OGGI A VISSO un cartello esposto tra le macerie chiede ai turisti di non fotografare
di Federica Nardi
Il terremoto del 24 agosto nei comuni più devastati del Maceratese compie un anno ma non è invecchiato di un giorno. L’anniversario mediatico e quello reale non coincidono. Certo, quella di chi entra commosso nelle quattro mura della sua casetta, anche se in mezzo a un cantiere (come a Pieve Torina) è un’immagine d’impatto che almeno per una mattina come quella di ieri può far dimenticare tutto il resto. Ma sono solo 43 le casette pronte su oltre le mille che la popolazione ancora aspetta dalla fatidica primavera che secondo l’ex premier Renzi, (assicurava nell’ottobre 2016) avrebbe visto il ritorno sulle montagne.
«Non serve fare foto, quelle vecchie sono uguali a quelle di oggi», dice il sindaco di Castelsantangelo Mauro Falcucci. A Visso sulle macerie della palazzina del benzinaio che ancora troneggiano all’ingresso della zona rossa è stato attaccato un foglio che chiede di non scattare foto per rispetto di chi ci lavorava. Il sindaco Giuliano Pazzaglini però ammette che «se qualcuno testimonia l’inefficienza della gestione dello Stato nell’ultimo anno ci fa un favore». Marco Rinaldi non è più sindaco di Ussita e prende atto «del progetto di desertificazione in atto». L’attuale commissario Mauro Passerotti lavora a pieno ritmo con il suo staff per chiudere un’emergenza che quando è subentrato due mesi fa era in alto mare: «qua è un guaio ma siamo determinati», dice dal container che è diventato il suo ufficio. In televisione oggi il governatore Luca Ceriscioli ha detto che ormai «si passa alla fase operativa»., che «abbiamo tutti gli strumenti che servono per poter ricostruire». Ma è un buco nell’acqua: le pratiche presentate, per la sola ricostruzione leggera delle case private, sono poco più di 600 in tutta la Regione, 400 pratiche circa nel Maceratese. Per le aziende lievemente danneggiate 27 progetti a fronte di 771 richieste di delocalizzazione. Cinque i progetti per la ricostruzione pesante, sempre in provincia di Macerata. E i tecnici stanno ancora eseguendo i sopralluoghi per capire quali case sono inagibili.
Il sindaco Mauro Falcucci di Castelsantangelo, a settembre dell’anno scorso, nel Comune ora in zona rossa
«BASTA EMILIA, GUARDIAMO AL FRIULI» – Mauro Falcucci non ne ha più di urlare come un anno fa di fronte alla distruzione della sua Castelsantangelo sul Nera. «Inauguriamo le casette quando saranno completate con segnaletica e anche qualche fiorellino. Tanto con questo ritardo perenne…». Si ferma e aggiunge: «Se è vero come ha detto Gentiloni che il sisma è una priorità nazionale bisogna cambiare impostazione. Prendiamo coscienza che qualcosa non ha funzionato. Non può esserci un cratere con 140 comuni. Friuli docet, fecero tre livelli: quello catastrofico, quello grave e quello lieve. Io sono sempre quello del 24 agosto – dice riferendosi al fatto che Castelsantangelo era già stato gravemente colpito un anno fa – La politica deve assumersi la responsabilità di saper discernere. Noi non abbiamo avuto morti per fortuna ma non possiamo essere dimenticati, non compariamo nemmeno nei crateri dell’Ingv anche se l’epicentro è stato a pochi chilometri da noi».
Giuliano Pazzaglini la notte della scossa del 26 ottobre nella sede della Croce rossa di Visso
«DOVE VA ERRANI? DEVE FINIRE QUELLO CHE HA INIZIATO» – «La scadenza del contratto di Errani può avere effetti dirompenti – dice Giuliano Pazzaglini, sindaco di Visso – Se l’impianto normativo non viene affinato entro il 9 settembre chi subentra impiegherà mesi per capirci qualcosa, poi nel frattempo ci saranno le elezioni e quindi si perderebbe ancora più tempo». Il 6 settembre a Roma un incontro tecnico cercherà di dirimere la questione, perché, tra le altre cose «le ordinanze devono essere sovraordinate agli strumenti urbanistici e giuridici vigenti, sennò vanno in contrasto con le norme». E poi «vanno prorogate alcune scadenze come quella per ricostruire gli agglomerati di palazzine nei centri storici. Adesso se non lo fai entro due anni perdi il contributo, ma è impossibile». Sulle casette: «Arrivano, stiamo lavorando – dice Pazzaglini -. Visso è Visso, nel bene e nel male. Quando si tratta di fare lavori è sempre male. Le difficoltà ambientali hanno allungato i tempi».
Al centro Marco Rinaldi, durante la manifestazione di protesta a Visso, era il 13 maggio
«SPOPOLAMENTO PROGRAMMATO» – Marco Rinaldi non è più sindaco ma vive la data del 24 agosto con un sentimento di «tristezza, anche per il ricordo di chi ha perso la vita. È sempre più forte la preoccupazione che si vada verso la desertificazione, per il fatto di non aver riportato velocemente le comunità nei centri più piccoli, quelli che avevano bisogno di tornare a essere una comunità il prima possibile. Non è cominciata la ricostruzione. Stante la gravità della situazione non potrà cominciare a breve, e lo dico da ingegnere, ma la fase di emergenza doveva almeno essere chiusa nei comuni epicentrali che non sono certo 140. Prendo atto di un progetto di desertificazione che parte da lontano, che sfrutta il sisma e si basa sull’irrilevanza numerica di noi residenti di montagna. Un territorio senza presenza umana è pericolosissimo sotto un profilo umano e ambientale. Ma meno gente c’è in montagna meno ospedali servono, meno scuolabus, in un’ottica miope di taglio delle spese».
Mauro Passerotti nel container che ospita gli uffici del comune di Ussita
«RITARDO SU TUTTI I FRONTI, ORA ACCELERIAMO» – Il commissario prefettizio di Ussita, Mauro Passerotti, è entrato in ufficio il 7 giugno, prendendo atto di «un ritardo su tutti i fronti: macerie, Fast da completare, messe in sicurezza». Dopo due mesi di duro lavoro e 7 persone assunte che diventeranno 11 per inizio settembre i dati sono questi: «91 case sono agibili e le famiglie possono tornare. Termineremo tutte le Fast a fine agosto, aspettiamo il censimento dei danni anche per alcuni immobili pubblici e per gli impianti di Frontignano per i quali abbiamo chiesto alla ditta di verificare lo stato delle strutture». I lavori di messa in sicurezza della chiesa di Santa Maria Assunta «termineranno il 25 settembre. Il 16 luglio sono partiti i lavori nelle aree destinate alle casette, a oggi abbiamo finito quasi tutta l’urbanizzazione e sistemato 31 casette. Pensiamo di consegnare tutte le casette per l’inizio dell’anno scolastico, dando priorità prima alle famiglie con bambini e poi ai lavoratori della zona». I borghi zone rosse sono 15, 16 se si considera il cimitero che «è impraticabile e irraggiungibile per il dissesto della strada. Vogliamo capire dove è necessario ricostruire e dove invece per motivi di sicurezza bisogna delocalizzare. Per il cimitero siamo d’accordo con la Protezione civile per presentare uno studio di fattibilità che prevede il recupero immediato della strada, la rimozione delle macerie dal cimitero e la sistemazione dei resti in loculi provvisori così che Ussita riabbia anche un cimitero». Il verdetto dei geologi dirà poi se tutto andrà spostato altrove o se, almeno i morti, potranno riposare dove sono sempre stati.
(foto di Fabio Falcioni)
Troppa burocrazia!
ma ora c'è da pensare a Ischia
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