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Tarquinio: “Più che di Ius soli,
è meglio parlare di Ius Culturae”

MACERATA - Il direttore di ‘Avvenire’ ha aperto gli ‘Incontri d'autunno’ del circolo Aldo Moro. L'assessore Sciapichetti: “Per lo sciopero della fame ho ricevuto improperi, insulti e anche minacce"

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di Maurizio Verdenelli

(foto di Fabio Falcioni e Luciano Carletti)

Un Angelo Sciapichetti un po’ smagrito, alleggerito di pancetta assessorile, ma tutto sommato in forma e pieno di verve, ha inaugurato l’altra sera in un auditorium sold out, al ‘Claudiani’ la nuova sessione degli ‘Incontri d’autunno’, tradizionale appuntamento stagionale del circolo Aldo Moro.

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Angelo Sciapichetti apre l’incontro

Lo ha fatto, Sciapichetti, con una clamorosa seppur solo verbale ‘denuncia’ in riferimento all’iniziativa attuata dall’11 scorso: “Per lo sciopero della fame ho ricevuto improperi, insulti e, in riferimento anche alla delega ai Trasporti, anche l’invito di finire …sotto il treno!”. Come noto, l’assessore regionale (più noto in realtà per la delega alla Protezione Civile) dall’inizio del mese ogni mercoledì si astiene dal cibo per sostenere l’approvazione del progetto di legge ‘Ius Soli’. E l’altra sera ha ospitato il direttore di ‘Avvenire’, Marco Tarquinio, che agli ‘Incontri’ era stato protagonista nel 2015 con un intervento a favore dei ‘migrantes’. L’argomento proposto: ‘Italiani senza cittadinanza. Ius Soli e Ius Culturae, una legge giusta per una questione di civiltà’.

Tarquinio, introdotto tradizionalmente dal suo ex redattore Piero Chinellato, ha parlato di ‘Italiani di fatto ma non di diritto’, di ‘vento di secolarizzazione’ ed inoltre di ‘paura’ ascrivendosi solennemente dalla parte di chi è nato in Italia ma senza avere il diritto ad essere chiamato italiano.

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Marco Tarquinio

Schierato, tuttavia con un piccolo, eppure sostanziale distinguo. Più che di Ius soli, è meglio parlare di Ius Culturae. E non è solo un …latinorum in tema di accoglienza e di diritti di cittadinanza. “Si tratta –ha detto il giornalista nato ad Assisi (ricordando francescanamente l’episodio del lebbroso‘)- di far crescere i nuovi italiani su basi ancor più solide, quelle culturali, dell’istruzione. Finora li abbiamo soltanto temuti questi aspiranti compatrioti perdendo in tal modo un’intera generazione. Sul piano complessivo del lavoro, della previdenza c’è stato un vuoto terribile riscontrabile nei nostri conti pubblici”. Ancora: “I nuovi italiani sono circa il 30% della popolazione: così, al di là delle stime ufficiali minori, è percepita tale percentuale. Che ingenera timore, sgomento: in un’unica parola, paura, il sentimento generale nutrito nei confronti di chi nasce da genitori italiani sul patrio suolo.

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Piero Chinellato

Come vengono definiti i nuovi italiani? Irascibili, maleducati, pericolosi: ‘malamente’. Nella stessa maniera così gli americani d’Americani definivano nell’800 e ai primi del secolo scorso gli emigranti italiani, e prima di loro gli irlandesi (cfr il film ‘Gangs of New York’ con la scenografia del maceratese Dante Ferretti ndr), poi gli ispanici e via elencando. Insomma era la famosa sindrome da integrazione. Quella di cui soffriamo adesso noi”. Tarquinio (che elogia Mirko Tramaglia, l’ex ministro degli Italiani all’estero) definisce questi connazionali “spacciatori di paure”. E racconta alcune storie, come quella della maratoneta marocchina, che sposata in Italia desiderava correre con i colori azzurri, quelli del Paese che ritiene il proprio. “Le è stato risposto di no, e lei a quel punto ha dovuto rispondere all’appello del selezionatore del Marocco per le Olimpiadi”.

moro-ius-soli-foto-carletti-16-267x400“C’è un vento di secolarizzazione che soffia in modo indiscriminato da quando è stata varata la legge Bossi-Fini, che tocca soprattutto i bambini, figli di genitori stabilizzati nel Paese. E i numeri sono altissimi ed altrettanto alti sono quelli dei minori in arrivo (soltanto 240mila venerdì scorso ndr). C’è bisogna a questo punto di una Politica alta e coraggiosa per far fronte a questo problema epocale”. Insomma per l’assisano Tarquinio i politici italiani (e non solo), fondamentalmente, devono ancora come il Poverello incontrare il lebbroso e liberarsi dei propri egoismi che non poggiano sui basi reali, anche genetiche. “Un esempio? Nel Dna degli umbri e dei toscani non c’è alcuna traccia di quello delle popolazioni che li hanno preceduti ed allora…”.

Tarquinio è in cerca di Buone Notizie, per stare alla rubrica da lui stesso inaugurata. Anche per contrastare il gusto delle ‘cattive notizie’, lui non ha paura di andare controcorrente e di eventuali cambi direzionali. “In Europa solo il 18% dei lettori segue la cronaca nera rispetto al 56% dell’Italia. In riferimento a ciascuna nazione, veniamo prima anche della Gran Bretagna, patria del thriller che ha ‘solo’ il 33% di amanti del ‘noir’”. E non ha paura della ‘striscia’ ‘Hello Jesus’ dell’irriverente Bobo (Sergio Staino) ospitato a sorpresa da ottobre sulle pagine del giornale dei vescovi amareggiando l’unione degli atei e degli agnostici razionalisti di cui Staino è presidente onorario. “Un po’ si è proposto lui, ma aveva fatto sondaggi anche con altri direttori” ha detto Tarquinio soffermandosi sul caso aperto da un presente in sala, il prof. Umberto Moretti. “Gli ho detto: devi però stare molto attento. E Bobo: molto attento, molto libero. C’è stata subito empatia”.

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Marco Tarquinio con Maurizio Verdenelli

Non pochi gli interventi finali ormai sul far dello scoccare fatale della mezzanotte: oltre a quello del citato Moretti, anche di Luciano Ruffini (l’ex sindaco di Tolentino ha chiesto: ‘Come siamo arrivati a tanto?’ in riferimento agli Italiani senza cittadinanza), Paolo Serafini, Adriano Ciaffi. Ed infine di chi scrive: post sisma e nuovi italiani. Un grosso aiuto contro la desertificazione: non a caso il sindaco di Castelsantangelo sul Nera ha fatto appello ai ‘migrantes’ perché vengano ad abitare all’ombra dei Sibillini. Al sospetto di una strategia di desertificazione del Palazzo, rendendo vano ogni ritorno nel luogo natio devastato dalle scosse, Sciapichetti ha smentito con una risoluta alzata di spalle il sospetto di un progetto organico, tuttavia nuove ricette, rispetto a quelle tradizionali, da Tarquinio non sono venute. “Occorrono tempo, spazio, risorse e strutture. Inoltre bisogna riattivare le vie di comunicazioni. Non devono esistere più i cosiddetti luoghi sperduti, perché la tecnologia insegna che la rete mette in comunicazione il mondo intero. E dalle tradizioni, dalla cultura e dai nuovi italiani ‘formati’ può nascere un Paese più ricco di energie e di volontà di crescere e ricostruire”.

Intanto ad ‘Incontri’ venerdì prossimo è atteso don Gino Rigoldi con un altro tema centrale: ‘Adulti assenti, adolescenti infelici. Il disagio di una generazione che vede la scala dei valori capovolta”.

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