Filippo Saltamartini, assessore alla Sanità
«La legge del 2001 prevede per i forni crematori un piano di coordinamento che nelle Marche ancora non è stato elaborato. Avvierò un procedimento per regolarizzare la materia e coprire questa lacuna normativa, tenendo conto delle questioni ambientali e delle esigenze della popolazione». A dirlo Filippo Saltamartini, assessore alla Sanità, in risposta all’interrogazione della consigliera regionale Simona Lupini (Movimento 5 stelle) che ha sollevato la questione del forno crematorio che il comune di Tolentino vuole realizzare dato che ha esaurito i loculi al cimitero. Saltamartini ha ricordato che nelle Marche ci sono tre impianti di cremazione: a Fano, San Benedetto e Ascoli. E che a Tolentino «il procedimento ha avuto l’ok della Giunta e del Consiglio, perché tra i danni del sisma e l’aumento della mortalità i loculi nel cimitero sono praticamente finiti»
Simona Lupini
Lupini ha sottolineato che «la costruzione di un forno crematorio suscita giustamente preoccupazione nei residenti, per i rischi ambientali e di inquinamento. Dopo aver ospitato per anni una discarica, quello di Tolentino è un territorio che si merita di respirare, e non metaforicamente. Il Comune di Tolentino ha giustificato il forno crematorio con l’esaurimento dei loculi nel cimitero: ma non ci sono lavori di ampliamento previsti. Prima di costruire un impianto potenzialmente inquinante, a ridosso del centro abitato, il Comune ha l’obbligo di estendere gli spazi del cimitero. Va regolamentata urgentemente la situazione per non trovarsi come a Tolentino, dove mi auguro che il Comune fermi il progetto e attenda la nuova normativa».
(Fe. Nar.)
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Quando sono stati riesumati i corpi di mio padre, di mia nonna e di mia zia, che erano nei fornetti, e riaperte le casse, ho visto una cosa orrenda. I corpi non erano più dei corpi umani ma una marciume di colore scuro, privo di una forma umana. Mio padre era stato messo nella cassa con la divisa bianca della Marina Militare: l’ho riconosciuto da una soletta bianca delle scarpe, anche esse marcite. Sono favorevole alla cremazione. Non solo per motivi igienici e di rispetto di forme umane che erano state riconosciute e amate in vita, ma pure per evitare che, una volta inumati, i cadaveri si risveglino e, improgionati nelle casse, muoiano di terrore. Ne capitò uno a Corridonia… A San Benedetto del Tronto tra le salme riesumate ce ne furono due che non erano rimaste supine: una salma era girata su di un fianco, mentre un’altra era a pancia sotto.
Ormai è diventato un mito quello di restare in un fornetto per l’eternità. Era ciò che credevo. I miei defunti sono stati tirati fuori dai fornetti, fatti a pezzi e messi in una scatola di zinco più piccola, adatta a entrare in una fornetto più piccolo in altro luogo. Proprio perchè i cimiteri si espandono sempre di più e quindi diventa una necessità la cremazione. L’urna con le ceneri si può collocare in un piccolo loculo, oppure tenerla in casa, o disperdere le ceneri in un luogo idoneo, permesso dalla legge.
Ciò che non capisco è l’argomento dell’inquinamento ambientale che viene temuto da chi avrebbe la propria abitazione nei pressi del forno crematorio. Non mi sembra che il forno crematorio di San Benedetto del Tronto, che è nel cimitero, abbia creato problemi del genere. Cosi mi fu risposto. Invece, si sente la necessità di avere in provincia di Macerata un impianto di cremazione, pure per un problema di costi.