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Rocco ha vinto la sfida

SEFRO - Al cigno ‘ribelle’ il primo round sugli agenti della Polizia provinciale venuti a prelevarlo per poter dare inizio al cantiere della centrale idroelettrica sullo Scarzito. FOTO

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Il cigno verso la barriera che delimita il canale e l’inizio del cantiere per la nuova centrale idroelettrica

Dall’inviato Maurizio Verdenelli

(foto di Luciano Carletti)

Guaisce Rolly, il barboncino ammaestrato che porge eretto la zampetta a mò di saluto. In fila accanto a lui, i gatti Trilli, Romeo ed Otello, musetti che sporgono dalla ringhiera, guardano preoccupati quel braccio d’acqua di derivazione dello Scarzito dove Rocco, un bellissimo ed altero esemplare di cigno reale, se la vede con due agenti della Polizia provinciale, venuti da Macerata per lui oggi pomeriggio a Sefro. Soltanto Pippo, il pappagallo non c’è a ‘tifare’ per Rocco che con la sua unica presenza impedisce l’avvio del cantiere della centrale idroelettrica. Pippo, che ogni mattina salutava ‘Ciao, Mario’ riempiendolo di parolacce se non avesse risposto, è volato via da tempo forse indispettito da quel rapporto difficoltoso con il padrone: Mario Pierozzi, sindaco per dieci anni del paese (“anche presidente e vice presidente della comunità montana” sottolinea lui) grande oppositore della centrale.
“Rocco? Come Siffredi” azzarda con un sorriso l’avv. Gianfranco Borgani in partenza per il Nepal, indicando il bel pennuto (“Ha solo un po’ d’artrite” segnala Pierozzi) che nonostante i tentativi dei due agenti, un uomo ed una donna, tiene frattanto il campo. Una specie di sit-in per il cigno che assolutamente non vuole lasciare il corso d’acqua sul quale sarà deviato lo Scarzito per la centrale a valle. “Lo vogliamo soltanto liberare” fa, cercando di spingere Rocco fuori dal canale con vari strumenti -un asse di legno, un ramo secco. Il volatile che ha avuto due compagne entrambe decedute (Marianna e Miranda, non c’è sicurezza su una ‘certa’ Giuseppina) ed una bella nidiata di ‘brutti anatroccoli’ volati altrove in ossequio al migrante dna paterno non cede stavolta al fascino della bella signora bionda in divisa verde oliva della Provincia. Più in là, da quattro anni almeno, è abituato ad ascoltare un rumore per niente rassicurante: il ‘rumble rumble’ delle due cascatelle che attraversano Sefro, spettacolo meraviglioso per i turisti ma non per lui abituato alla tranquillità di quel corridoio d’acqua laterale, limpidissimo. Che, poi, è stato il luogo della felicità, dei suoi amori e della paternità. Volete mettere?
Tutti gli animali di famiglia di ‘Faustina’ sono solidali accanto a Rocco -“il nome sarebbe invero Roccotò” sottilizza l’ex sindaco. Rolly, inoltre, con quel guaito pare voglia dire ‘Non mollare’ e non intende salire sull’auto della figlia minore di Pierozzi che se ne va poi senza di lui, dopo vari tentativi per farlo salire a bordo.

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cigno-sefro-14-267x400Poi ci sono i sefrani (c’è il prof. Mario Santini, storico locale, tuttavia si segnala l’assenza del prof. Franco Pedrotti autore dell’appello per la ‘salvezza dello Scarzito’) venuti a documentare con cellulare e macchine fotografiche la ‘cattura’, pardon della ‘liberazione’ del cigno ribelle caricatosi sulle sue penne il peso del futuro di quelle due cascatelle. Dice Borgani: “Non c’è da farsi troppe illusioni anche se contiamo sulla comprensione dell’impresa a non captare ‘troppo’: lo Scarzito è chiamato così non perché è un fiume da poco. Lo stesso prof. Pedrotti ci ha infatti detto che il nomee deriva da ‘scarze’, i vincastri che nascevano sulle sue rive per fare cesti”. E Pierozzi: “Le foto degli anni 20-30 indicano proprio all’altezza una portata d’acqua davvero importante”.
Già, ma ora la partita è tutta sulle zampe palmate ed un po’ artritiche di Rocco. E alla fine, dopo neppure un’ora, la vince! I due agenti si consultano e concertano una tregua. Il cigno reale sarà affidato ad un cittadino del posto che ne avrà cura sino a quando ritorneranno sul posto per prelevarlo e condurlo, si dice, in un altro locus oemenus: forse uno specchio d’acqua a Pioraco dove si spera si troverà a suo agio. “Dove sarà, lo andrò a trovare tutti i giorni: Rocco è abituato a mangiare pane bagnato dalle mie mani ed erbette aromatiche che gli piacciono assai. Oggi non è riuscito a farlo: sin da questa mattina ha sentito la dura prova che l’attendeva. Era nervoso, mi guardava come per chiedermi cosa sarebbe successo. Io sono legato da sempre agli animali. Ricordo d’aver trasportato ‘Marianna’, la compagna di questo cigno, ad una clinica veterinaria. Non mangiava, stava per morire: sembrava non ci fosse nulla da fare per lei. Ritornai. Lanciò il suo stridulo verso: sembrava felice nel rivedermi. Mangiò dalle mie mani, mentre per giorni aveva rifiutato il cibo. Il veterinario, commosso, si mise a piangere come un bambino. Qualche lacrimetta la versai anch’io” ricorda intenerito Pierozzi che parla anche di un comitato popolare ‘pro Scarzito’: “Ancora tutto da mettere in piedi: per il momento abbiamo già fatto una riunione ma è tutto da decidere riguardo ai passi eventualmente da fare”.
Da ‘Faustina’, la madre di Mario che inaugurò la trattoria al di là del fiume nel ’54, c’è una foto della fondatrice insieme con il nipotino Massimiliano, nato nel ’78. “Mio figlio – dice l’ex primo cittadino- è uno chef esemplare, imbarcato sulle navi private di lusso. Ha cucinato per Lady Diana, Dodi ed Al Fayed senior. E pure per Abramovich, proprietario del Chelsea di mister Conte”.
I ricordi portano lontano. Il prof. Santini, che ha fotografato a suo tempo la ‘famiglia’ di Rocco: “Sullo Scarzito a Sefro era ‘di casa’ un illustre appassionato di pesca alle trote che si chiamava Enrico Mattei. Non pochi in questa vallata devono l’assunzione all’Eni, grazie a lui che amava questi luoghi stupendi. Della frazione di Sorti era nativo Gino Valeriani, un giornalista assunto all’ufficio stampa di Mattei a Roma…”.
Ma questa è un’altra storia: fino a quando dall’ultima curva della valle, sbucando dalle case lesionate dal terremoto, non ritornerà in paese l’auto fuoristrada della Provincia, Sefro per qualche giorno ancora sarà ‘la casa’ di Rocco, cigno reale. Borgani scherza: ”Un po’ come il lupo di Gubbio amato alla fine da tutto il paese:… del resto questa era la strada per l’Umbria scendendo per Bagnara verso Nocera: la conosceva bene San Francesco”.

Il cigno sfrattato dalla centrale idroelettrica

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Maurizio Verdenelli, Gianfranco Borgani, Mario Santini, Mario Pierozzi

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Il cigno Rocco ‘sfugge’ ad un agente della Polizia Provinciale che tenta di ‘liberarlo’ sospingendolo inutilmente verso l’uscita del canale

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Foto d’epoca, cascata sullo Scarzito del ’24

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