di Gianluca Ginella e Sara Santacchi
Ricostruzione post sisma de L’Aquila, cinque arrestati: in manette anche il numero due di Guido Bertolaso, all’epoca vice commissario ai Beni culturali per la ricostruzione, l’ingegnere di Camerino Luciano Marchetti, 71 anni. Il professionista si trova agli arresti domiciliari, il suo nome rientrata tra le 17 persone che sono indagate a vario titolo dalla procura de L’Aquila per reati che vanno dalla corruzione, al falso in atto pubblico, alla turbata libertà degli incanti. E il nome di Marchetti sarebbe al centro dell’inchiesta. Insieme a lui sono finiti in manette, su ordine di custodia cautelare spiccato dal gip Giuseppe Romano Gargarella, la funzionaria del Mibac Abruzzo Alessandra Mancinelli, 56 anni, di Avezzano, e gli imprenditori Nunzio Massimo Vinci, 52 anni, siciliano, Patrizio Cricchi, 37, residente a Rieti, e l’aquilano Graziano Rosone. A Vinci, Cricchi, Marchetti e Mancinelli la procura abruzzese contesta il reato di corruzione. Secondo la procura de L’Aquila, Vinci come amministratore di fatto della ditta Cai, Cricchi come institore della omonima ditta individuale, Marchetti come intermediario ed ex direttore generale dei Beni cultuali per l’Abruzzo ed ex vice commissario alla ricostruzione post sisma per i Beni culturali al fine di ottenere l’affidamento diretto dei lavori di ricostruzione e di consolidamento della chiesa di Santa Maria Paganica che subì ingenti danni a causa del sisma del 2009 in favore dell’associazione temporanea di imprese formata dalla ditta di Cricchi, dalla Cai e dall’Ircop spa, avrebbero versato alla funzionaria regionale Mancinelli che era anche referente di Marchetti, denaro in contanti. Un prima tranche di 10mila euro, secondo la procura, venne versata da Cricchi e Vinci a Marchetti che li aveva poi affidati a Mancinelli. Denaro che secondo la procura serviva affinché la funzionaria si attivasse per evitare che i lavori alla chiesa di santa Maria Paganica (per un ammontare di 19 milioni di euro) fossero affidati mediante procedura di evidenza pubblica. In totale l’importo corruttivo sarebbe stato pari all’1% del valore dei lavori: 190mila euro. I fatti contestati risalgono alla fine del 2012. A Marchetti viene inoltre contestato il reato di turbata libertà degli incanti. In una delle contestazioni, nell’ambito della ricostruzione della chiesa delle Anime Sante, la procedura negoziata per la nomina del direttore dei lavori venne turbata in modo che venisse aggiudicata a Marchetti. Fatti, questi, che sarebbero avvenuti tra il 2012 e il 2013. Nell’ordinanza del gip si legge come Marchetti avrebbe conferito a Mancinelli l’incarico di operarsi per modificare il Dcpm Abruzzo (decreto della presidenza del Consiglio dei ministri) del 4 febbraio 203 in modo da far riconoscere la Curia come soggetto attuatore in sostituzione della direzione regionale per la ricostruzione degli edifici di culto (dalle indagini emerge comunque che la Curia stessa riteneva di non essere in grado di porsi come soggetto attuatore). La speranza, di Marchetti e Mancidelli era che la Curia avrebbe assegnato all’ingegnere l’incarico di gestire tutta la ricostruzione dei beni ecclesiastici. Sempre secondo l’ordinanza del Gip “Mancinelli prende l’incarico dal vescovo ausiliario, monsignor Giovanni D’Ercole, di consegnare due buste contenenti la proposta di modifica normativa: una diretta al presidente del Consiglio, Enrico Letta, l’altra diretta a Gianni Letta”.
Commenti disabilitati per questo articolo