Omicidio Brandi: il coltello di Muscolini
risulta compatibile con l’arma del delitto

Ascoltati in aula diversi testimoni, fra cui il fratello della vittima, primo a rinvenire il cadavere nell'abitazione in via Filelfo a Tolentino

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Il luogo del delitto

di Cristina Grieco

Riprende il processo per l’omicidio Brandi e insieme crescono i dubbi sulla dinamica di quanto accaduto. I fatti del 30 luglio 2009 a Tolentino che hanno visto come vittima l’ex barista Felice Brandi e l’amico Sauro Muscolini unico imputato dell’omicidio sono tornati al vaglio della Corte d’assise. All’esame della Corte undici dei dodici testi citati dalla Pubblica Accusa. Particolare attesa era riservata alle dichiarazioni dei consulenti tecnici. In particolare il professor Mariano Cingolani, che ha provveduto a redigere la relazione a seguito dell’autopsia, è stato ascoltato al fine di confermare la compatibilità dell’arma ritrovata in un sacchetto nella disponibilità di Muscolini con i colpi inferti sul corpo di Brandi. A quanto pare i dubbi circa le dimensioni del coltello, che ad un primo momento appariva troppo lungo e troppo largo in relazione alle ferite provocate, a seguito di specifica misurazione è apparso compatibile. Altra importante dichiarazione è risultata quella del professor Rino Froldi, il quale effettuata l’autopsia, ha confermato che sono state rinvenute nel corpo della vittima tracce di sostanze stupefacenti ed in particolare di eroina. L’eroina ha effetto depressivo sul sistema nervoso e l’assunzione ha dunque provocato nel Brandi una ridotta capacità respiratoria che è stata definita dal Froldi una concausa necessaria nel provocare la morte per shock emorragico. È stato ascoltato anche Quinto Brandi, fratello della vittima, il quale ha ripercorso i momenti della scoperta del cadavere. Brandi ha dichiarato di essersi insospettito poiché, pur non ricevendo risposta alle numerose telefonate fatte al fratello, era certo che lo stesso si trovasse in casa, visto che riusciva nitidamente a distinguere il bagliore della televisione proveniente dalla finestra dell’abitazione di via Filelfo. Pensando ad un malore si era dunque precipitato nell’abitazione, ma trovando la porta chiusa aveva chiesto aiuto e dato l’allarme. Una volta entrato, Brandi vedendo il corpo senza vita del fratello disteso per terra, si era inginocchiato al fianco dello stesso. La difesa ha tenuto a sottolineare come la descrizione del ritrovamento del corpo e dei minuti che l’hanno preceduto, così come delineata dal fratello della vittima, sia del tutto affine a quella fornita dal Muscolini. Un altro importante nodo da sciogliere, in un omicidio i cui contorni appaiono sempre più sfumati, è quello di capire se realmente, così come riporta l’autopsia, le ferite sono state inferte da qualcuno che impugnava il coltello con la mano destra.

La difesa, che si è detta particolarmente soddisfatta di come si è svolta l’udienza odierna, ha posto l’attenzione sul problema dell’arma del delitto. Presente in aula quest’oggi la criminologa Margherita Carlini, specializzata nella risoluzione dei delitti irrisolti che i difensori dell’imputato Ariozzi e Barabucci avevano provveduto a nominare consulente di parte, la quale ha affermato: “Sono molto soddisfatta dei risultati dell’udienza odierna. Il problema della mano con la quale sarebbe stato ucciso il Brandi, la compatibilità dell’arma e il fatto che per i colpi inferti l’assassino non poteva essere molto più basso della vittima, sono tutti nodi ancora da sciogliere. Ulteriore elemento importante sta nel fatto che al ritrovamento del cadavere non è stata effettuata la misurazione della quantità di liquido ematico perso dalla vittima”.

Il processo è stato rinviato al prossimo gennaio quando saranno ascoltati gli ultimi 14 testi dell’accusa. È attesa con particolare interesse la testimonianza dell’ultimo consulente  tecnico, il dottor Cristiano Cortucci, il quale dovrà sciogliere il problema della mano che impugnava l’arma che ha ucciso il Brandi.

 



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