Il panel del Cosmopolitan Mare Superum dedicato alla sostenibilità marina
di Laura Boccanera (foto Alessandro Panichelli)
«Se oggi salgo su un peschereccio, le reti tirano su più plastica che pesce». La voce è quella di Donatella Bianchi, giornalista, volto di Linea blu, divulgatrice che ha fatto del mare la sua vita e la sua professione. Entra subito in medias res sul tema al centro del focus voluto dalla Fondazione Carima per parlare del “Mare Superum”, l’Adriatico, «il più strano dei mari» per usare le parole del professor Danovato. Perché il futuro passa dal mare e dalla sua sostenibilità e biodiversità.
C’è questo al centro del terzo appuntamento promosso dalla Fondazione Carima a Civitanova oggi pomeriggio dove con esperti si è parlato di sostenibilità, biodiversità e cura. Tra gli ospiti tutte persone «che fanno la differenza» come ha introdotto Giuseppe Calabrese conduttore di Linea Verde. Tra loro Donatella Bianchi, la comandante del porto di Civitanova Chiara Boncompagni, l’accademico della Politecnica delle Marche Roberto Danovaro, lo chef Moreno Cedroni e l’atleta civitanovese Alessandro Gattafoni.
Il presidente della fondazione Carima Francesco Sabatucci Frisciotti Stendardi
A fare gli onori di casa il presidente Francesco Sabatucci Frisciotti Stendardi che nel dare il benvenuto ai presenti, ha spiegato il senso della tavola rotonda, ossia stimolare un momento di confronto e riflessione sul carattere strategico di questa risorsa naturale, rivolto tanto agli amministratori locali e ai professionisti dei settori agroalimentare, ristorativo e turistico quanto all’intera comunità maceratese, con l’obiettivo di generare coscienza ecologica.
Donatella Bianchi giornalista di Linea Blu
Donatella Bianchi ha condiviso la sua testimonianza personale: «Sono nata al mare, a La Spezia, cresciuta nel golfo, e il mare è stato il mio lavoro con Linea Blu. In trent’anni l’ho visto cambiare: dalle prime notti passate a bordo dei pescherecci, quando dalle reti usciva una grande quantità di pesce e biodiversità. Oggi se tornassimo sullo stesso peschereccio troveremmo solo plastica e pochi pesci. Il mare – ha detto – cerco di raccontarlo sempre non come una superficie ma come un volume. Questo volume ci consente di vivere bene: l’aria che respiriamo, la mitigazione di fenomeni estremi, il cibo che mangiamo e molto altro viene mare. Sento che il lavoro di sensibilizzazione e comunicazione fatto in questi anni non basta. Siamo coscienti che non possiamo tornare indietro e che dobbiamo agire rapidamente, perché il mare ha davvero la capacità di rigenerarsi». La giornalista ha ribadito che «le aree marine protette hanno dimostrato che, se gestite, la vita ritorna. Il problema è che non riusciamo a farlo davvero: il decreto Salva Mare è rimasto lettera morta, i pescatori devono ributtare i rifiuti in acqua perché manca un sistema a terra».
Il docente della Politecnica delle Marche Roberto Danovaro
A offrire uno sguardo scientifico è stato Roberto Danovaro, docente del corso di laurea in sensibilità ambientale della Politecnica delle Marche: «Il Mediterraneo è un laboratorio che anticipa ciò che accadrà negli oceani – ha detto – il Mediterraneo per un quinto è italiano e l’Adriatico è la parte più particolare del Mediterraneo, poiché è una sorta di catino in cui i processi sono diversi. Qui si può vedere oggi ciò che succederà domani». Il docente ha fornito alcuni esempi dall’alga tossica al granchio blu, dalla pesca vietata dei datteri di mare: «L’azione più urgente per trasformare davvero questo decennio nel decennio del ripristino ecologico e avviare un’economia autenticamente rigenerativa è quindi coinvolgere tutti gli attori, pubblici e privati, che possono investire nel ripristino degli ecosistemi marini e non solo. La tutela di quel che è ancora intatto e il ripristino di quanto è invece degradato sono dunque un nostro interesse, poiché essenziali per preservare la nostra salute e per provare a garantire alle future generazioni un futuro migliore».
Sull’Adriatico e sulla dimensione locale è intervenuta Chiara Boncompagni comandante marchigiana della capitaneria di Porto di Civitanova che ha fornito anche i numeri relativi alla pesca sottolineando il valore che ha il porto per la città di Civitanova, non solo pesca e cantieristica, ma luogo della comunità: «L’Adriatico è un mare semichiuso e fragile, sottoposto a crescenti pressioni. In Europa ci sono 12mila imbarcazioni, 4.000 nell’Adriatico, e le Marche sono al secondo posto. Il porto di Civitanova, con le sue 100 unità da pesca sulle 128 regionali, è un orgoglio cittadino: una risorsa fondamentale, economica e identitaria».
La comandante della Capitaneria di Porto di Civitanova Chiara Boncompagni
Provocatorio l’intervento dello chef Moreno Cedroni dal titolo “Risotto ai rifiuti di mare”. Lo chef stellato marchigiano è un antesignano del riuso e dell’antispreco in cucina nonché della lotta all’inquinamento da plastica. Quest’anno Cedroni ha ideato un menù di alta ricerca gastronomica basato sulle spine di pesce, nel quale lo scarto dell’animale diventa la materia prima. «Le spine non sono solo l’architettura del pesce, ma ne custodiscono l’anima più profonda, quindi la spina di ogni pesce plasma il piatto con un sapore unico. Nel menù utilizziamo le spine in diversa maniera, creando salse, infusi, cialde, ganache e persino un impasto per la pasta fresca. Lavoriamo in ottica antispreco».
Alessandro Gattafoni
Gioca in casa Alessandro Gattafoni, atleta e testimonial-paziente della Lega italiana Fibrosi cistica che, grazie alle sue imprese sportive ha acceso un faro sulla malattia consentendo l’accoglimento della richiesta per l’accesso alle cure con farmaci sperimentali anche ad una fetta di popolazione per la quale non erano al momento disponibili. «Al mare non interessano i tuoi problemi. Se sei disabile oppure no. Tratta tutti alla stessa maniera. Così ho avuto l’opportunità di poter uscire allo scoperto e di parlare della mia malattia senza aiuti e senza sconti di qualsiasi genere – ha ricordato – Quando è nato mio figlio ero consapevole che non avrei potuto accompagnarlo per tutto il suo percorso di crescita, quindi ho voluto fare qualcosa che fosse un esempio per lui e che poi lo è diventato anche per gli altri».
Moreno Cedroni
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