di Gabor Bonifazi
Nonostante il caldo torrido portato dall’anticiclone “Scipione” e un mare calmo con un’acqua eccezionalmente limpida la stagione balneare inizierà come consuetudine domenica prossima: il giorno di San Giovanni. E lungo la costa fervono gli ultimi preparativi nei dintorni degli effimeri chalet, dei cangianti casotti a strisce, dei variopinti ombrelloni e lettini, tra torri d’avvistamento appena installate, postazioni per altrettanti bagnini stiliti. Tuttavia qualcuno aspetta pazientemente una chiatta carica di sabbia per compensare quei tratti di spiaggia erosi dalle ultime mareggiate.
Porto Recanati, si sa, è una cittadina dove sopravvive ancora una tradizione viva particolarmente legata al mare e quindi all’acqua che origina la vita. E anche quest’anno non saranno pochi quelli che, all’alba del giorno di San Giovanni, andranno in spiaggia a bagnarsi i piedi per il rito del “mollà e via”: un’abluzione propiziatrice che dà il via al primo bagno quasi a voler ringraziarsi il mare che, con la buona stagione, sarà clemente e generoso.
Questo è un rito secolare che richiama il battesimo, come pure la Massoneria speculativa nata nel 1717. Le donne di mare, soprattutto le anziane vedove perennemente vestite di nero, fisseranno l’orizzonte e come prefiche invocheranno pesche “miracolose”, come quella manna dello scorso anno e soprattutto quella del 2005, quando oltre cento quintali di cefali rimasero imprigionati nelle retine di Andrea Cittadini e Giacometta Castellani. Sempre a Porto Recanati era costume che le donne in età da marito alla vigilia di San Giovanni mettessero sul davanzale della finestra una bottiglia d’acqua con una chiara d’uovo e, all’alba del 24, secondo le forme cristalline che aveva assunto il miscuglio (che andava letto con non poca fantasia) si credeva di poter predire il futuro: sicuramente brutto se nella bottiglia si vedevano le “streghe” e bello se la chiara aveva creato forme goticizzanti tali da sembrare il Duomo di Milano. E quindi si sarebbe celebrato il matrimonio dentro l’anno, magari proprio a Milano.
Il maestro Emilio Gardini, compianto studioso delle tradizioni popolari e soprattutto del dialetto di Porto Recanati, tanti anni fa ci raccontò del “Comparato” che avveniva con quella spighetta di lavanda che si conserva tra la biancheria: “Scambio di spighe/ compare e comare/ prendete ‘sto fiore/ che è pegno d’amore/ ma amore non è”. Una strofetta che richiama eufemisticamente alla fertilità che tutti invocavano il giorno di San Giovanni. E Gardini giurava che erano ancora tante le donne che ripetevano la rima dello scambio della spiga. Di lavanda naturalmente.
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