di Gabriele Censi
La parrocchia più popolosa della diocesi di Fermo non ha più la sua chiesa, oltre 12mila abitanti di Corridonia perdono un simbolo della loro identità. Il terremoto ha reso inagibile la chiesa di San Pietro, Paolo e Donato situata nel centro storico della città. Un edificio di fine settecento disegnato dal Valadier e affrescato dal Galimberti che gli anziani ricordano non è stato mai chiuso. “Un luogo presidiato con una presenza costante, un luogo di preghiera che è un punto di riferimento identitario per la comunità” spiega il giovane parroco affranto.
Don Fabio Moretti, fermano di origine, dopo aver frequentato il seminario Redemptoris Mater ha passato due anni in Kosovo. Il prossimo 20 settembre doveva festeggiare il primo compleanno da parroco, oltre che di Corridonia anche di Colbuccaro, la frazione che vive le stesse difficoltà con la chiesa di San Lorenzo anch’essa inagibile e danni forse più pesanti (qui sono altri duemila circa i parrocchiani). Festa rovinata dal sisma che ha causato danni ancora da quantificare, dopo il primo sopralluogo la curia ha inoltrato le schede tecniche alla Regione. Si attende l’unità di crisi, ma non è il solo caso e i tempi sono presumibilmente lunghi. Intanto le funzioni, 4 al sabato e 11 alla domenica, vengono celebrate nella piccola chiesa di Sant’Agostino della Confraternita, restaurata nel 2007.
Nel bilancio dei danni agli edifici religiosi il parroco ricorda anche la chiusura fuori dal centro della chiesa rurale di San Giuseppe e di Santa Maria in Pacigliano. “Dalla canonica – continua don Fabio – dopo la prima scossa del 24 agosto sono rientrato in chiesa per vedere la situazione ma mentre ero lì sotto ne ho avvertita un’altra di quelle successive, lo spavento è stato forte. Questo è un edificio anomalo (don Fabio parla anche con qualche cognizione di architettura frutto dai suoi studi precedenti, ndr) con tre navate e una cupola centrale sorretta da contrafforti che ha caratteristiche particolari, i danni per quanto visibili sono difficili da quantificare”. “Un trauma” lo definisce il parroco, in una comunità molto religiosa in cui il culto cattolico coabita con la grande espansione della comunità pakistana di religione islamica.
L’apertura della Porta santa con l’arcivescovo Luigi Conti, dello scorso 28 giugno era stato un evento storico per la città ora quella porta è chiusa, due cartelli indicano l’inagibilità di San Pietro, Paolo e Donato.
Il sindaco Nelia Calvigioni aggiunge alla preoccupazione per gli edifici religiosi (“non avremo il Natale con la messa a mezzanotte”) quella per le attività culturali: “Abbiamo fatto le verifiche per le scuole ora però con la ripresa dell’attività scolastica in autunno vengono a mancare pinacoteca, biblioteca e scuola di musica. Seppure con danni non gravi sono urgenti verifiche per poter fare i lavori di ripristino”. Altro allarme del sindaco per la viabilità: “La chiusura di Porta Romana può provocare caos in centro con i sensi unici e i pulmini delle scuole”.
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Senza chiesa parliamone…. Ce ne sono tante chiuse da sempre e agibili….Poi questo credo sia il minore dei mali in confronto a dodici mila persone senza tetto altrove….
L’anno scorso a Corridonia avevano i soldi per abbattere una chiesa semi nuova e costruirne un’altra, oggi quei soldi risparmiati potrebbero essere usati per gli imminenti restauri.
Mi sembra che lo stesso Cristo dicesse che si sarebbe fatto trovare dovunque qualcuno avesse pregato in suo nome. Va bene anche un garage.
Le chiese sono l’ ultimo dei problemi…
La chiesa di San Pietro è antichissima. Fu costruita inizialmente come cappella intitolata a San Pietro da Pipino il Breve, padre di Carlo Magno. Fu ristruttura poi da Carlo Magno e successivamente divenne un edificio in gotico romanico, con pregevoli affreschi all’interno, in cui pregò pure San Francesco d’Assisi. Fu aumentata in dimensione dal Valadier, distruggendo secoli di storia e di fede genuina registrata nella forma elettromagnetica nelle sue strutture murarie; distruzioni come avvengono da sempre a Corridonia, che inizialmente si chiamava Montolmo, poi Pausula in ricordo dell’antica romana Pausulae nella zona di San Claudio, e infine si aggiunse una “a” al nome di un suo cittadino che se ne andò a diciotto anni per fare il sindacalista rivoluzionario e per morire all’inizio della Prima Guerra Mondiale. Un compagno di lotta di Mussolini, che si odiavano reciprocamente, ma che non intralciò la proposta dei soliti ruffiani opportunisti del Regime di cambiare nome alla città, come era avvenuto prima con Pausula per le pressioni di intellettuali clericali. Ai cittadini di Corridonia comincia ad interessare sempre di meno il personaggio di Filippo Corridoni. Basta assistere alle ricorrenze ufficiali… Magari sarebbe da aggiungere a “Corridonia” il vero e antico nome di “Montolmo”: Corridonia Montolmo avrebbe un senso…
Tornando alla chiesa di San Pietro, la cittadinanza ne sente molto la mancanza soprattutto in occasione di battesimi, comunioni, matrimoni e funerali. Ne sentiamo veramente la mancanza, come se fossimo stati privati di un punto focale luminoso. Ci manca la cappellina di Lourdes e l’antico Crocefisso che da secoli salutiamo prima di lasciare la chiesa.
C’è già qualcuno che sta pensando ad iniziative pubbliche per raccogliere fondi per la chiesa di San Pietro. Proprio perché la gente si sente orfana di quel luogo di culto antichissimo e pieno di secolari “vibrazioni” di fede. In quella chiesa fu battezzata la mia famiglia: dai miei bisnonni, ai miei nonni, a mio padre, a me, ai miei figli e ad una mia nipotina. Vorrei che pure il mio ultimo nipote fosse battezzato in San Pietro e che pure il mio funerale fosse officiato in San Pietro. Sarebbe una delusione se il mio corpo ricevesse in Santa Croce l’ultimo saluto: è una chiesa nella quale mi prendo sempre una bronchite ogni volta che ci vado.
Le chiese – è stato scritto – sono l’ultimo dei problemi, ma è sempre un problema unito agli altri, per la religione che ancora – bene o male – professiamo. E se i singoli umani hanno diritto ad una casa, la comunità cattolica ha diritto alla sua chiesa.
E’ vero che attualmente Cristo ce lo preghiamo altrove. Però, è altrettanto vero che vorremmo ritornare a pregare a San Pietro, a San Lorenzo di Colbuccaro, a Santa Maria in Pacigliano e a San Giuseppe.
Don Fabio, riusciremo ad avere i fondi sufficienti?
Tienici informati…
Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli. .
Quando dunque fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.
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Quando invece tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
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Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.
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Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
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Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole.
Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate.
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Amen…