di Laura Boccanera
“Siamo stati miracolati, avevamo paura di non raccontarla”. Lacrime, abbracci e sorrisi, finalmente distesi tra i parenti, mogli e amici che attendevano da ore sulla banchina del porto per riabbracciare Fedele e Vincenzo Amato e Stefano Diomedi, sopravvissuti al naufragio della loro imbarcazione (leggi l’articolo). Il peschereccio Nika è affondato al largo della costa tra Civitanova e Pedaso, speronata da Fides, la nave cargo che stava trasportando autoveicoli, diretta in Turchia e sbarcata da Ravenna. Attorno alle 19,30 “Giglio del mare” il motopeschereccio di Mariano Malaccari attracca a Civitanova e riporta a terra i civitanovesi scampati al mare. “Abbiamo cercato in tutti i modi di avvisare quel gigante – racconta Malaccari – ma non c’è stato verso, non si spostava, abbiamo suonato le trombe e i segnali, ma invano poi c’è stata la collisione, quando abbiamo capito che non potevamo fare nulla per aiutarli e che la barca stava sprofondando abbiamo tirato giù lo zatterino e caricato Fedele, Vincenzo e Stefano”. Dopo 45 minuti dall’allarme, scattato alle 15,20 sul posto è arrivata anche la motovedetta della capitaneria Cp 839: “abbiamo constatato che tutti gli uomini stavano bene e a quel punto abbiamo deciso di lasciarli sull’imbarcazione che li ha tratti in salvo e li abbiamo scortati a casa – dice Michele Grottoli, comandante della Capitaneria di porto di Civitanova, che ha seguito da vicino tutte le operazioni – ora spetterà all’autorità giudiziaria capire cosa sia successo e la ricostruzione di quanto avvenuto”. La Fides, è una nave cargo di 33.825 tonnellate, un gigante del mare lungo 178 metri e largo 27metri. Al momento dell’impatto viaggiava ad una velocità di 15 nodi contro i 2,5 di Nika: “eravamo in fase di pesca, praticamente fermi – ricorda Fedele dal pronto soccorso dove è stato portato, assieme agli altri subito dopo l’attracco – siamo stati miracolati, anche se ho tanta rabbia, sarebbe bastata da
parte di Fides una manovra di 5 gradi a dritta e saremmo passati, non ci hanno dato la precedenza – dice Fedele 56 anni, che della barca era anche il comandante – ci hanno speronato dal lato sinistro, verso la prua. Ho pensato subito male, ho chiamato immediatamente aiuto e chiesto soccorso al collega che era dietro di noi. Il mare era anche abbastanza calmo, se fosse capitato in una giornata come ieri difficilmente l’avremmo raccontata. Serve una legge a livello nazionale che obblighi queste navi a passare ad una distanza minima dai pescherecci, ogni giorno succedono sempre incidenti come questi e i pescatori rischiano la vita. Sarebbero bastati 3 metri di
differenza e non saremmo stati qui”. L’uomo sta bene, ha battuto il ginocchio e presenta alcuni valori lievemente sballati per colpa dello choc e della tensione, ma non ha riportato lesioni. In barca con Fedele c’è anche il fratello Vincenzo, 49 anni: per lui qualche acciacco e un indolenzimento diffuso sul fianco: la barca in mezz’ora è affondata, è andata completamente giù, fa impressione”. Disteso al pronto soccorso con il collare per il collo anche Stefano Diomedi di 43 anni. I tre se la caveranno senza grosse conseguenze anche se per l’attività economica della famiglia significa un brutto colpo in attesa di stabilire le eventuali responsabilità sull’accaduto. L’ultimo drammatico episodio risale al 2004 quando a seguito di una collisione in mare a largo di Manfredonia perse la vita Luigi Lepretti, armatore dell’Elsa Madre.
INDAGINI – Sulla vicenda, la procura di Macerata, d’intesa con la Capitaneria di porto di Ancona, ha contattato il comandante della nave cargo che ha affondato il peschereccio Nika a largo della costa civitanovese. La nave, diretta a Istanbul, in seguito alla richiesta della procura ha invertito la rotta per raggiungere il porto di Ancona. Lì sia lui che l’equipaggio saranno sentiti per ricostruire quanto accaduto. Il procuratore di Macerata Giovanni Giorgio aprirà un fascicolo sulla vicenda. Al momento non viene ipotizzato un reato, dipenderà dalle testimonianze sull’incidente (potrebbe trattarsi di danneggiamento, pericolo di naufragio o omissione di soccorso). L’incidente è avvenuto in acque internazionali, lì la giurisdizione è dello Stato di appartenenza alla nave o dell’equipaggio. Questo però salvo vi sia una denuncia delle vittime dell’incidente.
Il consiglio comunale di Civitanova si è aperto questa sera con la solidarietà espressa dal sindaco Tommaso Corvatta alle famiglie del motopeschereccio affondato.
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incredibile. extracomunitari sottopagati e addormentati o inesperti al comando del cargo??
grazie a Dio i pescatori son vivi.
ma adesso chi e quando saranno risarciti? come faranno a campare senza peschereccio?