
Ussita
di Monia Orazi
Un mese di tempo per salvare i materiali di pregio del sisma 2016. La Regione chiede al comune di Ussita di pubblicare una manifestazione d’interesse. Altrimenti i detriti conservati a Tolentino potrebbero finire altrove. Questa volta in gioco ci sono le macerie di interesse architettonico, artistico e storico provenienti da Ussita, custodite dal 2016 nel deposito Cosmari di Tolentino. Entro il mese di dicembre 2025 bisogna decidere cosa farne. Altrimenti sarà l’Usr a «procedere autonomamente alla gestione e all’utilizzo delle macerie secondo le modalità che riterrà più opportune».
La comunicazione, firmata dall’ingegner Giuseppe Laureti, dirigente del settore soggetto attuatore e ordinanze speciali, fa seguito a una serie di note precedenti inviate tra febbraio e dicembre 2024. Il messaggio è chiaro: «Non è più possibile mantenere la conservazione delle suddette macerie presso il deposito di proprietà Cosmari». Dopo quasi nove anni dal terremoto, il tempo è scaduto.
L’Usr ha chiesto al Comune di Ussita di pubblicare una manifestazione di interesse rivolta ai proprietari privati degli immobili da cui provengono i materiali. Coppi, pietre, ceramiche, elementi architettonici che non costituiscono rifiuto ma patrimonio da recuperare. Materiali che il ministero della Cultura, con nota del febbraio 2022, ha destinato «in via prioritaria per la ricostruzione e il restauro degli edifici di provenienza».
Se i privati manifesteranno interesse, il Comune dovrà comunicare formalmente l’elenco dei soggetti con i riferimenti necessari alla riconsegna. In caso contrario, sarà l’amministrazione comunale a dover decidere se riutilizzare i materiali per opere pubbliche. Terza e ultima opzione: il silenzio. Ma questa volta il silenzio ha un costo. Se entro dicembre non arriverà alcuna risposta, l’Usr considererà chiusa la partita e si riterrà «libero» di disporre delle macerie come meglio crede.
Il destino di questi materiali s’intreccia con la storia controversa della gestione delle macerie nelle Marche. Il deposito Cosmari di Tolentino, inaugurato nel dicembre 2017 con un investimento di quasi 4 milioni di euro, ha funzionato a pieno regime per appena un anno. Fermi burocratici, indagini sull’amianto, contenziosi sui pagamenti, la Regione doveva 8 milioni di euro al consorzio nel 2020 poi saldati, hanno segnato una vicenda dai costi altissimi: 50 euro a tonnellata per la rimozione nelle Marche, contro i 70 euro per l’intera filiera in Abruzzo.
Da Ussita, secondo i dati del 2017, furono recuperate 216 tonnellate di macerie, una quantità contenuta rispetto ad altri comuni del cratere. Per il recupero dei materiali di interesse storico-artistico gli operatori Cosmari lavorarono 712 ore sotto la supervisione del ministero della Cultura. Per il solo cimitero monumentale di Castelmurato furono redatte 10 schede Mic, classificando i materiali in categorie A e B secondo il loro valore architettonico e culturale.
L’ironia della situazione non sfugge: mentre Ussita ricostruisce: l’hotel Felycita è in ricostruzione, il cimitero monumentale ha ottenuto 19,3 milioni di finanziamento, la nuova cabinovia prende forma, le pietre e i coppi che raccontano la sua storia rischiano di finire altrove. O peggio, di essere considerati rifiuti dopo nove anni di attesa.
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