Si svolgerà al monumento alla Resistenza di Macerata la cerimonia per il 79° anniversario della Liberazione dal nazifascismo. La commemorazione in via Cioci, promossa dal Comune, dalla Provincia, dall’Anpi (sezione di Macerata), dall’Istituto Storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Macerata e dalle associazioni Combattentistiche e d’Arma di Macerata, si svolgerà giovedì 25 aprile a partire dalle 9 con la deposizione di una corona d’alloro. A seguire, alle 9,30, è prevista la cerimonia istituzionale in piazza della Libertà (in caso di pioggia presso la Sala Consiliare del Palazzo comunale). L’Amministrazione comunale ringrazia «tutte le associazioni che hanno promosso, congiuntamente, le manifestazioni in città per una presa di coscienza forte e comune e per dare vita a un momento sentito di conoscenza e approfondimento della storia, in particolare in uno scenario mondiale drammatico in cui è fondamentale stringersi intorno ai valori di libertà e democrazia». Alla cerimonia saranno presenti il sindaco Sandro Parcaroli, il presidente dell’Ancr Macerata Mauro Radici, il presidente Isrec Juri Meda e la presidente Anpi Macerata Chiara Bonotti.
Onore e rispetto in eterno a chi per noi è deceduto.
Onore e rispetto in eterno a chi per noi è deceduto
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Sì, in un periodo di grande crisi istituzionale e con le guerre in atto, foriere di espansione, non dimentichiamo chi, per sue motivazioni personali, partecipò alla Resistenza al nazifascismo. Ricordo con affetto i tanti bei momenti passati con il comandante del Gruppo Bande Nicolò Augusto Pantanetti, di idee repubblicane, con Mario Pianesi, comunista, con Lucio Monachesi, comunista, che andò con loro a diciassette anni. Ricordo pure Fedro Buscalferri, comunista, giovanissimo combattente, e suo padre Aldo Buscalferri, comunista, morto in combattimento a Pievefavera. E ricordo i Sacerdoti nel CLN come don Giuseppe Illuminati di Corridonia e don Clario Pallotta, indimenticabile nostro parroco.
Non dimentico pure quei giovani che andarono nella RSI, per l’onore della Patria, come mio cugino Alessandro Alessandroni, quando vide che il Re e Badoglio erano fuggiti, abbandonando l’Italia ai Tedeschi.