Il gip di Fermo ha convalidato ieri mattina l’arresto di due detenuti del carcere di Fermo, rigettando però la richiesta di applicazione di una ulteriore misura cautelare avanzata dalla Procura.
Il provvedimento, emesso all’esito dell’udienza successiva ai fatti avvenuti nella notte tra il 27 e il 28 dicembre scorsi, ricostruisce nel dettaglio una lunga e violenta sequenza di episodi.
Secondo quanto emerge dagli atti, intorno alla mezzanotte del 28 dicembre, i due indagati, entrambi già reclusi, avrebbero chiesto di essere spostati dalla cella che occupavano insieme ad altri detenuti. Al diniego degli agenti di Polizia Penitenziaria, la situazione sarebbe rapidamente degenerata.
I due, in concorso tra loro, avrebbero iniziato a offendere e minacciare il personale, proferendo frasi gravemente ingiuriose e intimidatorie per costringere le divise ad accogliere la richiesta di trasferimento. Subito dopo, avrebbero lanciato fuori dalla cella stoviglie, piatti, uova, pasta e liquidi mischiati con detergente, danneggiando il materiale e creando disordine nel corridoio.
La condotta, sempre secondo la ricostruzione contenuta nei verbali di arresto, avrebbe assunto contorni ancora più gravi quando i due detenuti avrebbero appiccato il fuoco a cuscini e lenzuola presenti nella cella, provocando un incendio che ha reso l’aria rapidamente irrespirabile.
Il fumo avrebbe causato un malore a uno degli altri detenuti, estraneo ai fatti, rendendo necessario l’intervento dei sanitari. Contestualmente scattava l’allarme antincendio e venivano allertati i vigili del fuoco.
L’accesso degli agenti nella cella si sarebbe però rivelato inizialmente impossibile, poiché la serratura era stata danneggiata. Per aprire la porta è stato necessario l’uso di un frullino tagliaferro, attrezzo di cui uno dei detenuti avrebbe poi cercato di impossessarsi nel tentativo di usarlo contro un ispettore della Polizia penitenziaria.
Una volta aperta la cella, entrambi gli indagati, armati di lamette, avrebbero continuato a minacciare il personale, impedendo per circa 45 minuti il regolare svolgimento delle operazioni di sicurezza e di soccorso. In questa fase, l’ispettore sarebbe stato di fatto privato della libertà personale, restando bloccato nell’area di accesso.
Solo dopo una lunga trattativa e l’intervento di più agenti, con in testa il loro comandante, commissario capo Antonio Mottola, molto conosciuto nel Maceratese, dove vive a Corridonia, la situazione è rientrata e l’incendio è stato definitivamente spento.
A carico dei due detenuti, difesi dagli avvocati Sonia Bova, e Simone Mancini, vengono contestati numerosi reati, tra cui sequestro di persona, violenza e minaccia a pubblico ufficiale, danneggiamento aggravato, incendio, resistenza aggravata, con l’aggravante della recidiva reiterata infra-quinquennale.
Il giudice ha ritenuto legittimo l’arresto in flagranza, eseguito dalla Polizia Penitenziaria, riconoscendo la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza e la pericolosità delle condotte.
Tuttavia, la richiesta della Procura di applicare una misura cautelare è stata respinta. Il Gip ha evidenziato che entrambi gli indagati sono già detenuti in espiazione di pene definitive, con fine pena rispettivamente fissati al 2032 e al 2043. Una condizione che rappresenta, secondo il giudice, il massimo limite alla libertà personale già applicabile. Inoltre, il lungo residuo di pena rende inverosimile la concessione di benefici o permessi da qui in avanti, rendendo superflua l’adozione di ulteriori misure cautelari.
(di Redazione Cf)
Come siamo messi male persone oneste deve subire
Metterli in isolamento, no eh?!? non sia mai!! e poi magari il giudice ci può spiegare come abbiano fatto ad avere delle lamette e come abbiano trovato il modo di dare fuoco alle lenzuola
Questi due elementi sono son sempre n galera e per parecchi anni ancora. L aggravamento della pena è trasferirli in un carcere dove appena entri .....diciamo che avrai una voce chiara
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