Giallo dei Sibillini, ultimi testimoni:
l’uomo che guidava lo spartineve
e quello che non c’era (Video)

CASO ROTHSCHILD - Oggi a Tolentino sono state ascoltate le ultime due persone che potevano fornire informazioni utili. Uno di loro è stato chiamato per liberare la strada dopo il ritrovamento dell'auto di Jeanette e Gabriella. L'altro ha spiegato: «Non ho visto niente, lavoravo da un’altra parte»

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Gli ultimi due testimoni sentiti in caserma
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Guido Di Girolamo

di Gianluca Ginella e Francesca Marsili

Nella solitudine dell’altopiano sopra Sarnano, immerso in quella neve antica che ha sepolto questo ricco mistero sopravvissuto al tempo, il rumore di uno spartineve squarciò il silenzio e diede lo start al caso Rothschild.

Oggi è stato sentito uno degli uomini che partirono con lo spartineve per aprire la strada bloccata da quasi tre settimane da quando, il 30 novembre 1980, cadde una fitta nevicata. Lo chiamarono dopo che, il 18 dicembre, venne notato da un elicottero che sorvolava la zona il tettuccio della Peugeot 104 nera su cui si muovevano Gabriella Guerin, 39 anni, e la ex baronessa de Rothschild, l’inglese Jeanette May Bishop, 40, entrambe ritrovate morte (il 27 gennaio 1982) a cinque chilometri di distanza nella radura di un boschetto a Podalla di Fiastra. Le due donne erano sparite il 29 novembre 1980. La loro auto venne individuata circa tre settimane dopo.

Oggi il pm Francesco Carusi ha sentito gli ultimi due testimoni. Uno di loro guidava lo spartineve, Giulio Resparambia: «Era arrivata una segnalazione dei carabinieri che con l’elicottero avevano visto quell’auto. Sono andato per liberare la strada con lo spartineve per far accedere le forze dell’ordine».

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Un pagina del Messaggero dell’epoca. Nella foto l’auto immersa tra la neve

Resparambia, 67 anni, ha potuto riferire questo agli inquirenti. Nulla su quanto potesse avergli detto il fratello Paolo, ormai morto, che era alla guida del furgone su cui si trovavano i cantonieri sentiti ieri e che dissero di aver visto un’auto scura nella zona, i piani di Ragnolo sopra Sarnano, dove venne ritrovata la Peugeot 104 nera.

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Giulio Resparambia

Forse avevano visto proprio quella ma da quanto hanno detto di aver riferito ieri, se fosse la stessa auto non è chiaro. «Mio fratello non mi ha mai riferito nulla di particolare, era una macchina abbandonata e basta. Non gli era stata data l’importanza dovuta perché, specie io che facevo sgombro neve, ne trovavo sempre di auto abbandonate lì, non ce la facevano più con la neve e la lasciavano».

L’altro testimone sentito aveva fatto il cantoniere. Guido Di Girolamo, 90 anni, di Bolognola, questa mattina è arrivato in caserma ed era nervoso. All’uscita invece tutto bene: «Sono un po’ nervoso dopo il terremoto, si è giustificato. Ora sono sereno. Io non ricordo niente, ho 90 anni. Ero cantoniere della Provincia, toglievo la neve con la turbina». Ha detto «non ho visto niente, lavoravo da un’altra parte, sto più sereno perché ho finito. Mi hanno chiamato e non sapevo perché dovevo venire. Io sulla montagna non ero pratico non ci andavo a lavorare. Non ero mai stato interrogato prima, questa è stata la prima volta».

Poi ha chiuso con una battuta: «Cosa mi hanno chiesto? Segreto d’ufficio. Mi hanno detto di non dire niente, di mantenere il segreto. Gli ho detto: Già mi sono dimenticato».

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Jeanette de Rothschild

Ed è stato l’ultimo testimone dopo 4 giornate, lunghissime quelle della scorsa settimana, in cui gli inquirenti (indaga il Reparto operativo di Macerata con il Ros di Roma specializzato nei Cold Case) hanno ascoltato una quindicina di persone. Zero di fuori provincia. Di più: quasi tutte le persone ascoltate sono di Sarnano o della confinante Fiastra. Dunque pare difficile che eventuali piste seguite dagli inquirenti possano portare lontano da questi luoghi. Nessuno scenario internazionale (alla luce dei testimoni sentiti) almeno al momento. Nessuna pista verso Roma e il furto da Christie’s o verso Londra (caso Calvi). Almeno da quanto appare al momento.

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