Palazzina dell’emergenza a Civitanova:
la ricostruzione, i nodi e le domande

SANITA' - L'intervento di Claudio Maria Maffei: «Davvero i lavori conclusi nel 2017 non rispettavano le prescrizioni in materia antisismica? Era davvero necessario rifare tutto?»

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Claudio Maria Maffei

di Claudio Maria Maffei*

Qual è il senso della nuova palazzina dell’emergenza dell’ospedale di Civitanova?Proviamo a ricostruirlo.

Il 27 maggio 2017 venne riportata la notizia, con tanto di foto di rito e taglio del nastro, dell’inaugurazione del nuovo polo dell’emergenza dell’ospedale di Civitanova – dice Maffei – si parlava di un costo complessivo di quasi 8 milioni di euro per realizzare, su una superficie di oltre 1.000 metri quadri, un reparto con 16 nuovi posti letto: 8 per la medicina d’urgenza e 8 per la terapia intensiva, di cui 5 per la rianimazione e 3 per l’unità di terapia intensiva coronarica.

Il 14 febbraio 2022, cioè meno di quattro anni e mezzo dopo, l’assessore Baldelli decide, insieme ai suoi uffici, di realizzare una nuova palazzina dell’emergenza a Civitanova utilizzando i fondi per l’adeguamento e il miglioramento sismico dell’ospedale, come previsto dalla Delibera 140 del 14 febbraio 2022. Il progetto presentato alla stampa il 10 gennaio 2024 viene illustrato come un intervento di circa 1.700 metri quadri, destinato a ospitare il Pronto soccorso, l’Osservazione breve intensiva, la Medicina d’urgenza, la Terapia intensiva Utic e il blocco operatorio con quattro sale di oltre 50 metri cubi ciascuna. In pratica si tratterebbe del trasferimento dei servizi attualmente collocati nella nuova ala orientale al piano terra e in quello superiore. È emerso però che quell’ala non rispetterebbe le ultime prescrizioni in materia antisismica.

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L’ospedale di Civitanova

La cosa strana è che quando la Regione, l’anno prima, aveva inviato al Ministero l’elenco dei lavori per l’adeguamento e il miglioramento del rischio sismico, con la Delibera 968 del 30 luglio 2021, per l’ospedale di Civitanova aveva indicato la necessità di “sanare” una superficie di 11.792 metri quadri in una costruzione risalente al 1965-1970. Nel motivare la scelta della nuova palazzina – aggiunge Maffei – la delibera afferma che, a una prima verifica, sarebbe risultato impossibile raggiungere l’adeguamento sismico di quella parte precedentemente indicata come destinataria dell’intervento, la stessa motivazione utilizzata anche per le altre tre nuove palazzine Dea degli ospedali di Urbino, Fano e Senigallia.

Ma davvero i lavori conclusi nel 2017 non rispettavano le prescrizioni in materia antisismica? In che senso, si può essere più precisi? Quali sono le parti precedentemente indicate come a rischio sismico e come si prevede di intervenire? Era davvero necessario rifare tutto? E soprattutto, è stata effettuata una valutazione di impatto economico e organizzativo, anche in termini di personale?

*Ex dirigente medico in pensione

 



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