di Walter Cortella
In un mio precedente articolo avevo anticipato (leggi) che la Cfd di Macerata, dopo Devo dirti una cosa di Valentina Capecci, messo in scena al teatro Cortesi di Sirolo, avrebbe da lì a poco debuttato con una nuova produzione. E così è stato. Venerdì scorso al Don Bosco di Macerata il repertorio della compagnia si è arricchito di un nuovo spettacolo, Le false confidenze di Pierre de Marivaux, diretto da Diego Dezi, ampliando così il ventaglio delle sue proposte teatrali.
L’autore della divertente pièce, scrittore drammaturgo e romanziere, è considerato dalla critica il più importante commediografo di Francia del ’700. Ha scritto alcuni romanzi, ma la sua fama è legata soprattutto ai numerosi e significativi testi teatrali, almeno una quarantina, tra commedie drammi e anche una tragedia. Autore anticonformista e dal temperamento ipersensibile, scrisse di sé “ho spiato nel cuore tutti i ripostigli in cui si può nasconder l’amore quando teme di farsi vedere”. Una delle caratteristiche più spiccate del suo teatro è l’attenta osservazione di questo sentimento, specie nel momento dell’insorgenza o nelle sue ambigue metamorfosi e, ancor più, nelle mille schermaglie tra innamorati. Nello specifico, a Marivaux interessa soprattutto l’innamoramento che diventa un gioco teatrale nel quale i personaggi cercano di mascherarsi l’un l’altro per scoprire se sono davvero corrisposti. Il gioco sottile e psicologico del celare i propri sentimenti è, dunque, presente in quasi tutte le sue commedie.
Questa può essere la chiave di lettura delle opere teatrali di Marivaux, compresa Le false confidenze, rappresentata per la prima volta nel 1737. Lo stile della sua scrittura è leggero, gradevole, sempre garbato e pieno di delicate sfumature, tanto che il termine marivaudage divenne sinonimo di intreccio amoroso, di gioco raffinato intorno alle sottigliezze dei casi sentimentali. Grazie alla felice scelta del regista Dezi, abbiamo scoperto un autore troppo a lungo ignorato. «Amore e intrighi, amore e denaro, amore e interessi, amore e affari, amore e compromessi, queste sono le chiavi di lettura di questo abilissimo gioco teatrale». Con questo incipit del programma di sala, Dezi presenta allo spettatore la piacevole pièce del drammaturgo francese. In un tourbillon di equivoci, sguardi sfuggenti e ammiccanti, frasi dette e non dette, allusioni e soprattutto false confidenze si dipana la vicenda di Dorante, giovane di bell’aspetto ma squattrinato, che spinto dallo zio, il signor Remy, tenta di entrare nelle grazie dell’affascinante e ricchissima Amarinte, vedova borghese, che dal canto suo aspira a conquistare un posto nella nobiltà sposando un conte del luogo. Ciascuno dei protagonisti è pronto a tramare a danno altrui, pur di ottenere qualcosa in cambio, a cominciare dal diabolico servitore Dubois, all’intrigante Remy, dalla signorina Marton, governante della casa, alla vecchia e ambiziosa Madame Argante.
La sola che non partecipa a questo gioco al massacro è l’ingenua Lisette, la serva personale di Araminte, la bizzosa padrona di casa. Ma ancora una volta il lieto fine mette tutti d’accordo, ad eccezione di Dubois e della petulante ma acuta Madame Argante: Araminte mette da parte le sue ambizioni, respinge con garbo la proposta di matrimonio del conte e sposa il suo bel Dorante. Come tutte le «prime» l’esibizione della C.F.D. ha messo in evidenza qualche lacuna dovuta essenzialmente ad una non perfetta messa a punto dei complessi meccanismi che regolano uno spettacolo teatrale. Tutto nella norma, niente di eclatante, soltanto qualche lieve e naturale sfasatura che sparirà dopo un breve rodaggio. Nel complesso, l’intero cast è stato all’altezza della situazione fornendo una performance di buon livello che lascia intravvedere un potenziale di tutto rispetto. Paola Cosimi, nel ruolo principale di Araminte, ha dimostrato grande sicurezza e padronanza della scena. Una conferma, la sua. Il giovane Mattia Storani (Dorante), recente acquisizione della Compagnia, sta crescendo rapidamente. Per Mario Pallotta (Dubois) e Michela Cerquetella (M.me Argante), tornati sulle scene dopo una lunga assenza, il tempo sembra non passare: sono stati due colonne del teatro amatoriale maceratese ed ancora sono in grado di fare la loro bella figura. Una gradita rentrée, la loro. Giulio Latini (Remy), Stella Righetti (signorina Marton) e Lidia Montecchiari (Lisette), forti della loro lunga militanza teatrale, sono elementi sui quali si può fare sempre assoluto affidamento. Più che buona la loro performance.
La Compagnia Cfd punta molto su questa sua ultima fatica teatrale in vista dell’imminente tournée che la porterà ad esibirsi in importanti «piazze» fuori regione e, perché no?, per partecipare a qualche prestigioso festival nazionale. Le false confidenze è una pièce elegante e di ottima qualità ed ha tutti i numeri per farsi apprezzare ovunque. D’effetto i giochi di luce, fondamentali in una scenografia di grande raffinatezza ma nel contempo semplice e funzionale, ideata e realizzata dal duo Dezi-Zagaglia. Accurata la scelta dei sontuosi costumi, confezionati con grande cura da una sartoria teatrale. Le musiche di Vivaldi e Debussy contribuiscono a creare le giuste atmosfere.
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