di Laura Boccanera
Niente carri per Carnevale a Civitanova: «Protagonista sarà la persona, è la nostra idea di nuovo umanesimo». La notizia girava già da qualche tempo e questa mattina l’assessore Maika Gabellieri l’ha motivata presentando il programma del Carnevale civitanovese, che cambia anche denominazione (diventa “Civitanova in maschera”) e propone al posto dei tradizionali carri allegorici, gruppi mascherati in varie postazioni del centro.
Una scelta nata da considerazioni economiche (costi minori e piano per la sicurezza meno poderoso) ma che poi si è tramutata in una scelta stilistica di cui la Gabellieri si professa orgogliosa: «E’ una scelta coraggiosa – dice – perché so che vado contro abitudini consolidate. Sembrerà banale, ma avevo voglia di cambiare, è una data zero, ma volevo qualcosa che non fosse passivo, gli spettatori saranno coinvolti dai gruppi mascherati. Vada come vada, ma spero vivamente che il pubblico non abbandoni l’idea di venire a Civitanova perché non ci sono i carri e piuttosto scelgano un progetto nuovo».
In pratica al posto della tradizionale sfilata dei carri allegorici il comune ha coinvolto, assieme a Vanessa Speranzoni, associazioni, parrocchie e scuole e a ciascuno è stato affidato un tema. Tre le zone che saranno animate: corso Umberto I dedicato a fiabe e cartoon con gruppi in maschera, Corso Dalmazia dedicato alle tradizioni marinare con accademia di Primo dialetto e la scuola di recitazione, corso Vittorio Emanuele (di solito escluso dal tragitto dei carri) con spettacoli di animazione come trampolieri, maghi, baby dance e majorette. Si comincia alle 15 quando ogni gruppo si metterà in mostra nelle rispettive postazioni e a partire dalle 16 sfileranno fino in piazza dove ci sarà la band Family show in concerto. Alla fine premiazioni per il gruppo più rumoroso, quello più numeroso, quello più travolgente e il gruppo dell’anno. Ci saranno anche postazioni per il trucco. «Abbiamo realizzato un prodotto turistico-culturale diverso seguendo le indicazioni dell’assessore – ha riferito Spernanzoni – ma che parte dal basso, con il coinvolgimento delle realtà cittadine. L’idea è di scardinare l’idea statica del Carnevale, in cui si va ad assistere passivamente ad uno spettacolo, per arrivare a rendere protagoniste le persone, grandi e piccoli, che potranno anche truccarsi per strada e lasciarsi coinvolgere dai gruppi che arriveranno anche da fuori città».
Fino adesso non Hai fatto niente di bello, povera civitanova
Per fare i carri ci vogliono soldi, persone e passione!!!
Avevo voglia di cambiare ???? Ma che giustificazione è???
bell'idea
Sempre più un carnevale scarno anni fa con i carri era uno spettacolo .... bo
Un carnevale senza carri che carnevale è??? Ma dite la verità
Bene, si prova a fare qualcosa di nuovo. Funzionerà, sarà un fiasco? Almeno si potrà dire di averci provato. Certo che stare dalla parte di chi critica è sempre facile, perché comunque vada si potrà sempre dire che si sarebbe potuto fare di meglio. Gli stessi carri che sfilano oggi qui domani là, settimana prossima chissà dove, belli per carità, però...
Ad Ascoli lo fanno da tantissimi anni, non è una novità...
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Perche’ c’e gente che parte da casa,si fa un’ora di fila,smadonna per trovare un parcheggio,si fa riempire di schiuma e coriandoli, per vedere un carro allegorico?
Ma le maschere ci sarebbero state lo stesso! Comunque mi piace l’idea di ispirare il carnevale ad un ” nuovo umanesimo “. Questo significa che conosciamo già il ” vecchio umanesimo ” e adesso finalmente diventato quello statico e obsoleto ci innoviamo non facendo circolare carri di Carnevale. Speriamo che a nessun bambino venga la strana idea di chiedersi perché non ci sono i carri sennò chi glielo spiega che la colpa è del ” nuovo umanesimo “. Magari qualche ignorante come me gli direbbe che la colpa è di un assessore alla cultura troppo culturale per fare del Carnevale la festa che tutti conosciamo e che i bambini amano perché magari caratterizzata anche dai carri. E intanto il ” carozzone ” va avanti da se, senza i suoi fanti, i cavalli e i suoi re. Non scrivo di quelli che soli rimangono incapaci di ridere anche tristemente.