino alle ciminiere di Fabriano, santuario industriale in crisi del ricco metal-mezzadro. Da Fabriano, Camerino città del terziario, ha da imparare dovendo però esercitare una virtù mai troppo praticata: l’impresa. Conclude il sindaco: “Sempre che della nostra città non si continui a parlare male sui giornali italiani. In un’intervista ho anche protestato: ho riscosso solidarietà fino anche da Napoli!”. Le mele marce (con riferimento ad un famoso spot dell’Università) nel Belpaese sono ben altre ma Camerino con il suo promesso carcere sarebbe ben lieta di custodirle in nome del Popolo Italiano… beninteso!
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