Diego Della Valle parla agli italiani negli Stati Uniti. E il suo messaggio, pubblicato sul quotidiano America Oggi, a cura di Biagio Maimone, è incontrovertibile. Ecco l’intervento, in cui l’imprenditore elpidiense sottolinea come l’Italia abbia saputo affrontare l’emergenza, dimostrando tutto il suo orgoglio nell’aver sostenuto la cultura del nostro Paese nel mondo.
«Noi italiani stiamo dimostrando di saper affrontare le emergenze con determinazione e con grande senso di solidarietà, come attesta la nostra storia che tutto il mondo ci riconosce. L’orgoglio con cui mi rivolgo a voi è quello di un italiano che, da sempre, ha sostenuto il nostro Paese nel mondo e che sa di trovare in voi interlocutori sensibili e fieri delle proprie radici. Perché è di questo che si parla quando si parla di italianità: non solo una provenienza o una nazionalità ma una appartenenza a una cultura che affonda le proprie radici in quella storia che tutto il mondo ci riconosce. Stiamo dimostrando quanto noi italiani possiamo affrontare le emergenze, con determinazione e, ancora più importante, con grande senso di solidarietà. Il nostro tessuto economico è forte di una rete di piccole e medie realtà che si integrano e sono sinergiche con il territorio che le ospita. Gli imprenditori sono parte delle aziende e ne conoscono le caratteristiche e le potenzialità. Una vicinanza al territorio che permette di pianificare, oggi, azioni che avranno un impatto nell’immediato futuro e, spero, sull’intero sistema produttivo che verrà. La collaborazione con le associazioni e i centri territoriali dovrà essere parte integrante delle strategie aziendali. Solamente in una società solidale potranno prosperare le aziende e il supporto al territorio deve diventare una voce importante del conto economico. Pensando alla storia degli italiani in America, questo concetto diventa sempre più evidente. La costruzione della comunità italiana in Usa ha basato la sua solidità sui principi di reciprocità e di supporto tra connazionali che, anche e soprattutto a livello imprenditoriale, hanno saputo creare una rete che comprendesse anche chi non aveva immediato accesso al tessuto produttivo. Dal piccolo salone del barbiere alla grande catena di ristorazione, ai grandi player dell’import/export, fino alle più alte cariche rappresentative, gli italiani e i loro discendenti si sono distinti per la loro capacità di declinare sul territorio quelle che sono sempre state le nostre caratteristiche più riconosciute: creatività, voglia di fare, entusiasmo e velocità nell’apprendere. Io, personalmente, ho un legame inscindibile con gli Stati Uniti perché se è vero che i primi segni del successo delle mie aziende sono arrivati dall’Italia, sono stati gli Stati Uniti a consacrarne l’internazionalità. Sono stato a New York per la prima volta a 16 anni e mi ha subito molto colpito l’approccio completamente diverso al lavoro da quello che avevamo noi. Dopo più di 30 anni posso dire che rimane uno dei posti più affascinanti al mondo. Oggi ho un figlio e tre nipoti che vivono a NY, ho casa a NY e Miami, è un Paese che, quando posso, frequento sempre molto volentieri, dove spero di poter tornare presto».
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errata corrige: ”Dopo più di 50 anni posso dire…”
Fa piacere leggere ciò che scrive il nostro Diego Della Valle. Egli ricorda agli Italiani d’America, e a noi di qui, la partecipazione delle popolazioni italiche nel creare, nei secoli, quella civiltà che è giunta fino a noi e che qualcuno vorrebbe distruggere.
Noi, oggi, siamo ancora nel progetto del Sacro Romano Impero di Carlo Magno, che partì come strategia sociopolitica e religiosa – ossia come “dato Stabile” – proprio dai nostri territori del Chienti e che unificò popolazioni diverse: dai rimasugli delle popolazioni dell’Impero romano decaduto, ai barbari invasori, alle popolazioni della Gallia e della Germania selvaggia. Involontariamente, Carlo Magno fece una sua Europa.
Caduto il Sacro Romano Impero, fu la Chiesa che continuò ad essere il “dato stabile” dei vari popoli.
C’è pure una prospettiva politica che ci dà Della Valle. Dalle parole di ammirazione per gli Stati Uniti, Della Valle ci indica – almeno credo – quale dovrebbe essere il caposaldo politico dell’Italia. Gli Stati Uniti, che ci piaccia o meno, sono una democrazia consolidata. Pur con tutti i suoi problemi interni ancora irrisolti, gli Stati Uniti rappresentano un “dato stabile” occidentale su cui appoggiarci. Se guardiamo verso il Medio Oriente e l’Estremo Oriente noi non vedremmo che civiltà antiche, non solo diverse dalla nostra, ma pure forme di governo instabili, o lontane da noi come comcezione democratica.
Ci siamo, ora, svegliati da un brutto sogno: l’Europa che abbiamo oggi non è quella ideale che sognavano i Padri costituenti. E’ una confusione generale. Quando c’è confusione di “vettori” che vanno di quà e di là, come impazziti e senza meta, occorre indicare il “dato stabile” su cui indirizzare i vettori in confusione. Il “dato stabile”, al di fuori delle ideologie, si chiama Stati Uniti. Che rappresentano pure quella forza militare che potrebbe, se del caso, difenderci da possibili tentativi di destabilizzazione democratica da parte di apprendisti stregoni, in attività fin da ora.