di Gabriele Censi
Il Fair play è lo scopo sociale del Panathlon international, una sola parola non rende la traduzione di questo termine inglese, “è un modo di vivere, espressione di libertà responsabile, di libertà dovuta, di rispetto della dignità di noi stessi e del nostro avversario”. Nel nome del fair play nello sport come nella vita si sviluppano le iniziative del Panathlon sul territorio. Come quella di ieri sera a Pollenza, organizzata dal Club di Macerata, presieduto da Roberto Toninel e con la presenza del Governatore dell’Area 5 Emilia Romagna-Marche Giorgio Dainese. Pochi giorni fa ricorreva l’ottavo anniversario della morte di Marco Pantani, a lui e al ciclismo è stata dedicata la conviviale al Park Hotel.
Ospiti i genitori del “pirata”, molti protagonisti del ciclismo locale e una studentessa di Macerata. Lucia Giustozzi frequenta la terza media alla Scuola Mestica e il suo talento per la scrittura le è valso il riconoscimento del Panathlon che l’ha invitata a leggere il suo componimento. La traccia era proprio il Fair play e lei lo ha sviluppato raccontando la storia di Pantani vista da una bambina. Dalla appassionata lettura di Lucia si è riaperto il dibattito su una vicenda mai chiarita e su cui ancora indaga la magistratura. Mamma Tonina ha esordito con una precisazione “Marco non è mai stato trovato dopato, non ha avuto due anni di squalifica ma 15 giorni di sospensione per la sua salute. Sono d’accordo con la ragazza che dice che lo sport è amicizia e regole, io mi sto battendo per questo ma le regole devono essere uguali per tutti”.
Roberto Toninel, presidente Panathlon Macerata (in piedi) e Giorgio Dainese, governatore Area 5 Emilia Romagna-Marche (seduto)
Dopo la sua morte, i genitori di Pantani sono venuti a conoscenza che il proprio figlio, ogni anno, donava delle ingenti somme di denaro ad enti preposti all’accoglienza ed alla cura delle persone con problemi mentali, motori o economici, ma soprattutto ai bambini. “In un mondo dove spesso i più deboli vengono abbandonati ed emarginati, noi ci impegniamo a migliorarne l’integrazione e l’ambiente in cui vivono, mediante un diretto sostegno economico e la diffusione di quei valori che hanno caratterizzato la vita di Marco, quali la lealtà, lo spirito di sacrificio, il rispetto per il prossimo, ed utilizzando come veicoli atti allo scopo, l’attività sportiva e gli eventi culturali. E’ nostro immanente dovere continuare per lui, per le sue volontà di uomo generoso e artista, per l’oceano di emozioni che ci ha regalato e che il tempo non potrà mai cancellare. Per questo nel 2004 è stata costituita la Fondazione Marco Pantani ONLUS.” Nella vicenda della morte di Marco, Tonina parla anche del mistero della fidanzata Cristina che da allora si è resa irreperibile. “lei è stata l’ultima persona che lo ha visto e penso che avrebbe tante cose da dire”. La famiglia Pantani resta nel mondo delle due ruote occupandosi dei bambini ma sollecitata a esprimersi sul ciclismo di oggi la mamma di Marco parla di un ambiente che imprigiona i corridori: “è ora che si sveglino perchè rischiano di fare la fine di mio figlio!”
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