E’ un pezzo di terra dimenticata dal mondo dei media e della politica. L’entroterra maceratese, colpito dal sisma dell’anno scorso, viene illuminato dal documentario “I sassi” del regista maceratese Alessandro Galassi che con questo gesto ha voluto scuotere il silenzio di chi non vuol e non può parlare. Il filmaker propone questo filmato in anteprima nazionale domenica 26 novembre alle 17 nella sala comunale a Visso. Verranno mostrate impietosamente le ferite delle aree da diverse prospettive: quelle da parte degli abitanti dei paesi, dagli occhi dei turisti stranieri venuti in queste zone e infine dalla parte dei professionisti che con mano chirurgica hanno l’autorevolezza per valutare le soluzioni dei problemi. Tutti però sono accomunati da un unico comun denominatore: la resilienza senza la quale è impossibile tornare alla serenità.
Galassi, che lavora stabilmente per Rai Tre Cultura e gira il mondo per raccontare le dimensioni dell’umanità, ha confidato di essere stato particolarmente coinvolto nella missione, aggiungendo: “Sentire il nostro dialetto, vedere la propria terra in queste condizioni mi ha amareggiato, anche se professionalmente il lavoro è stato agevole”. Il documentario, dopo l’anteprima di domenica a Visso, verrà proiettato a Roma e Milano e tramite i canali di distribuzione sarà proposto in alcuni festival internazionali. Alessandro Galassi, maceratese doc non ha mai dimenticato le sue origini a cui è profondamente legato, e il documentario è il segno di amore più vistoso nei confronti della regione. Galassi da anni propone tematiche sociali importanti e delicate.
Sassi è un documentario che racconta storie di resistenza. È la fotografia di 6 persone diverse, unite dal desiderio comune di restare, di non abbandonare la loro terra, distrutta dal terremoto. A quasi un anno dal sisma che ha colpito le Marche e l’Umbria, nella zona montana di Visso Castel Sant’Angelo e Camerino, è difficile tornare alla vita. Mario e Damiano sono due giovani allevatori. Non se ne sono mai andati da Visso. Dopo la scossa di agosto, hanno vissuto in tenda i primi giorni. Poi, quando hanno trovato il coraggio di tornare nelle case, è arrivata la scossa del 30 ottobre che ha buttato giù tutto. Oggi, insieme ai pochi rimasti, hanno occupato il parcheggio del campo di calcio, zona ribattezzata Bronx, il quartiere di chi ha deciso di rimanere, in attesa delle casette.
“Sono paesi distrutti, torneremo in piazza non prima di 20 anni” racconta Emanuela, la geometra che si occupa di ricostruzione. Ha portato la sua famiglia a Roma e lei è tornata nella sua terra. Tanti però hanno perso la speranza e con il contributo dello stato hanno preso in affitto case in altre zone. “Se molti non torneranno, questi paesi sono destinati a morire” racconta Mario. Sandra e Cesare sono due anziani che ancora vivono in hotel al mare. Hanno bisogno di tornare, anche se non vedranno mai la loro casa ricostruita: sono troppo anziani. Ma hanno diritto ad una casetta in legno a Castel San Angelo. La costruzione dei moduli abitativi deve ancora iniziare, ma loro aspettano fiduciosi: forse riusciranno a tornare per Natale. Hannah invece è una ragazza americana che studia geologia all’università di Camerino. Era il suo sogno vivere in una città medievale: negli Stati Uniti tutto è nuovo. Ma ora ha paura a stare in una zona sismica: quante volte il terremoto distruggerà queste zone, quante volte gli stessi sassi saranno usati per ricostruirle?
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