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Il cigno sfrattato
dalla centrale idroelettrica

SEFRO - Domani il volatile sarà prelevato dalla polizia provinciale. Intorno a lui l'affetto della popolazione locale che da anni si oppone al progetto sul fiume Scarzito

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cigno

 

di Maurizio Verdenelli

Di Moby Dick ha solo il mantello bianco ed intorno a lei, domani pomeriggio, Sefro ha promesso di schierarsi compatta. Non ha un nome: è ‘soltanto’ la mascotte del paese il cigno migratore che ha ‘scelto’ come residenza fissa il paese famoso per le sue due cascate sullo Scarzito. Da cui dovrà sgomberare. Nessun equipaggio risalirà il corso d’acqua che nasce dalla valle Scurosa alle pendici del monte Pennino, per ‘lanciarsi’ a perpendicolo su Sefro in un paesaggio ‘unico non solo nel camerinese ma in tutte le Marche’ ha scritto il professor Franco Pedrotti. L’ex direttore del dipartimento di Botanica ed Ecologia e docente emerito di Unicam ha lanciato nelle scorse settimane un disperato appello “per evitare una sciagura che ricadrà su tutti noi” (‘Orizzonti della Marca’).

La Pequod del capitano Achab, in un romanzo che pare già scritto con un finale diverso rispetto a quello di Melville, è stavolta la polizia provinciale che nel pomeriggio di domani risalirà l’alta valle del Potenza -con mezzi terrestri s’intende- per prelevare il cigno, ultima barriera al progresso umano. La realizzazione cioè, ormai avviata, di una moderna centrale idroelettrica da parte di un’importante impresa bresciana dopo che un’altra di Perugia si è fatta da parte. Tutto in ordine, tutto in regola: la Regione ha concesso le autorizzazioni del caso. Non manca nulla ognuno d’accordo, meno gli interessati: i sefrani. Attraverso la concorde, istituzionale opposizione da parte delle varie amministrazioni comunali, anche di segno diverso, che si sono succedute dal 2006 alla guida del paesino montano, inserito nel ‘cratere sismico’.

Cascata-2-300x400Le scosse del terremoto del Centritalia ha inferto gravi danni alle opere artistiche murarie nella chiesa di San Tossano ad Agolla e nella frazione di Sorti. Sefro è comunque andata avanti rimboccandosi le maniche grazie sopratutto al turismo, a quelle centinaia di persone che ammirano il suo paesaggio unico e quel piccolo fiume (nomen omen) che lo attraversa per intero. E’ piaciuto anche al cigno volato da chissà dove lo Scarzito che nel centro del paese forma due bellissime cascate. Alcuni d’anni fa si è costituita un’associazione a difesa della valle e nel 2006 il battagliero sindaco Mario Pierozzi organizzò con Unicam un convegno per chiedere l’istituzione di un parco regionale sul Monte Pennino. Macchè! Ancona “neppure ci rispose” ha ricordato ancora sul settimanale camerinese, il professor Pedrotti “eppure era un’iniziativa che veniva dal basso non imposta dall’alto”. Il ripristino della vecchia centrale è paventata dal docente emerito “come la fine per le acque dello Scarzito proprio nel punto dove attraversano il centro del paese”. Conseguenze: fine del turismo per un piccolo centro già colpito dal terremoto. Già vecchia e nuova storia per le aree interne maceratesi. Chi mai ascolterà davvero la gente di montagna, scarsa e perennemente sul punto di emigrare soprattutto se poi c’è una calamità come il sisma?

cascata-attualeNessuno a Sefro si fa illusioni. Sabato se ne dovrà andare pure l’ultimo vero oppositore al Palazzo: il cigno che naviga ignaro sul canale di derivazione presto al centro dei lavori per la centrale. Dovrà sloggiare (chissà dove?). A nulla servirà il cordone sanitario che si stringerà attorno a lui dagli ‘amici’ sefrani. Un posto ‘di blocco’ sarà infatti istituito all’altezza del ristorante ‘Faustina’, di cui è titolare lo stesso Pierozzi. L’amico pennuto verrà salutato come un autentico ‘sodale’, l’ultimo inviato dalla Natura a sostegno di una battaglia che appare inesorabilmente perduta. Pane, salame e pecorino per rassegnarsi in un pomeriggio di settembre. Moby Dick non ce la farà ad ‘affondare’ la Pequod ‘rompighiaccio’ del Palazzo. Macerata, Ancona appaiono mille miglia lontano da questo piccolo paradiso. “Quanto produrrà la futura centrale? Quali benefici per la comunità locale? Ne vale la pena?” si domanda l’avv. Gianfranco Borgani (Legambiente). Il legale ha ricevuto formale mandato da parte del trotificio Eredi Rossi (una meritata fama europea) che ha 50 dipendenti e rappresenta l’unica realtà imprenditiva autoctona. L’allevamento è sottostante alla centrale prossima ventura e i titolari vogliono appurare se ci saranno rischi provenienti eventualmente dai lavori in alveo dello Scarzito: le trote hanno necessità di acque purissime. Ma c’è pure speranza che la ‘sventura’ ecologica evocata dal professor Pedrotti possa essere alla fine mitigata da interruzioni del deflusso delle acque da partre della centrale: “anche solo per un po’” chiedono i residenti. In modo che possano avere ancora un senso nella vallata più bella dell’area larga dei Sibillini, i popolari versi di un poeta del luogo ‘… dirompente vien giù dalla montagna / limpida fresca come bolla viva – nemmeno lungo il corso mai ristagna- questa meravigliosa acqua di sorgiva- giù nel percorso dà luogo ad una cascata”.

 

 

 

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