Venanzo Ronchetti e Cesare Spuri
“Un milione di chilometri all’anno, e tredici foto…” sogghigna dal palco della bella ed affollata Sala Castiglioni della Biblioteca Mozzi-Borgetti, l’ing. Cesare Spuri. Scusi, che foto… ? Chiede perplesso a nome di tutti il giornalista Giuseppe Porzi. “Quelle scattate dagli apparecchi autovelox che i tanti comuni della Val di Chienti avevano già cominciato a disseminare un po’ dappertutto 17 anni fa per far quadrare i conti di bilancio, dati anche gli insorgenti tagli dello Stato…” risponde pronto l’eroe della ricostruzione post sisma del ’97. Aggiungendo: “Tuttavia ci si doveva capire perché noi tutti correvamo da Macerata all’altopiano, in quella Serravalle distrutta….”.
Ad interromperlo il ‘sindaco del terremoto’, Venanzo Ronchetti, accanto a lui: “Ad un certo momento pensammo che il paese non sarebbe più ‘rinato’ che avremmo dovuto lasciarlo per sempre, che il Montigno sprofondasse sotto le scosse”. Spuri: “Già e noi correvamo, correvamo. Pensate: il Com (Centro operativo misto ndr) di Serravalle e poi di Muccia apriva alle ore 8 e chiudeva i battenti alle 20 davanti ad una fiumana ininterrotta di gente che aveva perduto tutto ed aveva bisogno di tutto. Poi, noi, dentro restavamo altre quattro ore per preparare ciò di cui c’era bisogno per operare. A mezzanotte tornavamo a casa e alle 5 del mattino eravamo di nuovo dentro quelle stanze per tornare ad istruire il necessario, volta per volta, prima per tamponare l’emergenza poi programmare la ricostruzione. Un lavoro matto e disperatissimo. E non si poteva derogare perché occorreva soccorrere un popolo fuori dalle proprie case ed in preda a disperazione e rabbia”. L’ingegnere della ricostruzione saorride ancora, ripercorrendo col pensiero quei mesi, quegli anni: “Un popolo che ci incitava, ci stimolava anche al di fuori dell’orario di ricevimento in ufficio. Ricordo una signora, terremotata, addetta ad una stazione di servizio a Caldarola presso cui feci servizio. Riconosciutomi, la signora, molto robusta, mi misurò …due diretti al viso per quella che ritengo ancora fosse soltanto una spinta motivazionale”.
E l’autovelox a …fotografarvi, scherza Porzi un po’ diventando serio e segnalando impietoso come una ricostruzione di tale epocale portata fu portata praticamente al termine in pochi anni “rispetto ai 15 che sono stati necessari per realizzare una bretella di neppure un chilometro: parlo di quella di Villa Potenza”.
Giuseppe Porzi e Maurizio Verdenelli
Il terremoto del ’97 è stato così drammatico che si fa fatica anche a ricordarlo. Eppure si deve perché dai grandi esempi d’impegno e successo umano che si deve trarre le risorse per far fronte ai disastri attuali. Anche se, dopo, per Marche, l’Umbria e soprattutto il maceratese “niente è stato più come prima”. Tuttavia se Serravalle, il territorio montano ed oltre (compresi naturalmente Camerino e San Severino) e Fabriano (Spuri ha diretto anche il Com della Città della Carta) hanno ripreso a vivere si deve all’eroismo straordinario ed ordinario di quel gruppo di uomini che misero il cuore oltre la sbarra. Che sono appunto lo stesso Spuri, ingegnere ora (di nuovo) in forza alla provincia, Venanzo Ronchetti, l’allora Governatore delle Marche, il magistrato Vito D’Ambrosio per primi e i sduoi collaboratori (tra i quali sopratutto Giulio Silenzi). “D’Ambrosio –ha ricordato Spuri- era uomo praticissimo. L’invenzione del Com si deve a lui: li stabilì e disse che uno di questi sarebbe stato diretto da me. Tutto il resto era da fare, come rimettere in piedi una parte della provincia andata a pezzi. C’erano problemi enormi, per ultimo anche il doversi fare di quei 0resti’ ingombranti di case, chiese, strutture che non esistevano più”.
Nessuno ora ricorda più Vito D’Ambrosio che ha lasciato le Marche per Roma, ma questa regione deve tantissimo a lui in anni terribili in un momento in cui, presente lo Stato e pure i privati (fra tutti la famiglia Della Valle) si ricostruì senza corruzione e completamente. O meglio quasi, ma il 90% rappresenta in fatto di calamità un record italiano difficilmente ormai superabile. Considerati ormai i tempi: sono passati 17 anni come fossero stati altrettanti secoli, ha detto Maurizio Verdenelli presente insieme con Porzi, Ronchetti, Spuri e poi l’assessore provinciale Bianchini all’incontro sul libro ‘Il ragazzo e l’altopiano’ (Ilari editore) i cui è autore. “Da inviato del Messaggero, ricordo D’Ambrosio con la collega dell’Umbria, Rita Lorenzetti, presiedere nella sede del Parco di Colfiorito, ogni anno e dunque ogni 26 settembre, i summit sui bilanci annuali dei lavori post sisma. Sempre bravo, sempre con conti tutti d’oro. E sempre ottimista, un po’ meno quando fu il centro destra a prendere in mano il Governo e si pensò che non forse Berlusconi avrebbe guardato con meno favore a due ‘regioni rosse’. Non fu proprio così anche se non si raggiunse il 100% sperato e forse a portata di mano. E’ mancato alla fine il 10%, quasi un’inezia, come registrò, nella cerimonia del decennale nel 2007 l’allora presidente neoeletto Napolitano parlando di un’agenda con 5 punti ancora inevasi”.
All’incontro in Biblioteca tanti socialisti (tra gli altri Stefano Giustozzi, Bruno Mandrelli, Franco Zazzetta, Ivo Costamagna da Ancona ha mandato i suoi ‘fraterni saluti a Venanzo’) a festeggiare l’ex sindaco socialista che fece del suo paese quello ad più alta percentuale ‘del Garofano’ nelle Marche. Pier Giorgio Pietroni, tra i tecnici che operarono a Cesi, ha ricordato quella esperienza ed in sala pure Carmelo Ceselli, consigliere comunale tolentinate, che sull’altopiano resto per un mese e mezzo come volontario. Assente l’amministrazione, è stato il consigliere comunale Ivano Tacconi con il collega Mandrelli a portare i saluti della civica assemblea all’ex sindaco più famoso d’Italia, commosso fino alla lacrime per una tale, intensa partecipazione (“Grazie, Macerata”). Da parte sua Mandrelli ha purericordato che proprio a Serravalle, accompagnato dalla moglie in Dyane da San Benedetto del Tronto, dopo un lungo e ‘complicato’ viaggio, tenne in piazza a fianco di Ronchetti il suo primo comizio da segretario dei giovani socialisti della provincia di Macerata.
Poi tutti a far festa attorno a Venanzo ‘una persona perbene’ (come ha ‘certificato in prefazione lo stesso Silenzi) con prodotti a simboleggiare Umbria e Marche, i territori del sisma di 17 anni fa: la birra al luppolo di Gualdo Tadino e il ciauscolo di Muccia sapientemente ‘intessuti’ dall’enogastronomo Enrico Cherchi.
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L’intervento di Bruno Mandrelli
Il ricordo di Piergiorgio Pietroni
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Visto che dalle noste parti, spesso, la terra trema sarebbe MOOOOOOOOOLTO interessante sapere se il Comune di Macerata [per i supestiziosi: toccare balle di natale, ferro, legno….] ha pronto un piano di protezione civile, in caso di calamità.
Cioè se le struttue comuali (e/o provinciali) siano preposte e pronte ad affrontare un’emergenza di una certa entità…
E sarebbe altrettanto interessante sapere se i Comuni montani, a rischio come (e forse più) di noi, hanno un piano anche loro, oppure se c’è un Piano provinciale o qualcosa di siile.
Oppure almeno si informi la popolazione se, all’italiana, sfigatamente arrivasse una qualsiasi calamità i cittadini siano chiamati ad arrangiarsi, come al solito