di Giovanni De Franceschi (foto Fabio Falcioni)
La partecipazione a Musicultura nel ’96, il rapporto con le Marche, con la musica, la famiglia, la televisione, la gioventù in politica con la Figc, il calcio. Diego Bianchi, in arte Zoro, conduttore di Propaganda Live, il programma di satira di La7 di grande successo, ieri sera sul palco della Controra in piazza Vittorio Veneto a Macerata ha svelato alcuni tratti meno conosciuti di sé. In poco più di un’ora e mezza, intervistato dalla giornalista Fiamma Spanò, jeans e t-shirt di Bob Marley, si è raccontato sul fil rouge del suo rapporto con la musica. Facendo emergere a tratti un mondo e un linguaggio che non c’è più: quello degli Lp, dei circoli di partito, della politica come passione tra i giovani. Spesso messo in contrapposizione col mondo e con i linguaggi di oggi. Una serata dove è stata l’ironia a farla da padrone e dove non sono mancati momenti di commozione. Che si è conclusa così come si era aperta: con uno scroscio d’applausi. Una piazza piena, considerato il numero limitato dei posti a causa delle norme anti Covid. In prima fila tra gli altri anche la madre di Zoro, Maria Cristina, e il sindaco e candidato al consiglio regionale per il Pd Romano Carancini.
Diego Bianchi, in arte Zoro, sul palco della Controra
«Perché Zoro? – ha esordito il conduttore – All’epoca e prima di Maradona, l’unico Diego famoso era don Diego De La Vega. Poi sapete a Roma si va per sottrazione e così è nato Zoro». Dal primo lavoro come content manager del portale web Excite Italia, passando per il blog la “Z di Zoro” e l’attività di youtuber con la rubrica “Tolleranza Zoro” fino ai due suoi programmi di più successo: Gazebo su Rai 3 e Propaganda Live su La7. «Quando mi è stata offerta la possibilità di fare un programma televisivo – ha raccontato- ho sempre pensato di voler fare una cosa che a me come telespettatore sarebbe piaciuta. Quindi ho messo insieme questi linguaggi che spesso vengono considerati divisi: il disegno, la musica, il reportage, l’opinione, l’intervista. Li ho messi insieme ed è venuto fuori quello che poi vedete puntata dopo puntata e che è in continua evoluzione. Questo ha prodotto un linguaggio unico che ha un’identità forte: c’è a chi piace tanto e a chi per niente, ma è difficile risulti indifferente. La dimensione del gruppo per me è fondamentale: io ho avuto tre grandi scuole di formazione, la politica, con la Figc che non è la Federazione italiana gioco calcio ma la Federazione italiana giovani comunisti. A proposito, ho scoperto che votate pure per il Comune di Macerata, non solo referendum, non solo Regione, pure il comune, vi divertite da morire insomma. Le altre sono state il calcio, 20 anni di carriera dilettante nel Pozzallo e la terza la musica».
Fiamma Spanò e Diego Bianchi
Un rapporto intimo, quasi sacrale, con il calcio («Parlo di calcio e della Roma solo con cinque, sei amici ristrettissimi»), la politica («Non so se oggi passione e politica possano andare insieme») e la musica. «Devo moltissimo della mia formazione musicale a personaggi marchigiani: Paolo De Bernardin e Giuseppe Videtti che scrive per Repubblica che erano amici di mio cugino Luigi che vive a Grottammare». E la sua partecipazione a Musicultura da concorrente con gli Original Slummer Band. «Era il’ 96 ed eravamo a Recanati davanti alla statua di Leopardi, il grande gobbo con la mia band di matrice ciociara. C’era un settimanale di Repubblica che si chiamava musica, e c’era una sezione dedicata alle band emergenti era una sorta di X factor sul giornale, e noi fummo selezionati tra i tre o quattro gruppi meritevoli di emergere e ci trovammo sui alcuni palchi nazionali e tra questi quello di Musicultura. Con noi c’erano la Bandabardò, gli Africa Unite, un sacco di gente che è emersa a differenza nostra. Questa è la storia. Facevamo blob music e questo è un altro dei motivi per cui non siamo emersi (ha continuato a scherzare, ndr). Un non genere, a noi la musica piaceva e piace tutta, penso ci sia della bella musica in tutti i generi, quindi non volevamo un’etichetta e facevamo un po’ di tutto. Blob ispirato proprio dal programma di Rai 3. Le nostre hit? Mentalità skizzata, e Moglie e buoi dei paesi tuoi. Gli skizzati erano i tifosi del Sora calcio e questa canzone dedicata a loro ed è diventato l’inno del Sora calcio. La aprivo io con le percussioni africane, quindi ero quello più atteso di tutti i tifosi del Sora calcio. E poi Moglie e buoi dei paesi tuoi che prendeva già allora in giro questa cosa del “prima gli italiani”».
Dalle battute sul Salvini che non vuole mandare la figlia scuola, al rapporto con sua figlia Anita 17enne («Dopo tre mesi di lockdown insieme penso non la rivedrò più», ha scherzato) e quando la accompagnò al concerto degli One Direction a Goteborg per consolarla del fatto che il cantante Zayn avesse lasciato il gruppo. E a quello con i suoi genitori, la madre chiamata più volte in causa dal palco, e il padre Ettore. «Se ne è andato a gennaio – ha ricordato – prima che cominciasse tutto il delirio. Questa è la cicatrice più grossa del 2020 che mette in secondo piano tutte le altre. Era malato, una vicenda lunga un anno e mezzo e che si è conclusa il 24 gennaio, un’ora prima di andare in onda. Lui era il mio primo fan e avrebbe voluto che andassi in onda e così ho fatto. Si arrabbiava quando stava male e io restavo a Roma e rinunciavo a qualche reportage. Ascoltava Keith Jarret, anche se la canzone che me lo fa pensare più di tutti è “Ti voglio bene” di Paolo Pietrangeli». Il padre, dopo il funerale a Roma, è stato tumulato a Cupra Marittima, città che considerava come una seconda casa. Da una perdita all’altra, quella di Ezio Bosso, con cui aveva un rapporto particolare. «Ezio – ha detto – è stato un fulmine. Ogni sua parola, ogni suo pensiero aveva la capacità di illuminare la conversazione, di farti vedere cose che non vedevi prima. Lui viveva la musica in maniera totale, parlava dell’orchestra come società perfetta e della partitura come Costituzione». Il finale sulla ripresa di Propaganda Live. «Ricominceremo l’11 settembre – ha specificato – a ridosso dell’inizio della scuola, del voto e se vogliamo anche della campagna elettorale americana. Non so come ripartiremo, se con il pubblico o senza, dipenderà anche dalla situazione contigente. Ma il rischio di ricominciare da dove c’eravamo lasciati c’è».
Oggi sono attesi sul palco di piazza Vittorio Veneto gli otto vincitori della XXXI edizione di Musicultura: Blindur, Fabio Curto, Hanami, H.e.r., Senna, I miei migliori complimenti, La Zero e Miele che si esibiranno alle 21 in un concerto condotto da John Vignola, con Duccio Pasqua e Marcella Sullo di Rai Radio1. Durante la serata l’Università di Macerata renderà omaggio all’amato e storico direttore artistico del Festival, Piero Cesanelli, scomparso lo scorso anno. Il programma completo della Controra 2020 e disponibile su www.musicultura.it; per informazioni 071.7574320.
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