di Gabor Bonifazi
L’effimera stagione romana aperta dal compianto architetto Nicolini agli inizi del 1980 ha dato il via ad una sequela di manifestazioni anche nella nostra Provincia, la cosiddetta “Terra delle armonie”.E’ in corso un susseguirsi di sagre e rievocazioni dalle origini incerte che per lo più vengono definite in maniera pomposa “eventi”. Da una parte operano persone di buona volontà, spesso unite in Pro loco, animate da una buona dose di orgoglio e di campanile, dall’altra troviamo le Amministrazioni che competono con lo spirito del “panem et circenses” contrabbandando per manifestazioni culturali rievocazioni prive di riferimenti storici, come le più svariate iniziative spettacolari.
Una considerazione a parte meritano gli “eventi” di tipo mangereccio, come le varie sagre intorno a quel cibo dei poveri che una volta causava la pellagra: la polenta. Intorno a questa farina gialla che s’immerge nell’acqua e che a Corinaldo dà origine ad un blasone popolare si svolgono tre sagre, tra cui la più vecchia è sicuramente quella di Apiro, come attestato dal piatto ritrovato. Un piatto che rimanda alla piazza e alla via principale del piccolo borgo alle falde del Monte San Vicino, un piatto giallo che rimanda all’immagine di tante belle donne dai fianchi possenti impegnate a razzolare e miscelare l’acqua con la farina gialla nei grandi paioli posti lungo le vie. Anche se non si può avere il primato di una manifestazione, sarebbe il caso di calendarizzare le varie manifestazioni e soprattutto non renderle noiosamente ripetitive e delocalizzate. In definitiva “diamo a Cesare quel che è di Cesare e ad Apiro quel che è di Apiro: “Il primato della polenta”.
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